Non so perché ma ho immaginato la voce narrante come quella del giovane Stefano Accorsi in Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
Ti sei trasferita in Norvegia; parli quasi decentemente qualche lingua ma nonostante questo non sei proprio riuscita a imparare il polacco. Però tra te e te dici "vabbè ma il norvegese è una lingua a metà tra inglese e tedesco, basta una spintarella".
Ni.
Arrivi in Norvegia, leggi cose a caso e capisci. E' un enorme passo avanti rispetto al dover fare la spesa con google traduttore a portata di mano.
Arrivi in Norvegia, studi l'A1 da autodidatta in una settimana circa e ti butti nel corso A2. Dai, si può fare.
Dopo il corso A2 e qualche mese di permanenza, nonostante il non costante contatto con norvegicoparlanti - l'inglese lo parlano tutti - riesci a carpire i concetti importanti di frasi dette a voce o lette su libri.
Ma c'è un ma, un grosso ma, un faraonico ma. Più lo guardi e più cresce. E lui ti guarda eh, sornione.
Sembra un soufflé pronto a esploderti in faccia, oppure a sgonfiarsi del tutto. Ma ti guarda; sicuro, lui.
A prescindere dal problema comune di coloro i quali masticano almeno due lingue - ovvero le interferenze inaspettate e del fatto che il cervello si prende in giro da solo ripetendomi e rassicurandomi "dai, questa parola è tale e quale all'inglese (o al tedesco), mica vorrai trascriverla. Ma è ovvio che te la ricorderai nell'esatto momento del bisogno"; dopo due anni abbondanti di permanenza, corsi, contatti con norvegicoparlanti (i quali, nonostante parlino tutti inglese, ci tengono ovviamente a usare la loro lingua e allora per aiutarti minimizzano l'uso dell'inglese), giornali, televisione, sottotitoli, libri e quant'altro, ancora ho problemi con le vocali. Puoi leggere a voce alta ed esercitarti quanto vuoi, ma prima o poi la vocale la sbagli.
Eccolo il grosso ma, le vocali.
Ti sei trasferita in Norvegia; parli quasi decentemente qualche lingua ma nonostante questo non sei proprio riuscita a imparare il polacco. Però tra te e te dici "vabbè ma il norvegese è una lingua a metà tra inglese e tedesco, basta una spintarella".
Ni.
Arrivi in Norvegia, leggi cose a caso e capisci. E' un enorme passo avanti rispetto al dover fare la spesa con google traduttore a portata di mano.
Arrivi in Norvegia, studi l'A1 da autodidatta in una settimana circa e ti butti nel corso A2. Dai, si può fare.
Dopo il corso A2 e qualche mese di permanenza, nonostante il non costante contatto con norvegicoparlanti - l'inglese lo parlano tutti - riesci a carpire i concetti importanti di frasi dette a voce o lette su libri.
Ma c'è un ma, un grosso ma, un faraonico ma. Più lo guardi e più cresce. E lui ti guarda eh, sornione.
Sembra un soufflé pronto a esploderti in faccia, oppure a sgonfiarsi del tutto. Ma ti guarda; sicuro, lui.
A prescindere dal problema comune di coloro i quali masticano almeno due lingue - ovvero le interferenze inaspettate e del fatto che il cervello si prende in giro da solo ripetendomi e rassicurandomi "dai, questa parola è tale e quale all'inglese (o al tedesco), mica vorrai trascriverla. Ma è ovvio che te la ricorderai nell'esatto momento del bisogno"; dopo due anni abbondanti di permanenza, corsi, contatti con norvegicoparlanti (i quali, nonostante parlino tutti inglese, ci tengono ovviamente a usare la loro lingua e allora per aiutarti minimizzano l'uso dell'inglese), giornali, televisione, sottotitoli, libri e quant'altro, ancora ho problemi con le vocali. Puoi leggere a voce alta ed esercitarti quanto vuoi, ma prima o poi la vocale la sbagli.
Eccolo il grosso ma, le vocali.
In italiano abbiamo cinque vocali (studiosi di linguistica, lo so che sono di più ma venitemi incontro per una volta): a, e, i, o, u. Va bene, abbiamo pure i dittonghi ma si leggono comunque in una sola maniera.
In spagnolo ci sono cinque vocali, le stesse delle italiane e, pure se le accenti non cambiano pronuncia.
In inglese le vocali sono solo cinque ma per ragioni che io e i linguisti di cui sopra conosciamo e non vogliamo dirvi per non tediarvi, la pronuncia dipende dalla posizione della vocale (o delle vocali). Ma il problema non si pone più di tanto, ho iniziato con l'inglese in prima elementare.
In tedesco le vocali sono otto: a, ä, e, i, o, ö, u, ü. La posizione non conta, si leggono sempre alla stessa maniera. La a è sempre a, la ä si legge sempre e, anche la e si legge sempre e, la i, la o e la u non cambiano mentre invece per la ö e la ü dovete immedesimarvi in Calderoli, in un leghista o in un bresciano qualsiasi. Vivete nella bassa, emanate suoni gutturali che nemmeno un Uruk-hai: chiudete quelle vocali.
E il gioco finisce qui.
No.
In Norvegia le vocali sono a, e, i, o, u e alla fine dell'alfabeto hanno aggiunto å, æ, ø. Perché alla fine non lo so, ma tant'è.
La a non si legge mica a, è una sorta di o ma dipende dov'è messa. Quindi a volte suona come una a. La e si legge e, la i si legge i, la o non si leggerà mica o, hanno la a per questo. La o si legge come una lunga u... e la u? La u si legge ü. La nostra o è rappresentata a vocali senza frontiere dalla å e la nostra a è prodotta con una lunga e aperta a da æ. Dulcis in fundo, la ø si legge come la ö.
Ora vorrei vedere voi, magari di fretta, con vocali ben fissate e radicate nel vostro cervello a non tentare di sillabare la o del vostro cognome come o e non con una lunga u.
E questo ma continua a fissarmi, lo saluto timidamente con la manina e con un sorriso imbarazzato stampato in faccia.
In spagnolo ci sono cinque vocali, le stesse delle italiane e, pure se le accenti non cambiano pronuncia.
In inglese le vocali sono solo cinque ma per ragioni che io e i linguisti di cui sopra conosciamo e non vogliamo dirvi per non tediarvi, la pronuncia dipende dalla posizione della vocale (o delle vocali). Ma il problema non si pone più di tanto, ho iniziato con l'inglese in prima elementare.
In tedesco le vocali sono otto: a, ä, e, i, o, ö, u, ü. La posizione non conta, si leggono sempre alla stessa maniera. La a è sempre a, la ä si legge sempre e, anche la e si legge sempre e, la i, la o e la u non cambiano mentre invece per la ö e la ü dovete immedesimarvi in Calderoli, in un leghista o in un bresciano qualsiasi. Vivete nella bassa, emanate suoni gutturali che nemmeno un Uruk-hai: chiudete quelle vocali.
E il gioco finisce qui.
No.
In Norvegia le vocali sono a, e, i, o, u e alla fine dell'alfabeto hanno aggiunto å, æ, ø. Perché alla fine non lo so, ma tant'è.
La a non si legge mica a, è una sorta di o ma dipende dov'è messa. Quindi a volte suona come una a. La e si legge e, la i si legge i, la o non si leggerà mica o, hanno la a per questo. La o si legge come una lunga u... e la u? La u si legge ü. La nostra o è rappresentata a vocali senza frontiere dalla å e la nostra a è prodotta con una lunga e aperta a da æ. Dulcis in fundo, la ø si legge come la ö.
Ora vorrei vedere voi, magari di fretta, con vocali ben fissate e radicate nel vostro cervello a non tentare di sillabare la o del vostro cognome come o e non con una lunga u.
E questo ma continua a fissarmi, lo saluto timidamente con la manina e con un sorriso imbarazzato stampato in faccia.
Muffin salati:
- 300 gr. di salmone fresco
- 1/2 cipolla
- 3 uova
- 2 funghi
- 1 carota
- 100 ml di panna acida
- 250 gr. di patate
- 1 bustina di lievito
- Aneto q.b.
- 300 gr. di salmone fresco
- 1/2 cipolla
- 3 uova
- 2 funghi
- 1 carota
- 100 ml di panna acida
- 250 gr. di patate
- 1 bustina di lievito
- Aneto q.b.
Mi è stato fatto notare che dovrei usare più ingredienti del luogo perché cose come la bottarga in Norvegia non si trovano. Tanto di cappello, io la bottarga me la sono portata da casa da brava immigrata e non oso immaginare quanto possa costare nei negozi di importazione. Allora ho pensato: come crescono i norvegesi?
Patate e pesce. E allora via.
Patate e pesce. E allora via.
Mettete a bollire le patate, per fare prima sbucciatele e tagliatele a cubetti - invece di 30 minuti ne impiegheranno 20; non dimenticate di salare l'acqua di cottura. Tagliate la cipolla e fatela imbiondire a fuoco medio-basso, tagliate i funghi e aggiungeteli alla cipolla. Intanto tagliate a cubetti i tranci di salmone e, quando i funghi saranno sufficientemente appassiti, aggiungete pure i cubetti si salmone in padella; salate e pepate.
Mentre le patate si cuociono e la cipolla fa amicizia coi funghi e il salmone, sbucciate una carota e tagliatela alla julienne.
Mentre le patate si cuociono e la cipolla fa amicizia coi funghi e il salmone, sbucciate una carota e tagliatela alla julienne.
Scolate le patate e schiacciatele in una ciotola capiente, aspettate che si intiepidiscano e iniziate con l'impasto per i muffin: rompete le uova nel paniere, no, nella ciotola; aggiungete la carota e il composto di cipolla, funghi e salmone. Mescolate per bene e accendete il forno a 180°.
Adesso aggiungete la panna acida. Perché la panna acida e non il latte? Perché avevo la panna acida in frigo, voi usate pure il latte o la panna normale. Mescolate e inserite la bustina di lievito. Prima apritela, vi serve solo la polverina. Per chi, come me, non possiede bustine, bastano 12 grammi di lievito - ma il lievito norvegese è un pochettino debole, quindi io devo sempre raddoppiare la dose.
Come tocco finale, annettete all'epico impasto dell'aneto e dividete il tutto nei pirottini. Ho scelto di decorare i muffin con dei semi di girasole e di zucca. Non aggiungono troppo al sapore finale ma è una decorazione e in quanto tale non deve avere molti altri sensi se non quello di essere carina e di sorridere agli astanti.Infornate per circa 20 minuti; per sincerarvi della compiuta cottura infilzate i muffin con uno stecchino e, se torna su asciutto vuol dire che sono pronti.
Sfornateli e prima di servirli fateli raffreddare per qualche minuto.
A me sono venuti 14 muffin; ulteriore lato positivo della ricetta: potete congelarli e scongelarli all'occorrenza.
A me sono venuti 14 muffin; ulteriore lato positivo della ricetta: potete congelarli e scongelarli all'occorrenza.
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