Benvenuti nella rubrica "Cose che pensi solo dopo aver studiato lingue e letterature straniere". L'altra volta avevo accennato alla faccia nascosta dello stilnovismo, l'autocollocazione del poeta nella regola dell'amico; oggi invece ci occuperemo del famoso amore cortese, le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto. Voi vi immaginate questo periodo dorato dove i cavalieri sono per l'appunto cavalieri e le dame vengono divinizzate. Mai un capello fuori posto, mai una sbavatura di rossetto. I cavalieri poi sudano solo in battaglia, ma si nota solo la fronte imperlata di sudore. No. Ma proprio no eh. Questo è quello che vogliono farvi credere quando andate a scuola. Questo amore di cortese ha solo l'aggettivo perché accadeva a personaggi della corte, mica altro. Un esempio su tutti è rappresentato dalla pastorella. Per essere brevi e concisi, è un dialogo musicato, su sfondo bucolico tra cavaliere-trovatore e la pastorella. Qui siamo agli albori della seduzione da parte dello stronzo che ti abbandona, infatti il cavaliere in quanto poeta, usa le belle parole e una finta proposta di matrimonio per sedurre la pastorella ingenuotta. La pastorella di solito si nega e rifiuta le avances, segue quindi l'inaspettato rapporto sessuale (molto spesso era uno stupro vero e proprio; voglio dire, immaginate questo cavaliere appena tornato dalla guerra, pensate mica che desideri farsi un bagno?).
Torniamo al reale leitmotiv della rubrica. Stavo camminando e mentre camminavo ascoltavo musica, a un certo punto pongo maggiore attenzione alle parole della canzone (ndr.
The XX - Sunset) e mi sono resa conto che il testo è un dialogo tra i due protagonisti. Subito il criceto che abita nel mio cervello ha scartabellato per ritrovare l'informazione: tac, dialogo, tac, diverse forme di dialogo. Questo ovviamente non è una pastorella ma solo una constatazione tra due ex-amanti che ormai non si rivolgono più la parola, nemmeno uno sguardo (una sorta di Somebody that I Used to Know ma meno invasiva). Stiracchiando uno dei generi mi permetto di associarla ad una aubade; si tratta sempre di un dialogo tra amanti, i quali però sono costretti a separarsi all'alba. Qua si tratta di tramonto e di amanti già separati, insomma, spero di non essere la sola a trovare queste affinità tra mondi così lontani e in caso contrario vi do il benvenuto nel mondo dei pipponi mentali. A proposito di amore cortese e di lingua d'oc e d'oil, mi sembrava quantomeno corretto proporre una ricetta francese.
Zuppa di cipolle
Ingredienti:
- 500 grammi di cipolle
- 1 cucchiaino di zucchero
- 50 grammi di burro
- 4 cucchiai di olio
- 1 litro di brodo
- 20 grammi di farina
- pepe nero q.b.
- 1 baguette
- 100 grammi di groviera
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dal setaccio |
La parte più lunga e noiosa della ricetta è all'inizio, poiché mondare e tagliare le cipolle a fettine sottili che più sottili non si può è per l'appunto lunga e noiosa. Comunque, dopo aver perso ogni voglia di vivere e aver disidratato l'intero corpo a forza di lacrime, prendete un tegame e fate sciogliere il burro nell'olio a fuoco basso, quindi aggiungete le cipolle. Intanto preparate il litro di brodo. Sempre a fuoco basso lasciate cuocere le cipolle per 10 minuti e aggiungete il cucchiaino di zucchero; mescolate e alzate la fiamma (moderata, non alta) finché non sembrano sudare come siciliani sotto l'umidità milanese di luglio. Ponete molta attenzione: non devono né imbiondirsi né scurirsi (e potrei fare battute di stampo tricologico ma mi astengo). Quando però notate che se raccontate tre barzellette ridono alla fine perché hanno capito la prima, ovvero, iniziano a imbiondirsi, è il momento di setacciarvi sopra la farina. Continuerete quindi a mescolare per qualche minuto. A questo punto aggiungete il brodo e versatevi un bicchiere di vino perché il più fatto; da adesso in poi dovete lasciarle sobbollire per almeno 30 minuti, sempre a fuoco
moderato e mescolando di tanto in tanto. Trascorsi i 30 minuti la zuppa sarà pronta e dovrete solo spruzzarla di pepe nero.
Adesso arriva il bello: secondo la ricetta, dovreste dividere la zuppa in quattro contenitori da forno, mettere a galleggiare le fettine di pane, ricoprire tutto con abbondante groviera e infornare per pochi minuti; ma cosa fai se non sai se i contenitori in tuo possesso possano sopportare il forno?
Molto semplicemente prendi la baguette, la affetti, la poni su carta forno, la ricopri di groviera - che io non avevo, ma ho usato un formaggio che si chiama Norvegia - e inforni per qualche minuto. Poi prendi le fettine e le adagi con molto giubilo sulla zuppa e finalmente mangi.
questa zuppa di cipolle sarà sicuramente buonissima...grazie la proverò!!!
RispondiEliminabeh è la classica zuppa di cipolle francese, stavolta mi sono attenuta alla ricetta seguendola pedissequamente... ho già in mente delle varianti, ovviamente ;)
RispondiEliminaFigo sto blog! :-) Mi segno la ricetta che la devo rifare al moroso visto che a lui piacciono le "zeole" ;-)... Belle le paturnie mentali pre-ricetta :-)
RispondiEliminagrazie :D
RispondiEliminaeh sì, come dico sempre la scusa del blog è per evitare che mi venga la gastrite :D