domenica 27 dicembre 2015

Christmas with the yours, easter what you want

Panorama da Rødland.
Essendo fine anno, sono state pubblicate diverse classifiche sui quotidiani (nazionali ed internazionali) di argomento vario ed eventuale.
Tra le città più vivibili d'Italia, con inesistente sgomento, non c'era Catania.
Tra le nazioni con alta qualità della vita c'è la Norvegia; anche in questo caso lo sgomento è stato lasciato da parte.

Vivo a Bergen, una delle città più piovose e quest'anno abbiamo battuto ogni precedente record: 276 giorni di pioggia. Questo è successo perché dopo lo scorso inverno abbiamo avuto l'autunno, poi l'autunno, poi di nuovo l'autunno e fino a oggi eravamo ancora in autunno (perché a dicembre non è possibile avere 6 gradi). Ma oggi ha iniziato a nevicare, quindi tutto è tornato al suo posto.
 
La cosa divertente  - ok, una delle cose divertenti - per me del vivere all'estero è rispondere alla domanda dei norvegesi stupiti "ma come, sei italiana e ti sei trasferita qua? Ma chi te lo ha fatto fare, qua piove, c'è freddo, voi avete il sole e il cibo buono!".
Tutto vero, in Sicilia abbiamo il sole, abbiamo la granita, abbiamo la tavola calda.
Abbiamo anche la mafia, una naturale repellenza al seguire le regole, una disorganizzazione diffusa.
Sì, è vero, abbiamo la storia a ogni passo (specialmente nella mia città si incontrano e si sovrappongono greci, romani, bizantini), ma cosa te ne fai della storia se non ti senti al sicuro?
Cosa te ne fai del sole e del caldo tutto l'anno se non hai possibilità di costruirti un futuro?
Quelle (rare) volte in cui torno ho paura a guidare, prendere l'autobus è semplicemente un pensiero ridicolo, non è possibile stare in fila educatamente, se rimango ferma al semaforo rosso pedonale rischio la sordità a causa dei clacson.

Non per demonizzare Catania, perché avrei potuto semplicemente provare a costruirmi una vita tra Padova, Verona, Mantova, Parma (città piccole e - per lo più - ordinate; sicuramente non perfette ma fatte per me), ma non è che cambiando regione sia più semplice trovare lavoro e costruirsi un futuro.
Non dico sia impossibile ma non è nemmeno semplice.
Tra le cause possiamo elencare i contratti in nero, i contratti a tempo determinato, l'inesistente permesso di maternità, e così via...


Perché rimango qua?
A parte perché finalmente comprendo il sentimento campanilista dei miei concittadini: amo questa città. Per me è la città più bella del mondo. Ignorando le prime e normali difficoltà burocratiche, io qua sto bene e mi sento al sicuro. Non conosco l'iter che gli immigrati devono seguire in Italia per ottenere tutti i documenti, ma immagino non sia semplice nemmeno lì, specialmente se pensate che quasi nessuno parla inglese, mentre invece qua durante i primi tempi mi è stato fornito aiuto in inglese.
Mi è possibile progettare un futuro, mi è possibile cambiare lavoro, se dovessi rimanere incinta avrei diritto alla maternità e, se non avessi possibilità di mantenere il bambino, riceverei aiuto dallo stato per 18 anni (dopo i 18 anni la Norvegia dà soldi direttamente all'interessato).
Rimango qua perché ho dei diritti in quanto lavoratore e se qualcosa va storto nell'ambiente lavorativo, non è il capo ad avere il coltello dalla parte del manico.
Ho diritto a del tempo libero, sapete che bello il tempo libero senza altre preoccupazioni per la testa?
Non è semplice integrarsi e inserirsi, lo percepisco dai racconti di altri immigrati, ma non impossibile.

Poi volete mettere che bello poter vivere in un posto dove a nessuno importa che lavoro fai ma che persona sei?
Dove non vieni giudicato dal tuo aspetto fisico ma dalle tue azioni?
Dove non importa se sei sposato, se convivi, se sei un prete e sei gay, se i figli prendono il cognome del padre o della madre?
Dove la domenica è tutto chiuso perché è un diritto avere un giorno libero?Probabilmente ho dipinto un quadro un po' troppo idilliaco; non ignoro i lati oscuri di un altro posto differente dalla nazione da cui provengo, con abitudini a volte diametralmente opposte alle mie; però questi lati oscuri non sono poi così oscuri da permettermi di offuscare e rendere negativa la visione d'insieme.

Pepperkake
(biscotti allo zenzero)
Ingredienti:
- 125 grammi di margarina
- 125 grammi di melassa
-2 uova
- 125 grammi di zucchero
- 350 grammi di farina
- 1/2 cucchiaino di pepe
- 3/4 cucchiano di zenzero
- 2 cucchiaini di cardamomo
- 1 1/2 cucchiaino di bicarbonato d'ammonio

Per prima cosa vorrei dire che non è semplice trovare una ricetta univoca per preparare le pepperkake, alcune usano il lievito, altre il bicarbonato e altre il bicarbonato d'ammonio. Alcune usano più o meno cannella, più o meno pepe... E così via. La prossima volta pubblicherò la ricetta del mix di spezie che uso ogni volta che voglio ottenere il gusto di biscotti allo zenzero, stavolta vi beccate la ricetta che ho trovato su un libro, quindi le spezie sono quelle che sono.
Come seconda cosa vorrei dire che al posto della margarina potete usare il burro e che i grammi di farina sono variabili per via delle uova. Il bicarbonato d'ammonio non è necessario, io lo uso perché mi piace l'effetto che fa ai biscotti.
Sciogliete la margarina e la melassa e lasciatele intiepidire; frullate le uova e lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e aggiungetevi margarina e melassa.
Unite in una ciotola gli ingredienti secchi, mescolateli e passateli al setaccio sul composto di cui sopra.
Impastate fino ad ottenere una palla uniforme, lucida e da sculacciare; quindi avvolgetela nella pellicola e lasciatela in frigo fino all'indomani.
A questo punto dovete armarvi di mattarello e pazienza perché l'impasto sarà ben freddo e duro. Vi consiglio di dividere l'impasto in pezzi più piccoli e stenderlo, poiché tanto dovrete compiere questa operazione più e più volte.
Stendete l'impasto, dicevo, molto molto ma molto sottile (il più sottile possibile) e con le formine ricavate i biscotti.
Dato che si gonfieranno in forno, se avete intenzione di usare delle forme "componibili", vi consiglio di distanziare l'impasto ulteriormente, allargando i lembi, altrimenti non sarà possibile incastrare i biscotti. Questo lo so perché io non l'ho fatto e non ho potuto incastrare nulla. Poco male, il gusto non cambia e fanno tutti la stessa fine: mangiati voracemente.
Accendete il forno e infornate i biscotti per 8-10 minuti a 180°.
Una volta passati i minuti di cottura, fateli raffreddare su una griglia.
Decorateli come più vi piace: dalla glassa con albumi alla glassa di zucchero a velo, glassa colorata o bianca, confetti o cioccolata.
Ho decorato per la prima volta dei biscotti e ho capito che non è una cosa semplice (oppure ho la capacità di decoro degna di un gatto con pollice opponibile); ho anche capito perché le persone fanno figli: i bambini decorano peggio degli adulti ma nessuno va a dire ai bambini che decorano da schifo. Tutti si concentrano su quanto sia coccoloso che i genitori e i figli impastino insieme, ignorando le capacità reali degli adulti.



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