Pressappoco [pres-sap-pò-co] avverbio, sostantivo. Sinonimi: trascurato, trasandato, malvestito, malmesso, malconcio, sbrindellato,
arruffato, disadorno, discinto, goffo, disordinato, negligente,
disattento, noncurante, vittima di approssimazione, faciloneria, imprecisione, leggerezza e superficialità.
Sì insomma, siamo schiacciati tra l'incudine e il martello e non sappiamo come uscirne. Mi spiego meglio.
Da sempre sostengo la teoria secondo la quale non è colpa di internet se nel mondo si sono moltiplicati gli idioti, è solo che con internet noi tutti abbiamo accesso alla loro idiozia. Quando non ci sarà più posto all'inferno, i dementi scriveranno su qualche sito. Grazie a internet ultimamente ho notato l'ennesima tendenza agghiacciante: superati ormai i livelli di "non importa la forma se c'è la sostanza" (sbagliato) siamo approdati allo stadio successivo "spero che nessuno si accorga che sono su internet tanto per starci, quindi usufruisco del libero arbitrio in barba sia alla forma che alla sostanza". Altro che esercizi di scrittura, qua si scrive tanto per scrivere, ignorando le più semplici regole di sintassi e punteggiatura, roba da suicidio di massa delle maestre (un e altra senza apostrofi o un e altro con apostrofi, puntini di sospensione che diventano due o quattro ma anche sei, vezzeggiativi degni della demenza che ci coglie quando parliamo con gattini/cagnolini/bambini; senza dimenticare l'onnipresente -s per sottolineare il plurale - in italiano - di parole inglesi. Qui lo dico una volta per tutte: in Italia abbiamo i film e le t-shirt, usiamo le pin e guadagniamo follower, quella -s alla fine delle parole fa molto provinciale che vuole atteggiarsi a metropolitano. Se non ce la fate, usate le parole italiane - anche perché le abbiamo e sono pure belle). Curioso come mi sia capitata sott'occhio questa frase proprio oggi: non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha voglia di dire qualcosa. Carissimi tutti, Cioran sicuramente non si riferiva a voi.
Qualcuno soleva dire "less is more" e non mi sono mai trovata tanto d'accordo. Io sono una famosa capra informatica, moltissimi dipartimenti IT hanno la mia foto con la scritta "io non posso entrare" ed è per quello che è circa un mese che cerco di capire come inserire i social button ma alla frase "devi usare dei widget" io strabuzzo gli occhi, li butto all'indietro e svengo. Anche per questo motivo ho preferito mantenere una struttura semplice per il mio blog; non voglio ferire gli occhi di nessuno né caricandolo di immagini né tantomeno utilizzando dei caratteri da stupro oftalmico. Ma del resto, ci troviamo nell'era dove è più preoccupante perdere e guadagnare fantomatici followers per i nostri tutorials usando determinati brands, perché preoccuparsi di avere qualcosa da dire?
Spezzo però una lancia (o un'arancia, la vitamina C fa sempre bene) nei confronti di questo tipo di utenza: non è nemmeno interamente colpa loro. I nostri più famosi quotidiani si perdono in un bicchiere d'acqua sbagliando foto di musicisti (sì Repubblica parlo con te, hai sbagliato chitarrista) e scrivendo accorati e lunghi articoli su stupidaggini come la paternità di Fabio Volo o il matrimonio della Valeriona nazionale.
Ed ecco l'incudine e il martello: anche io sono qui, come loro, e ho scritto qualcosa che effettivamente non ha reale valenza, come loro. Anche a me fa piacere sapere che c'è qualcuno che commenta quello che scrivo, ma provo più piacere se ha davvero qualcosa da dire e non lo fa tanto per fare. Ma non temete, non tutto è perduto... In questo mondo che va alla deriva ogni tanto brilla una speranza (e uso il verbo brillare con cognizione). In un mondo dove la sciatteria è la nostra guida c'è ancora qualcuno che si preoccupa del dettaglio. Mi riferisco al vajazzling. Questa nuova moda interamente dedicata alla decorazione delle parti intime femminile tramite brillantini e perline. Già le vedo che esclamano "vorrei una parure da abbinare alla mia frizzy". In altre parole, la frase "se la tira come se ce l'avesse tempestata di diamanti" è diventata realtà.
Crocchette di patate e broccoli
Ingredienti:
- 320 grammi di patate
- 250 grammi di broccoli
- 50 grammi di formaggio
- 3 uova
- 6 cucchiai farina di semola
- 4 cucchiai di farina 00
- müsli q.b.
- sale q.b.
- pepe q.b.
In onore del pressappochismo anche la ricetta seguirà questo filone: avevo delle patate da consumare e non ho trovato tutti gli ingredienti, quindi ho improvvisato.
Sbucciate le patate e tagliatele a tocchetti, lessatele in acqua fredda e aggiungete il sale quando l'acqua inizia a bollire. Lasciatele cuocere finché la forchetta non trapassa i pezzetti di patata così come il forcone di Satana trapassa i dannati. Scolatele e tenetele da parte. Tagliate a pezzetti i ciuffi di broccoli e lessate anch'essi in acqua salata. Scolateli e metteteli da parte.
Sbucciate le patate e tagliatele a tocchetti, lessatele in acqua fredda e aggiungete il sale quando l'acqua inizia a bollire. Lasciatele cuocere finché la forchetta non trapassa i pezzetti di patata così come il forcone di Satana trapassa i dannati. Scolatele e tenetele da parte. Tagliate a pezzetti i ciuffi di broccoli e lessate anch'essi in acqua salata. Scolateli e metteteli da parte.
Schiacciate le patate e i broccoli (basta una forchetta, sennò date un colpetto col robot da cucina) e uniteli in una ciotola capiente; aggiungete il pepe e del sale (se necessario). Quando sarà tiepido aggiungete un uovo e 6 cucchiai di farina (il pangrattato sarebbe l'ideale, ma non ne ho, quindi farina sia). Amalgamate il tutto con un fidato cucchiaio e lasciate riposare il composto per qualche minuto.
Tagliate il formaggio a cubetti. Io ho usato il solito formaggio che si chiama Norvegia, ma se voi avete della mozzarella o del formaggio a pasta filante usate quello che è sicuramente meglio. Preparate 3 ciotoline con all’interno le due uova sbattute, il müsli e la farina 00 (di solito, per una doppia panatura degna degli arancini, si usa il pangrattato o la farina di mais, ma di nuovo, non ho né l'uno né l'altra).
Prendete la leccarda, copritela con la carta forno e dedicatevi alla parte più divertente della ricetta: riuscire a creare le crocchette senza sporcare il mondo intero e nel minor tempo possibile. Prelevate una cucchiaiata circa di impasto, ponete al centro 3-4 cubetti di formaggio e ricopritelo formando una crocchetta sferica. Passate le crocchette nella farina, poi nell'uovo sbattuto (io mi sono aiutata a rigirarle nella ciotolina con un cucchiaio) e infine nel müsli (quest'ultima operazione potrebbe trasformare la vostra cucina in un campo arato pronto per essere seminato).
Ponete la crocchetta sulla leccarda e dedicatevi alla successiva. Ogni tanto vi ritroverete con le mani coperte di impasto, poco male, aiutatevi col cucchiaio per liberarvene e aggiungerlo a quello nella ciotola. A me sono venute 16 crocchette in tutto e col senno di poi avrei potuto usare più formaggio ma avevo paura di non riuscire a chiuderle.
Servite le crocchette non appena saranno tiepide, sennò l'ustione di lingua e palato non ve la risparmia nessuno.
Sempre in tema di riciclare il cibo, sappiate che un uovo non basterà per la panatura e due uova saranno troppe, quindi cosa fate con l'uovo rimasto? Essendo già sbattuto avete due opzioni: o preparate un uovo strapazzato oppure una frittatina. Io ho deciso anche di strafare e ho preparato una salsina veloce veloce con 2 cucchiaini di yogurt naturale, 1 di senape e 1 punta di cucchiaino di cumino (pomodorini e cetriolo sono a vostra discrezione).
Niente, io credo di amarti, non ne faccio segreto.
RispondiEliminaMi declini le polpette in tutti i modi immaginabili dall'umana stirpe - e questo da solo basta per meritarti il mio amore imperituro -, inveisci contro i provinciali che si atteggiano a metropolitani e, last but not least, regali al mondo "perle" come l'ancor poco nota pratica del vajazzling che a me fa solo pensare ad ulteriori e meno note infezioni vaginali.
Detto questo: cuori!
La gente ha dimenticato l'importanza delle declinazioni. Tanto per essere banale "le parole sono importanti", come faccio io a non ricambiare i cuori se in un commento usi parole come "inveisci" e "imperituro".
RispondiEliminaStima eterna, ça va sans dire.
Gnam *___*
RispondiEliminaMolto bello questo post!
Ora ti seguo anch'io. Ho amato da subito il gioco di parole Facebook-Fabecook: scaltro e originale.
RispondiEliminaGrammar Nazi anche tu? Molto piacere.
Il vajazzling. Come non amarlo, subito. Come non essere d'accordo con te sulla conferma dell'esistenza della patata tempestata di diamanti, oltre a quella regina delle crocchette.
I'll stay tuned. :-D
beh in realtà il nome è nato per un errore di digitazione, maledetta disgrafia :D ma anche per quello mi è piaciuto subito...
RispondiEliminaSai a cosa avevo pensato? Credevo ti stessi rifacendo ai Fabulous Four, parlando di una Fabulous Cook. In inglese abbreviano e trasformano tutto, per cui anche i Fabulous Four sono diventati ad un certo punto i Fabe Four. Almeno, qualche giornalista li indicò in quel modo. Da qui, pensavo che avessi creato Fabe Cook, come abbreviazione di Fabulous Cook.
EliminaIn ogni caso, è un bel nome.
Le mie sono elucubrazioni da mancanza di caffè. Ora vado a colmare la lacuna.
Buona giornata!
ahahahah oddio no, però potrei rivenderla come teoria figa :D
Eliminahttp://thefabecook.blogspot.no/2012/01/disgrafia-o-metatesi.html
ho spiegato tutto nel primo post. E' stato solo un momento di "fingerfarting"...
Io il caffè (lungo) l'ho appena finito :D
Il tuo blog mi piace e mi piace come scrivi.
RispondiEliminaSe ti va, ho un premio per te nel mio blog.
Buona serata!
C'è un premio per te nel mio blog:)
RispondiEliminamyshinebeautycase.blogspot.it