giovedì 30 maggio 2013

Ambi-guilty

Ho deciso di costituirmi. Vostro Onore mi dichiaro colpevole. Sono colpevole del reato di confusione morfologica ai danni di terzi, autoctoni per di più. Era un piovigginoso pomeriggio nei pressi di Oslo quando ho chiesto una mano - durante lo studio del norvegese - alla vittima.
Dopo aver sparato questa mitragliata di colpi me ne sono pentita, non avrei dovuto, lo so, ma non ci ho visto più e ho dovuto farlo. Ho dovuto, capisce?

- cosa vuol dire annen?
- ah è una vecchia forma per dire secondo 
- sì io ho sempre visto andre effettivamente
- anche se non sono sicuro di sapere da dove derivi...

Lì è iniziato tutto, vedo tutto bianco a causa del lampo (non di genio) e inizio a sparare teorie linguistiche basandomi su lontane e fosche rimembranze. Non sono nemmeno sicura di aver sparato correttamente. Capisce la tragedia intestina? L'urgenza di sparare teorie è più forte dell'acquisita capacità di ricerca. Mi serve un dottore, uno bravo.

- ah ma certo, potrebbe essere perché alla radice an-/ann- viene poi aggiunto l'articolo e voi avete due articoli: uno per maschile e femminile, l'altro per il neutro, quindi forse an+det e an+den hanno dato luogo a queste due forme perché bla bla bla cade la consonante bla bla bla l'altra rotacizza e bla bla bla infine subisce metatesi...
- credo di averti persa qualche minuto fa

Dopo qualche mese in Norvegia sto sperimentando sulla mia pelle tutte le teorie di apprendimento/insegnamento che ho studiato all'università: il mio cervello comincia a sostituire le parole e di solito mi va liscia. La regola è: quello che non capisco con l'inglese, lo capisco col tedesco; questo perché il norvegese è una lingua che si trova in mezzo all'inglese e al tedesco, grammatica semplice (rispetto al tedesco), all'inglese. Morfologia alla tedesca (ma non troppo).
Nella maggior parte dei casi questo metodo funziona veramente bene, anche perché ho la possibilità di rispolverare quel (poco) tedesco colloquiale che conosco; ogni tanto però accade quel magnifico fenomeno analizzato dai Led Zeppelin, noto come Communication Breakdown . Andiamo per gradi, dall'esempio più facile al più spinoso:

Facile: se non ricordo la parola inglese, vado con l'italiano, tanto la parola tedesca si legge come la norvegese.
IT mobilio > EN furniture > DE möbler > NO møbler 

Facile-Medio: qua la questione è spinosa per via delle sfumature di significato, in inglese warm vuol dire tiepido e in norvegese varm si legge come warm in tedesco
IT caldo > EN hot > DE warm > NO het/varm

Medio-Difficile: la parola norvegese derfor si legge come therefore in inglese ma non vuol dire perciò, è un sinonimo di perché.
IT perché > EN why/because > DE warum/weil > NO hvofor/fordi-derfor

Difficoltà massima: in inglese succo di frutta è juice, in tedesco saft. In norvegese trovi bottiglie con su scritto sia juice che saft. Quindi sono la stessa cosa penserete. No. Il succo di frutta è juice e saft invece è un concentrato da diluire in acqua, molto denso. Io ovviamente l'ho scoperto a mie spese
IT succo > EN juice > DE saft > NO saft

Holocod - Schwimmen Macht Frei
Ingredienti:
- 400 grammi di salmone
- 500 grammi di merluzzo
- 3 carote
- zenzero q.b.
- 1 scalogno
- aneto q.b.
- 4 lime

Metti una sera a cena. Metti una sera a cena con una massa di ingredienti da consumare. Tirate fuori i vostri tranci di pesce dal congelatore e metteteli sotto dell'acqua (fredda, a temperatura ambiente, tiepida, va bene tutto). 
Intanto prendete le carote (ndr. qua è successo il primo incidente di sostituzione parole. Volevo dire: potresti grattugiare le carote mentre io faccio altro? E puff, la parola carota è sparita, così come la corrispettiva inglese e tedesca. Ho finito la frase in norvegese.
IT carota > EN carrot > DE karotte > NO > gulrot.) e lo zenzero, grattugiate tutto, tagliate lo scalogno e buttate tutto in padella con un po' d'acqua e del sale. Cuocete a fuoco medio finché non sarà tutto ben cotto. Perché non vi do i grammi di zenzero, chiederete voi. La spiegazione è molto semplice: a me piace molto, quindi più ne uso e meglio è; in questo caso poi ho anche usato lo zenzero fresco, non la polverina.

Mentre le verdure cuociono tagliate la carta stagnola in maniera tale da poter creare un cartoccio per ogni singolo trancio di pesce (nel mio caso otto pezzi) e tagliate i lime a spicchi. Uno spicchio per trancio (il limone va bene ugualmente). Preriscaldate il forno a 200° e prendete una leccarda sulla quale stenderete la carta stagnola. Adagiate il trancio su ogni pezzo di carta stagnola, spremete su il lime, spolverate di aneto e di sale.
Quando le carote saranno cotte dividete il tutto in parti uguali (scusate ma non posso farne a meno, tutto diviso in otto) e ricoprite il pesce. Chiudete i cartocci e infilate la teglia in forno per 10 o 15 minuti.

Come potete notare dalla foto (che trovate pure su instagram) accanto al pesce ho aggiunto un parterre di verdure varie ed eventuali: patate bollite condite con aglio ed erba cipollina, tripudio per dei baci alla francese; broccoli bolliti e saltati in padella con peperoncino e limone; lattuga iceberg che passava di là non sa nemmeno lei perché.
Cosa importantissima che tengo a sottolineare: non è stato usato un filo di olio per preparare tutto questo. No, nessuna pippa mentale su diete pazze: semplicemente non c'era olio di oliva disponibile, quindi invece di affidarmi al detto "piuttosto che niente è meglio piuttosto", ho preferito il piuttosto niente.




mercoledì 22 maggio 2013

Supercazzole prematurate

Lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? 


Storie di vita vissuta di italiani all'estero unite a storie di gente che cerca lavoro e scrive supercazzole prematurate, stuzzicando la mia vena polemica. Sottotitolo: maledetti maledetti feed di Facebook che mi permettono di vedere dove i miei appongono commenti. Leggo "ho un curicculum di 10 anni" e penso solo che probabilmente la prima stesura di questo curriculum sia stata effettuata utilizzando Windows XP - voglio dire, anche io posseggo magliette vecchie di 10 anni e questo le rende molto preziose, ma questo non vuol dire che vada in giro indossandole.
Con la grazia e la delicatezza che mi contraddistinguono inizio a perculare il malcapitato con l'amico in questione (da questo momento A sono io e B è l'amico): 

A: di un bambino di 10 anni forse
B: evidentemente manca l'italiano
A: your italian is bad and you should feel bad
B: indeed
A: minchia, quand'è che gli italiani capiranno che il cv alla maniera italiana non va bene all'estero? Maledetti feed e maledetto catanese col cv di 3 pag
A: grz [sto citando il tipo]
B: in che senso alla maniera italiana?
A: scriviamo scriviamo scriviamo scriviamo... più cose scrivi e meglio ti senti
B: eh ma è la maniera americana, dove devi anche dire che giochi a freccette e quindi sei un team player
A: esatto. E per una volta che hai avuto un'idea, automaticamente aggiungi il problem solving
B: una volta stavo facendo i panini col salame e non avevo il salame e ho usato la mortadella, mostrando acute capacità di problem solving
A: una volta volevo preparare il the per 3 persone e avevamo un solo infusore, allora ho proposto di mettere le 3 dosi nell'infusore e di usare una pentola, cioè, sono un genio!
B: una volta ho intasato il cesso di merda e non voleva stasarsi e allora ho fatto fare a mia mamma, mostrando grandi doti di leadership
A: l'ho fatto anche io ma con un piccione... il piccione non voleva allontanarsi e ho fatto fare a mia mamma
B: una volta quando facevo in concierge l'ho leccata a una cliente, dimostrando che per me la soddisfazione del cliente è la prima priorità
A: dovremmo darci alla scrittura creativa di cv... ti spiace se utilizzo queste cose per un post?
B: no no anzi, dovremmo farne di più
A: :D
B: una volta c'era da portare 6 pasticcini a una festa con 4 persone e per evitare liti me li sono mangiati tutti prima, dimostrando capacità matematiche, di problem solving, di leadership, di goal-orientation e pure un po' di genio

- 250 grammi di farina di cocco
- 100 grammi di zucchero
- 250 grammi di mirtilli freschi
- 2 uova
- 60 grammi di maizena

L'altro pomeriggio la mia amica Chiara mi passa questa ricetta perché voleva provare questi dolcetti al cocco e io decido di provarli modificando leggermente le proporzioni e aggiungendo un ingrediente. Questa è la vera storia di quello che è successo in un pomeriggio norvegese.

Innanzitutto dedicatevi al più divertente passatempo del mondo... in altre parole montate le uova con lo zucchero in una ciotola servendovi della frusta. Nella ricetta originale sono previsti 200 grammi di zucchero, mi sembravano troppi e allora ho dimezzato... col senno di poi dichiaro che probabilmente avrei fatto meglio a usare solo 50 grammi di zucchero, quindi se state leggendo queste righe provate a dimezzare ulteriormente la dose di zucchero.

Aggiungete la farina di cocco e la maizena, non c'è bisogno di setacciarla anche perché sono solo 60 grammi, però vi consiglio di evitare di continuare a mescolare tutto con la frusta perché vi ritrovate tutto 
l'impasto ingabbiato. 

Inizialmente volevo modificare la ricetta usando l'uvetta o delle nocciole tritate però poi quando sono arrivata al supermercato ho visto i mirtilli in offerta (beh offerta, 300 grammi a 2 euro). Ho quindi comprato 300 grammi di mirtilli. Lo so, ho scritto 250 grammi per la ricetta ma sfido chiunque di voi a resistere dal mangiarne almeno 50 grammi. Se ce la fate a resistere meglio per voi, avrete più mirtilli nell'impasto e io invidierò la vostra forza d'animo. 

I mirtilli dicevamo, unite i vostri 250 grammi all'impasto. Non c'è nemmeno bisogno di farli appassire in padella in quanto la potenza strabiliante del forno li renderà perfetti.
Continuate a mescolare finché non otterrete un bel composto omogeneo.
Accendete il forno, preriscaldatelo a 140° e prendete una leccarda, adagiatevi un foglio di carta forno.

Se riuscite a fare delle palline buon per voi, io ci ho provato e probabilmente avrei dovuto usare dei pirottini da minimuffin per ottenere delle palline che non si spaccassero come il vaso di Pandora. Ho provato anche a fare delle palle più consistenti ma si aprivano. Allora ho solo schiacciato col palmo della mano le varie palle onde ottenere dei megabiscottoni. Probabilmente la causa è che invece della farina di cocco ho comprato delle scagliette di cocco perché mi facevano più simpatia... Qui arriva il bello: sono maldestra e mentre tentavo di infilare la leccarda in forno non so bene come abbia fatto ma ho creato la scena da film per eccellenza: tutto l'impasto è andato a quel paese, seguendo movimenti tellurici e sparpagliandosi come la tettonica a zolle richiede. 

Ma io sono testarda e ho capito che l'unica maniera per riuscire a portare a termine questa ricetta era di fare la voce grossa: ho spalmato l'impasto per tutta la superficie della leccarda in un'unica soluzione (enorme pancake, chiamiamolo così) e ho infornato. In una decina di minuti dovrebbe essere tutto cotto (stavolta non ho controllato esattamente il tempo, ero distratta, quindi vi consiglio l'antica e nobile arte del "quando sento un buon profumo allora è pronto). 

Tagliate quindi a quadretti o quadrettoni e mangiate. Ora vi sfido a non finire tutti i dolcetti/pezzi di torta in 3 secondi netti.


giovedì 9 maggio 2013

Pressappochismo

Pressappoco [pres-sap-pò-co] avverbio, sostantivo. Sinonimi: trascurato, trasandato, malvestito, malmesso, malconcio, sbrindellato, arruffato, disadorno, discinto, goffo, disordinato, negligente, disattento, noncurante, vittima di approssimazione, faciloneria, imprecisione, leggerezza e superficialità. 
Sì insomma, siamo schiacciati tra l'incudine e il martello e non sappiamo come uscirne. Mi spiego meglio. 

Da sempre sostengo la teoria secondo la quale non è colpa di internet se nel mondo si sono moltiplicati gli idioti, è solo che con internet noi tutti abbiamo accesso alla loro idiozia. Quando non ci sarà più posto all'inferno, i dementi scriveranno su qualche sito. Grazie a internet ultimamente ho notato l'ennesima tendenza agghiacciante: superati ormai i livelli di "non importa la forma se c'è la sostanza" (sbagliato) siamo approdati allo stadio successivo "spero che nessuno si accorga che sono su internet tanto per starci, quindi usufruisco del libero arbitrio in barba sia alla forma che alla sostanza". Altro che esercizi di scrittura, qua si scrive tanto per scrivere, ignorando le più semplici regole di sintassi e punteggiatura, roba da suicidio di massa delle maestre (un e altra senza apostrofi o un e altro con apostrofi, puntini di sospensione che diventano due o quattro ma anche sei, vezzeggiativi degni della demenza che ci coglie quando parliamo con gattini/cagnolini/bambini; senza dimenticare l'onnipresente -s per sottolineare il plurale - in italiano - di parole inglesi. Qui lo dico una volta per tutte: in Italia abbiamo i film e le t-shirt, usiamo le pin e guadagniamo follower, quella -s alla fine delle parole fa molto provinciale che vuole atteggiarsi a metropolitano. Se non ce la fate, usate le parole italiane - anche perché le abbiamo e sono pure belle). Curioso come mi sia capitata sott'occhio questa frase proprio oggi: non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha voglia di dire qualcosa. Carissimi tutti, Cioran sicuramente non si riferiva a voi.
Qualcuno soleva dire "less is more" e non mi sono mai trovata tanto d'accordo. Io sono una famosa capra informatica, moltissimi dipartimenti IT hanno la mia foto con la scritta "io non posso entrare" ed è per quello che è circa un mese che cerco di capire come inserire i social button ma alla frase "devi usare dei widget" io strabuzzo gli occhi, li butto all'indietro e svengo. Anche per questo motivo ho preferito mantenere una struttura semplice per il mio blog; non voglio ferire gli occhi di nessuno né caricandolo di immagini né tantomeno utilizzando dei caratteri da stupro oftalmico. Ma del resto, ci troviamo nell'era dove è più preoccupante perdere e guadagnare fantomatici followers per i nostri tutorials usando determinati brands, perché preoccuparsi di avere qualcosa da dire?
Spezzo però una lancia (o un'arancia, la vitamina C fa sempre bene) nei confronti di questo tipo di utenza: non è nemmeno interamente colpa loro. I nostri più famosi quotidiani si perdono in un bicchiere d'acqua sbagliando foto di musicisti (sì Repubblica parlo con te, hai sbagliato chitarrista) e scrivendo accorati e lunghi articoli su stupidaggini come la paternità di Fabio Volo o il matrimonio della Valeriona nazionale.
Ed ecco l'incudine e il martello: anche io sono qui, come loro, e ho scritto qualcosa che effettivamente non ha reale valenza, come loro. Anche a me fa piacere sapere che c'è qualcuno che commenta quello che scrivo, ma provo più piacere se ha davvero qualcosa da dire e non lo fa tanto per fare. Ma non temete, non tutto è perduto... In questo mondo che va alla deriva ogni tanto brilla una speranza (e uso il verbo brillare con cognizione). In un mondo dove la sciatteria è la nostra guida c'è ancora qualcuno che si preoccupa del dettaglio. Mi riferisco al vajazzling. Questa nuova moda interamente dedicata alla decorazione delle parti intime femminile tramite brillantini e perline. Già le vedo che esclamano "vorrei una parure da abbinare alla mia frizzy". In altre parole, la frase "se la tira come se ce l'avesse tempestata di diamanti" è diventata realtà.

Crocchette di patate e broccoli
Ingredienti:
- 320 grammi di patate
- 250 grammi di broccoli
- 50 grammi di formaggio
- 3 uova
- 6 cucchiai farina di semola
- 4 cucchiai di farina 00
- müsli q.b.
- sale q.b.
- pepe q.b.


In onore del pressappochismo anche la ricetta seguirà questo filone: avevo delle patate da consumare e non ho trovato tutti gli ingredienti, quindi ho improvvisato.
Sbucciate le patate e tagliatele a tocchetti, lessatele in acqua fredda e aggiungete il sale quando l'acqua inizia a bollire. Lasciatele cuocere finché la forchetta non trapassa i pezzetti di patata così come il forcone di Satana trapassa i dannati. Scolatele e tenetele da parte. Tagliate a pezzetti i ciuffi di broccoli e lessate anch'essi in acqua salata. Scolateli e metteteli da parte.

Schiacciate le patate e i broccoli (basta una forchetta, sennò date un colpetto col robot da cucina) e uniteli in una ciotola capiente; aggiungete il pepe e del sale (se necessario). Quando sarà tiepido aggiungete un uovo e 6 cucchiai di farina (il pangrattato sarebbe l'ideale, ma non ne ho, quindi farina sia). Amalgamate il tutto con un fidato cucchiaio e lasciate riposare il composto per qualche minuto.


Tagliate il formaggio a cubetti. Io ho usato il solito formaggio che si chiama Norvegia, ma se voi avete della mozzarella o del formaggio a pasta filante usate quello che è sicuramente meglio. Preparate 3 ciotoline con all’interno le due uova sbattute, il müsli e la farina 00 (di solito, per una doppia panatura degna degli arancini, si usa il pangrattato o la farina di mais, ma di nuovo, non ho né l'uno né l'altra). 



Prendete la leccarda, copritela con la carta forno e dedicatevi alla parte più divertente della ricetta: riuscire a creare le crocchette senza sporcare il mondo intero e nel minor tempo possibile. Prelevate una cucchiaiata circa di impasto, ponete al centro 3-4 cubetti di formaggio e ricopritelo formando una crocchetta sferica. Passate le crocchette nella farina, poi nell'uovo sbattuto (io mi sono aiutata a rigirarle nella ciotolina con un cucchiaio) e infine nel müsli (quest'ultima operazione potrebbe trasformare la vostra cucina in un campo arato pronto per essere seminato).



Ponete la crocchetta sulla leccarda e dedicatevi alla successiva. Ogni tanto vi ritroverete con le mani coperte di impasto, poco male, aiutatevi col cucchiaio per liberarvene e aggiungerlo a quello nella ciotola. A me sono venute 16 crocchette in tutto e col senno di poi avrei potuto usare più formaggio ma avevo paura di non riuscire a chiuderle.

Preriscaldate il forno a 200° e infornate per 15 minuti. A metà cottura vi consiglio di rigirarle.
Servite le crocchette non appena saranno tiepide, sennò l'ustione di lingua e palato non ve la risparmia nessuno.
Sempre in tema di riciclare il cibo, sappiate che un uovo non basterà per la panatura e due uova saranno troppe, quindi cosa fate con l'uovo rimasto? Essendo già sbattuto avete due opzioni: o preparate un uovo strapazzato oppure una frittatina. Io ho deciso anche di strafare e ho preparato una salsina veloce veloce con 2 cucchiaini di yogurt naturale, 1 di senape e 1 punta di cucchiaino di cumino (pomodorini e cetriolo sono a vostra discrezione).