...ma solo vestiti inadeguati.
Questo, signori miei, è uno dei detti più importanti di tutto il reame norvegese.
Per loro non esistono mai condizioni avverse per godere di qualsiasi attività, interna o esterna, più o meno precedentemente organizzata. Loro sono stati cresciuti così, i loro figli crescono così, i loro genitori prima di loro e i nonni ancora prima.
Questo perché, da un lato qua a Bergen (e la Norvegia in generale non ha climi più amichevoli) piove spesso.
Ok, piove sempre: l'anno in cui mi sono trasferita ha piovuto per tre mesi senza sosta, quindi che cosa fai per tre mesi? Smetti di vivere? Smetti di uscire? Smetti qualsiasi attività che imponga l'utilizzo del corpo umano al di fuori di quattro mura? No.
Provi un senso di abbandono da parte del sole e una voglia incommensurabile di andare in letargo, vivere perennemente sotto il piumone aspettando che qualcuno porti viveri e coccole? Sì.
Provi un senso di abbandono da parte del sole e una voglia incommensurabile di andare in letargo, vivere perennemente sotto il piumone aspettando che qualcuno porti viveri e coccole? Sì.
Dall'altro lato c'è questa spinta interna, forte quanto lo spleen ma diametralmente opposta, tipica dei norvegesi: hanno sempre del buon umore di riserva. Forse lo tengono in tasca, forse lo tengono nel matpakke, ma se tu prendi un gruppo di norvegesi e li butti in mezzo a una bufera di neve, dopo poco li troverai a giocare sulla neve, con le slitte, costruendo pupazzi di neve o palle di neve (il lato oscuro della storia è che anche i norvegesi soffrono di questa depressione stagionale, e la combattono assumendo vitamina D oppure, come dicono loro, con la SAS. No, non la compagnia aerea: SAS sta per Sesso, Alcohol e Sud - inteso come prendere aerei e andare verso le Canarie o la Grecia).
La cosa evidente è che io, terrona, non sono capace. Non sono capace in generale né a camminare sulla neve o sul ghiaccio, né a usare la slitta (loro imparano probabilmente in un periodo compreso tra lo stadio fetale e il primo anno di vita) o ancora meno a maneggiare la neve.
Capite bene che di fronte a queste condizioni meteo sono abituati sin da piccoli a stare fuori, coperti adeguatamente, ma fuori. Iniziano già nel passeggino, lasciati fuori dalle vetrine di negozi o caffé; l'aria fresca fa bene e, per quanto questo possa sembrare strano per qualcuno cresciuto da mamme apprensive, immaginate il senso di pace che tu madre puoi riacquistare anche solo per 15 minuti quando lasci il passeggino fuori dal caffé.
Il segreto della sopravvivenza giace in due materiali: la lana e il goretex.
Con un primo strato di lana che comprende calzini, calzamaglie, maglie a maniche più o meno lunghe, sciarpe, guanti e berretti, e un secondo di goretex, norvegesi di ogni età vivono e procedono tranquillamente con le loro vite. Dove noi con due gocce di pioggia decidiamo di stare dentro casa per proteggere i bambini, loro tuffano i bambini nelle pozzanghere. Tanto hanno gli stivaloni di gomma. Tutta salute.
Con un primo strato di lana che comprende calzini, calzamaglie, maglie a maniche più o meno lunghe, sciarpe, guanti e berretti, e un secondo di goretex, norvegesi di ogni età vivono e procedono tranquillamente con le loro vite. Dove noi con due gocce di pioggia decidiamo di stare dentro casa per proteggere i bambini, loro tuffano i bambini nelle pozzanghere. Tanto hanno gli stivaloni di gomma. Tutta salute.
Capite bene che a causa di tutto ciò è necessario lasciare da parte la voglia di essere assolutamente alla moda e ripiegare su abbigliamento comodo e caldo. Ho visto stivali di gomma di ogni forma, lunghezza e fantasia. Ho visto calzettoni sopra jeans e calze di lana sotto jeans strappati. Più la scarpa di goretex è massiccia e meno ti bagni. Il dubbio si insinua: mi vesto in maniera carina e rischio la morta per ipotermia oppure mi vesto in maniera decente e proseguo le mie attività?
Parlavo di questo con una mia amica che, durante un weekend a Bruxelles, ha sofferto un po' il freddo e, dopo averle spiegato che il segreto giace tutto nel primo strato di lana e in successivi strati di goretex, pantaloni di gomma e altre amenità, mi ha chiesto "ma i norvegesi, si trovano attraenti?".
La domanda è obiettivamente ben posta e la risposta si trova sicuramente nell'imprinting, però ho sproloquiato sufficientemente, quindi approfondirò la questione nel prossimo post.
Parlavo di questo con una mia amica che, durante un weekend a Bruxelles, ha sofferto un po' il freddo e, dopo averle spiegato che il segreto giace tutto nel primo strato di lana e in successivi strati di goretex, pantaloni di gomma e altre amenità, mi ha chiesto "ma i norvegesi, si trovano attraenti?".
La domanda è obiettivamente ben posta e la risposta si trova sicuramente nell'imprinting, però ho sproloquiato sufficientemente, quindi approfondirò la questione nel prossimo post.
Polpettone al forno:
Ingredienti
- 600 grammi di macinato
- 100 grammi di creme fraiche
- 50 grammi di mozzarella
- 100 grammi di spinaci
- 2 uova
- 1/2 cipolla
- 2 spicchi di aglio
- jalapeño q.b.
- jalapeño q.b.
- senape q.b.
- 2 fette di pane
Non ho mai preparato un polpettone in vita mia ma avevo proprio voglia di polpettone, quindi ho letto all'incirca 3540987985454 ricette differenti e poi ho fatto a occhio. Innanzitutto serve del macinato: maiale, vitello, misto, fate voi; mettete il macinato nella ciotola dell'impastatrice con le uova, il sale e un filo di olio; azionate il braccio e prendete le fette di pane - o pan carré - e tritatele nel mixer. Unitele al composto e, se volete, tritate un po' di pepe nero. Lasciate il composto a riposare mentre vi dedicate al ripieno.
La ricetta che ho trovato usava aglio e scalogno. Non avevo lo scalogno e ho usato mezza cipolla. La ricetta diceva anche di usare del jalapeño e io ero sicura di averne; invece no, me tapina, avevo solo dell'olio dove c'era stato precedentemente del jalapeño e allora ho deciso di mixare aglio, cipolla e un po' di quell'olio. Aprire il mixer è stato come scoperchiare il vaso di Pandora ma vi assicuro che non me ne sono pentita.
La ricetta che ho trovato usava aglio e scalogno. Non avevo lo scalogno e ho usato mezza cipolla. La ricetta diceva anche di usare del jalapeño e io ero sicura di averne; invece no, me tapina, avevo solo dell'olio dove c'era stato precedentemente del jalapeño e allora ho deciso di mixare aglio, cipolla e un po' di quell'olio. Aprire il mixer è stato come scoperchiare il vaso di Pandora ma vi assicuro che non me ne sono pentita.
A questo punto accendete il forno a 180° e prendete gli spinaci. Io ho usato spinaci freschi e ho scelto di non saltarli precedentemente in padella ma, se l'avessi fatto, sono sicura che avrei potuto usare tutti e 150 i grammi che avevo comprato - poco male, li ho mangiati in insalata. Ho mescolato gli spinaci con questo mix di aglio/cipolla/olio piccante, la creme fraiche - perché la creme fraiche e non formaggio normale? Perché ne avevo un po' in frigo - e la mozzarella.
Prendete un foglio di carta forno e spalmatevi su il macinato, creando un quadrato - più o meno - dallo spessore di un cm e spennellatevi su della senape (se non vi piace potete evitarla e non muore nessuno, giuro). Infine tocca al composto di spinaci in creme fraiche e aromi.
Mi raccomando, create un quadrato più piccolo con gli spinaci lasciando un bordo sufficiente per poter chiudere il polpettone ai lati, pena la fuoriuscita del ripieno. Come dicevo prima, non ho mai preparato un polpettone e avevo paura di rompere tutto nel tentativo di chiuderlo; poi però ho pensato: la tecnica è la stessa del maki.
Quindi aiutandomi con la carta forno ho arrotolato e pressato, arrotolato e pressato. Alla fine ho chiuso la carta come una caramella e questa azione ha permesso di richiudere i lati del polpettone in sicurezza.
Ho infornato per 40 minuti, sfornato, lasciato intiepidire un minimo per poterlo affettare e servito con patate e verdure.