lunedì 25 febbraio 2013

Anche odiare è un diritto, sai? Chi semina odio...

...raccoglie lasagne. 
L'odio è un elemento chimico coinvolto nel metabolismo di molti esseri viventi, compreso l'uomo. Chimicamente, l'odio è il più reattivo ed elettronegativo degli elementi chimici presenti nel corpo umano, possiede qualità organolettiche irritanti ed è poco solubile sia nel buon senso che nell'obiettività. L'odio, seppur in minime quantità, riveste un ruolo biologico essenziale negli esseri viventi e viene prodotto principalmente dalle gonadi. 
Questo è un post sull'odio. La ricetta scaturisce da incidenti più o meno prevedibili che però scatenano odio. Un po' come quando leggi per caso cose come "maledivo" al posto di "maledicevo" e per istinto vuoi sistemare bene gli occhiali per sottolineare il disappunto, ma gli occhiali non li stai indossando e quindi l'odio cresce, lievita. O come quando ti rendi conto che esiste una cosa peggiore del pensiero delle briciole che sedimentano sul fondo della tua tazza di the e quella cosa sono i mirtilli di marmellata che scivolano giù dalla fetta di pane imburrato e non c'è verso di recuperarli. Come quando volete la Nutella e scoprite che masticare contemporaneamente cioccolata e nocciole non vi darà la Nutella (è un bolo buono ma non è Nutella).
Poi ci sono dei casi in cui qualcuno vi suscita allo stesso tempo lo schifo e il fastidio e riuscite solo a pensare che "voglio prendere una mazza e picchiarlo ripetutamente,  ma una mazza lunga, così da non dovermi avvicinare troppo", roba da esperti di problem solving. O come quando vuoi fare la doccia e pensi che devi anche fare una lavatrice e allora tenti di accordare le due cose perché se prima usi la lavatrice poi devi aspettare per fare la doccia, contemporaneamente non puoi farlo, allora togli la maglia e la canottiera in un unica soluzione ma rimane la testa incastrata perché stavolta gli occhiali li indossi. Lungi dal sembrare una strana creatura mitologica con due braccia che non vanno mai giù e senza la testa, con abilità da fachiro contorsionista togli gli occhiali e sfili tutto. Lanci maglia e canottiera nel cestello della lavatrice con movenze degne di un rugbista, fai lo stesso coi pantaloni e le mutande. Eh no, le mutande no! Mica vorrai evitare il prelavaggio a mano... no no, e chi si permette, lo ripeti fra te e te mentre un brivido percorre la tua schiena, al pensiero di milioni batteri cattivissimi che approfittano della tua dimenticanza. Ma non sei tu che tremi, è solo un po' di te che se ne va...

Prequel della ricetta: ho voglia di preparare le lasagne ma non ho voglia di impastare. Voglio preparare le lasagne e non mi sogno nemmeno di comprare le lasagne pronte, non tanto perché sia una purista, quanto perché è tardi e non mi va di uscire. Allora decido di adoperare l'escamotage della volta precedente: crêpes.
L'altra volta erano lasagne col salmone, quindi ho aggiunto l'aneto all'impasto, stavolta sono lasagne con la carne, quindi invece dell'aneto opto per un mix di spezie che uso per le polpette. Preparo l'impasto, lo lascio riposare, inizio a preparare le crêpes... Orrore, maledizione, sacrilegio! L'impasto è colloso, le crêpes non si cuociono oppure si bruciano, la padella che fino all'ultima volta aveva adempiuto a dovere la sua funzione ti guarda come per comunicarti "stavolta mi sa che non ce la facciamo". Ok butto tutto e arrivederci Francia!
Da brava casalinga disperata ho abbandonato l'idea delle crêpes e ci ho dato di olio di gomito e mattarello. Crêpes 0 - Pasta all'uovo 1, Francia 0 - Italia 1.
Quel giorno (10 dicembre 2012) ho imparato una cosa: le crêpes sono come le donne. Se decidono a prescindere che una cosa non va bene allora non ci sarà modo di fargli cambiare idea. E se una padella vi sembra davvero poco antiaderente fidatevi del vostro occhio, è davvero poco antiaderente.

Lasagne in bianco
Ingredienti:
per la pasta:
- 200 grammi di farina
- 2 uova
- pizzico di sale
per il ripieno:
- 500 grammi di macinato
- 1 cipolla grande
- 1 dado
- formaggio a piacere, anche come quantità
- prezzemolo e pepe a piacere
per la besciamella:
- 1 litro di latte
- 100 grammi di burro
- 100 grammi di farina
- un pizzico di noce moscata
- sale q.b.

Innanzitutto preparate la pasta fresca all'uovo. Setacciate la farina, formate una fontana e rompete nell'incavo le uova. Aggiungete un pizzico di sale per ogni uovo, sbattete leggermente e prestate attenzione a non fare uscire le uova dalla fontana. Iniziate a impastare, fatelo per almeno 10 minuti e, dopo aver creato un panetto omogeneo, di tanto tanto sbattetelo con forza sulla spianatoia. Non preoccupatevi per eventuali denunce per violenza domestica: al panetto queste pratiche piacciono e rendono la pasta più elastica. Adesso lasciatelo riposare per un'oretta avvolto in un panno umido e dedicatevi al resto. Tagliate la cipolla più o meno grossolanamente (se avete a disposizione anche carota e sedano usateli pure), soffriggetela e quando la vedete imbiondita (e non è stata dal parrucchiere) è ora di cuocere il macinato. Aggiungete un dado, il pepe e il prezzemolo e, se per caso possedete del vino rosso o del rum, usatene un bicchierino (no, non per distendere i vostri nervi ma per la carne).
Preparate la besciamella. Non esistono foto della preparazione passo per passo perché era la prima volta che la preparavo e perché coi fornelli a piastra non puoi regolare il calore, quindi o mescolavo o fotografavo.  Siate clementi e fidatevi del procedimento qui di seguito: mettete in un pentolino il burro e fatelo sciogliere; allontanate il pentolino dal fuoco (per evitare che il burro frigga) e quindi aggiungete la farina setacciata. Mescolate continuamente (ecco perché non ci sono foto) con un cucchiaio di legno per qualche minuto per evitare di farle prendere colore o - peggio - farla attaccare. Togliete nuovamente il pentolino dal fuoco e aggiungete il latte caldo (o almeno tiepido)  e iniziate a mescolare. Abbassate la fiamma e rimettete il pentolino sul fuoco, fate cuocere a fiamma bassa finché la salsa comincerà a bollire e a questo punto potete aggiungere un pizzico di sale e un pizzico di noce moscata. Il diavolo stavolta ha fatto i coperchi, usatane uno e coprite il pentolino. Fate addensare la besciamella, sempre a fuoco basso, per 15 minuti, mescolando ogni tanto.
Mentre la besciamella si raffredda iniziate a darci col mattarello: infarinate la spianatoia e iniziate a stendere una parte di impasto. Lo spessore della pasta dovrebbe essere all'incirca di mezzo millimetro, io ve lo dico, poi sono fatti vostri. La mia teglia era quadrata, quindi ho tagliato le lasagne a guisa di teglia ma dalla regia mi dicono che la misura dovrebbe essere 20x14 centimetri.
Dopo aver prodotto i vostri strati di pasta (a me ne è anche avanzata e ci ho fatto dei maltagliati, simil orecchiette o giù di lì) è arrivato il momento della vera azione: preriscaldate il forno a 180°, prendete la teglia e iniziate con uno strato di besciamella. Non c'è bisogno di sbollentare le lasagne perché sono fresche, ve lo dico perché qualche povero stolto ha sicuramente sollevato l'indice per porre questa domanda. Indi poscia per cui, besciamella, pasta, ripieno, formaggio (io ho preso un formaggio che sembrava mozzarella e il risultato è venuto penoso), besciamella, pasta, ripieno, formaggio. Ad libitum finché avete pasta, besciamella, ripieno, formaggio o spazio nella teglia.
Infornate per circa un'ora, lasciate raffreddare per una decina di minuti e mangiate senza ritegno alcuno.

lunedì 18 febbraio 2013

Symposium of sickness

La febbra, la febbra! Dottore, chiami un dottoreeeeeh!
Un virus a cui non puoi sfuggire ma neanche proprio guarda io ci ho p­rovato gnente!!!
La febbra, la febbra! Febbra...ia, ia, io.
Siamo a febbraio. Per una strana concomitanza di eventi che non riuscirò mai a spiegarmi, mancano dieci giorni alla fine del mese e già abbiamo esaurito tutto quello che c'era da fare in questo mese. Che è il mese di febbraio (bravi siete stati attenti).
Nell'ordine:
1. la festa in onore della patrona delle fighe di legno 
2. San Valentino, che volendo è anche un po' la festa delle fighe di legno
3. Carnevale, la festa durante la quale le fighe di legno hanno la scusa per travestirsi da non fighe di legno (peccato però che il detto latino "semel in anno licet insanire" non funzioni più, quindi alla fine se la tengono ben stretta)
4. Sanremo, la cui unica utilità negli anni era stata testimoniare la presenza del compleanno di mia madre durante uno dei giorni della messa in onda. Quest'anno me l'hanno anticipato e io come faccio? Porgo i miei auguri di compleanno alla genitrice da giorno 23 a giorno 28 sperando che non se ne renda conto? 
Se volete trovo una connessione sanremese con le fighe di legno ma mi devo impegnare troppo e non ho voglia. 
Carnevale, quindi, che si parli del carnevale! Sarebbe stato certamente più figo e più utile parlare dei Saturnali, ma a quanto pare parlare di riti orgiastici in questo mese di celebrazione della lignea vulva non si può, indi poscia per cui questo abbiamo e di questo parliamo. Qua in Norvegia non ho visto il carnevale. Niente costumi, niente dolci, niente di niente. La spiegazione è così semplice che nemmeno ve la fornisco. Però io ho sentito la necessità delle chiacchiere e mi sono detta "ohibò e cosa ci vorrà mai per preparare questa tipica prelibatezza carnacialesca?".

Storie di vita vissuta, episodio n+1.
Da brava appartenente alla generazione Web 2.0 ho cercato diverse ricette su internet, le ho confrontate e sono andata a fare la spesa.
Non trovo il burro, questo perché non ricordavo la parola "burro" in norvegese e perché qua la confezione del burro sembra quella della nostra margarina e viceversa. Ho anche preso in mano un paio di prodotti per leggere gli ingredienti ma niente. Ok, dico tra me e me, non disperiamo, userò la margarina, suvvia.
Lo zucchero a velo, dov'è lo zucchero a velo? Questo è zucchero normale, questo è zucchero di canna, queste sono palline di zucchero da decorazione, questo "Vaniljesukker" non fa proprio al caso mio, quanto aroma di vaniglia vogliamo mettere in queste chiacchiere? Dove diamine tengono lo zucchero a velo? Scoprirò un paio di giorni dopo che l'ultimo citato è proprio lo zucchero a velo e che di aroma di vaniglia non ce n'è poi così tanto. Peccato. 
Impasto, mi dimentico di grattugiare la scorza di limone (aroma da usare in alternativa alla vanillina che non ho) e penso "non è nulla, nell'impasto non c'è il burro, lo zucchero a velo non ce l'hai, la grappa nemmeno - e per fortuna che c'era della vodka sennò avrei usato il centerbe - e non sarebbe stata certamente la scorza di limone a farti rientrare nel club dei puristi della chiacchiera". Mentre l'impasto riposa inizio a preparare la cena e dico alla mia amica "adesso, non per fare la persona ancora più pigra ma... vogliamo metterci a friggere?". Morale della favola, all'urlo di "ricetta rutta, rumpila tutta" decidiamo di mandare ulteriormente a quel paese le chiacchiere ed ecco perché vi propongo questi...

Simposi
Ingredienti:
- 500 gr. di farina
- 100 gr. di margarina
- 6 gr. di lievito
- 70 gr. di zucchero
- 3 uova intere e 1 tuorlo
- 25 ml di vodka
- farina di cocco

Setacciate la farina assieme al lievito su una spianatoia (oppure fate come me e usate una ciotola) nella classica forma a fontana; ponete al centro la margarina, lo zucchero, le uova e mezzo bicchierino di vodka. Lavorate bene gli ingredienti fino a formare una bella palla di impasto liscio ed elastico. Siccome volevo fare le cose per bene ho anche impastato per una decina di minuti sul tavolo prendendo la palla di impasto a schiaffi (nota bene: se quando la schiaffeggiate fa rumore di chiappa allora siete sulla buona strada), dopo aver giocato a Hello Spank la lascerete riposare avvolta nella pellicola trasparente in luogo fresco per almeno 30 minuti. Sadomaso a go go. Dividete la pasta in quattro parti e iniziate spianarla con un mattarello in modo da ottenere una sfoglia dello spessore di 2 mm (ah non avete il mattarello? Usate una bottiglia di vino, no?).
Tagliate le vostre chiacchiere secondo l'antica e altamente rituale tecnica dei coltelli volanti. Se fossero state chiacchiere avrei tagliato tutto con molta cura, a striscioline dal bordo frivolo e smerigliato, ma questi sono simposi, sono seri e non si curano dell'aspetto esteriore. Non ho capito perché le ricette dicevano di praticare una o due incisioni ma non costava nulla farlo. Preriscaldate il forno a 180°, poggiate i simposi su una teglia rivestita di carta forno e infornate per 15 minuti o finché non vi sembrano cotte (ho l'impressione che dipenda dal forno, quindi regolatevi).
In mancanza dello zucchero a velo e anche in mancanza della frittura ho agito d'istinto, ho agguantato la  farina di cocco e ho deciso di usarla come decorazione. Tanto è bianca, no?
La mancanza di frittura inficia quest'operazione, allora prendo un po' di acqua, un po' di zucchero e creo una leggera bagna (non cauda) nella speranza che funzioni. Come vedete ha funzionato.
Per gustare correttamente i vostri simposi dovete indossare un monocolo e sorseggiare il the senza alzare il mignolino - ve lo taglio quel mignolino - ma con tanta arroganza.

lunedì 11 febbraio 2013

Da tante cose dipende la celebrità del cinematografo

O almeno, questo direbbe il millantato inventore dell'italico idioma se catapultato ai giorni nostri.
Ma questo non è un post con una filippica contro Manzoni, anche perché chi mi conosce sa già come la penso e raccogliere consensi su uno degli autori più odiati dagli italiani (ma solo perché siamo costretti a studiarlo a scuola) sarebbe fin troppo facile. Facile come bere un bicchiere d'acqua, come rubare un omogeneizzato a un bambino, come venire a conoscenza delle unghie spezzate mentre si indossa l'unico paio di collant 20 denari in nostro possesso, ed è domenica pomeriggio. E scusate se avrei preferito usare un anacoluto.
L'argomento di oggi nasce dall'incrocio di due situazioni comunissime, roba che Mendel ha poggiato la sua sapiente mano sulla mia spalla e annuisce, compiaciuto - Mendel, ammettiamolo, hai solo incrociato i piselli per far sì che tutti ricordassero il tuo lavoro di scienziato e insabbiare così la tua fallita carriera di pornoattore.
Situazione 1 - gente in aeroporto che chiacchiera del più e del meno a volumi inusitati.
Situazione 2 - però era meglio il libro - ultimamente becco solo film tratti da libri

La gente è stupida. La gente è stupida e capisce le cose come preferisce. Oppure la gente è stupida e non capisce le cose. Mi trovo seduta nel bus navetta in attesa degli ultimi ritardatari e accanto a me ci sono queste due 30enni in partenza in versione Girl Power. Nulla di strano finché una delle due chiede "che libro stai leggendo?", l'altra solleva il volume, mostra l'autore, tale Michael Cunningham. Ma sì, avete presente quello che ha scritto il libro Le Ore da cui hanno tratto successivamente il film? Lui. La tipa tenta di spiegare all'amica chi fosse questo Cunnigham e questo è più o meno quello che ho sentito:
"Ma sì dai, anni fa ho visto questo film con Colin Farrell. Lui e l'amico crescono assieme però vengono entrambi da famiglie disagiate, cioè troppo devastate *tono schifato snob*, roba che non puoi fare crescere così i bambini e poi capisci perché fanno strane cose. Pensa che nel film hanno dovuto anche censurare il coso di Colin perché troppo grande *risatina isterica*. Sì e poi lui si innamora di una, ma anche l'altro si innamora di lei, solo che l'altro è gay quindi ama anche lui, e lui ricambia. E poi niente vanno a vivere tutti assieme, assurdo. Poi alla fine un giorno lei va via ma si capisce che non torna.".
Curioso, la trama mi ricorda certamente qualcosa eppure non tutto mi è chiaro, curioso.
Faccio due ricerche appena possibile e in realtà il film era sì tratto da uno dei libri di Cunningham (Una casa alla fine del mondo) ma la signorina non aveva capito niente, ma niente eh, ha mischiato le sue impressioni con la reale trama e la brama di augello di Farrell presa da un altro film. Sì, la gente è stupida e io voterò sempre sì per il Darwinismo. Sociale, in questo specifico caso.
Per la cronaca, questo è quello che avrei dovuto
 fare durante la visione de "Lo Hobbit"
Questo mi porta automaticamente alla seconda situazione: non capisco se sia più facile trarre sceneggiature da romanzi - in maniera tale da incrementare anche le vendite dei libri e illudere il popolino che stia leggendo qualcosa di buono - oppure se gli sceneggiatori siano ancora in sciopero dal 2007. Nei casi più fortunati è lo scrittore stesso che mette mano alla sceneggiatura, nei casi più nefasti devastano il senso del libro e lo semplificano per far sì che gente come quella citata qui sopra non si confonda più di tanto - ma si confonde lo stesso, quindi tanto vale...
Ho fatto la snob e l'arrogante a sufficienza per questo lunedì, direi che sia l'ora di ritirarsi nella stanza in cui vale la pena stare, la cucina.




Polpette di lenticchie:
Ingredienti:
- 200 grammi di lenticchie
- 1 uovo
- 1 cucchiaino di cumino
- spruzzata di pepe nero
- pizzico di sale
- 6 cucchiaini di farina
- 1 cucchiaio di olio

Cosa fai quando hai voglia di polpette e non hai carne a casa? Esci e vai al ristorante. Oppure prendi una scatola di lenticchie, scoli il contenuto e unisci un uovo, un pizzico di sale, del cumino e del pepe nero. Capirete anche voi l'inesistente premeditazione del piatto, perché in casi contrari avrei messo a bagno le lenticchie secche già il giorno prima - ma sapete com'è in questi casi: massimo risultato col minimo sforzo.
Innanzitutto vedo e prevedo una 20ina di polpette, poi prevedo che avrete voglia di preparare dell'ottima salsa all'aglio (ma poca, tipo 2 cucchiai di maionese e 2 di yogurt, così non ne avanza). Preparate prima la salsa all'aglio e ponetela in frigo.
Prima di procedere con la miscela di questa babilonia di ingredienti vi consiglio di preriscaldare il forno a 180°. Dopo aver sapientemente mescolato tutti gli ingredienti - mi raccomando, la farina all'ultimo. Perché la farina? Per donare un minimo di consistenza in più all'impasto  (ah, se non volete mettere il cumino fatti vostri, per me potete aggiungere quello che vi pare, malfidenti) - create delle polpettine sulla carta forno (questa è strafiga, lavabile e riutilizzabile). Non serve oliarla in precedenza in quanto avrete aggiunto l'olio al paciugo.
Infornate per 10 minuti, girate le polpette, infornate per altri 10 minuti. Intanto preparate l'insalata ed è inutile che vi dica di condirla, tanto userete la salsa all'aglio anche per quello.
Questa ovviamente possiamo definirla una variante vegetariana alle polpette di carne. Io non sono vegetariana, ci tengo a puntualizzarlo... Una versione vegana penso che potrebbe essere creata con una pastella di farina e latte di soia, ma non posso garantire il risultato (anche se sono sicura che il mondo sia pieno di blog vegani con alternative che aborro).
Il punto forte di questa ricetta è che in 30 minuti avete la cena (o il pranzo) pronto. L'importante è coordinarsi: salsa all'aglio > polpette > durante la cottura si tagliano le verdure per l'insalata > impiattare.
Per la realizzazione di questo post non è stato ucciso nessuna band inglese, si è ascoltato l'ultimo album dei Portishead il quale, nemmeno a dirlo, si chiama Third.