domenica 8 settembre 2013

Norwegian Horror Story

Rubo senza ritegno il titolo alla serie American Horror Story, la quale è una delle mie serie televisive preferite - anche se la definizione "televisivo" è parecchio errata in quanto non faccio uso di televisione da almeno 3 anni - e di horror ha solo il titolo. Se non l'avete vista peggio per voi, sono due serie e la prima mi è piaciuta più della seconda anche se obiettivamente la seconda ha una sceneggiatura scritta meglio - a proposito, ecco uno dei teaser della terza stagione. Horror, dicevo. Perché horror? Perché ogni tanto non vi capitano quelle giornate che vi sembrano piene di particolari troppo loschi? No? Beh a me ne è capitata una proprio durante la settimana appena trascorsa.
Giovedì mattina, mi alzo - ah che bello, è tutto grigio -, preparo la colazione, accendo la radio e mi siedo. La ricezione è disturbata, inizio a pensare di essere stata vittima di un incidente come Jack Black in Be kind, rewind. Sono piena di onde elettromagnetiche - ma no dai, qualcuno avrà mica toccato la rondellina? Giro, rigiro, tocco l'antenna... niente, mi rassegno, forse nella notte un fulmine mi ha colpita sul serio... Peccato però, una stazione radio che funziona meglio di Virgin Radio... è ora di portare la bambina a scuola (no, non è mia), in macchina niente radio. Vado di fretta, vedo una tipa col passeggino, a un incrocio un anziano signore con le mani dietro la schiena mi lancia un'occhiataccia perché sto andando troppo veloce per i suoi gusti. Ecco, da grande voglio diventare come lui e redarguire tutti quelli che vanno oltre i 50 km all'ora. Lascio la bambina a scuola e torno indietro. Il vecchio non si è spostato di un millimetro, sarà mica un bug di Matrix? Mi redarguisce nuovamente, però per la velocità di prima. Di nuovo la tipa col passeggino - sì, dai, sono decisamente dentro Matrix... sono ben lontana dal conturbante descritto in letteratura... la stazione radio continua a non funzionare e non posso nemmeno prendermela con Radio Maria. Preparo la cena, accendo la radio ed è sempre disturbata, per un po' reggo la sensazione delle mezze canzoni ma  poi continuo in silenzio. La cena è pronta, mi siedo a mangiare e ricevo una telefonata "stai più attenta del solito, ho ricevuto un sms scritto in pessimo norvegese da parte di qualcuno che vuole comprare la chitarra e che vorrebbe passare a vederla, ho detto di passare dopo le otto ma tu stai all'erta, soprattutto se senti i cani abbaiare. Se qualcuno entra nel giardino devi agire". Grandioso, sì, ora sì che sono tranquilla - sola in una casa in mezzo alla campagna e con una bambina di tre anni - una delle cagne è in calore quindi potrebbe latrare per qualsiasi cosa, ora sì che sono nel panico. E se arriva veramente qualcuno? Oddio c'è qualcuno nel giardino! Ah no, è il vicino nel suo di giardino. Calma. Accendo la radio così mi rilasso, no, l'angoscia delle mezze canzoni. Finisco la cena alzandomi a intervalli regolari di un boccone: in pratica, forchettata, mi alzo, mastico davanti la finestra, mi risiedo giusto il tempo della forchettata. Intanto tengo nervosamente il cellulare in mano ripetendomi come un mantra il numero della polizia... però tutta la situazione non è corretta poiché in questi casi servono una linea telefonica da tagliare per lasciare la casa nell'isolamento più totale e un telefono cordless di quelli belli grossi e bianchi. No, non bianchi, panna. Senza quelli non si può nemmeno correre in giardino per sfuggire dalle grinfie del'assassino. Si fanno le cinque, torna la madre e io devo scappare al corso di norvegese. Ci sono 15 gradi, ed è tutto grigio. Guido nuovamente in silenzio, mi guardo attorno e penso "manca solo una bella nevicata, ci starebbe bene un po' di luccicanza".

Per la cronaca, come da spiegazione di horror c'è solo il titolo e poi non è successo assolutamente nulla. L'unica cosa strana è che durante la pausa al corso, un tipo s'è avvicinato e appena ha saputo che ero italiana mi ha chiesto se ricordassi George Weah (un giorno capirò perché il mio cervello ricorda come scrivere il nome di questo calciatore) perché lui veniva dal suo stesso Paese. Grandioso, di nuovo... perché tu, sconosciuto, ti avvicini per parlare? Perché proprio io? Eh?

The Mexican Cherry Stew Massacre
Ingredienti:
- 500 grammi di pasta
- 3 decilitri di panna
- 2 confezioni di fagioli
- 1 confezione di pomodorini
- 2 cucchiaini di concentrato di pomodoro
- 1 cipolla
- formaggio q.b.
- 1 dado

Premessa: a una delle bambine piace mangiare messicano - o almeno, quello che qua credono sia messicano, perché le tortilla le chiamano taco e soprattutto in questi taco (no, non tacos, solo taco) ci mettono anche l'ananas e nel ripieno al posto del macinato usano la zucchina - per cui mi chiede "stasera prepariamo i taco?". Non ho voglia di andare a fare la spesa allora decido di preparare qualcosa che avesse una parvenza di messicano con quel che c'è in dispensa; tanto, peggio dell'ananas nella tortilla non può andare. 
Aggiungiamo horror su horror con la ricetta di oggi, nata totalmente per caso con ingredienti alla rinfusa, aggiunte dell'ultimo momento. Eppure, eppure tanto male non è riuscita.
Tagliate la cipolla e mettetela a friggere, intanto scolate le due confezioni di fagioli - nota bene, io ho usato quelli bianchi che di solito vanno nelle insalate - e versatele sulla cipolla. Aprite la lattina di pomodorini e versatela sui fagioli, schiacciate i pomodorini, aggiungete due cucchiaini di concentrato e infine un dado. Intanto preparate la pasta: 500 grammi di pasta corta e passa la paura.
Mentre la pasta cuoce mi ricordo di avere un mix di spezie adatto per la carne - mi dico tra me e me "non c'è carne in questo piatto ma possiamo dare almeno l'odore delle stesse spezie" - e decido di usarlo. Intanto mi rendo conto che la salsa non potrà mai essere sufficiente per condire tutta la pasta. Che faccio? Aggiungo una confezione di salsa?
No così diventa semplice pasta e fagioli. Nei taco mettono la panna acida, però la panna acida nella salsa? Non mi convince, facciamo che uso la panna normale. Scolo la pasta e penso "e ora dove unisco tutto?", non ho molta voglia di trovare soluzioni allora agguanto una teglia e mescolo tutto lì, ricopro di formaggio e inforno giusto il tempo di farlo sciogliere. 
Descritta così effettivamente sembra un pastone all'americana e probabilmente lo è, però averebbe potuto essere peggio. Quello che mi fa perdere le staffe è che quando preparo del cibo con cura almeno una delle bambine farà i capricci, invece con questo pastrocchio hanno mangiato tutte. Una di loro non solo ne ha mangiato due piatti di fila ma ha finito gli avanzi il giorno dopo appena tornata da scuola. Misteri della Norvegia.





4 commenti:

  1. OVVIAMENTE l'ananas nel taco, avevamo dubbi?
    E' il miglior pastrocchio mai uscito, complimenti per l'idea di infilarlo nel forno coperto di formaggio :D salva tutto.

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    1. ovviamente l'ananas anche nella cucina indiana, ovviamente. Quando me lo trovo nell'insalata riesci a immaginare la mia gioia?
      Il formaggio e l'infornata fanno mangiare di tutto a questi bambini...

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  2. Una tranquilla giornata di paura, giusto? Tanto per parafrasare un altro film americano...:-)

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    1. no perché non capiscono una cosa, da dove vengo io sto sempre in allerta, qua mi sono rilassata perché sono tutti rilassati... quindi quella volta che pure loro alzano le antenne vuol dire che sono veramente preoccupati pure loro. Innalzando conseguentemente la mia soglia di attenzione :D

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