sabato 26 maggio 2012

Calvin(ism)o io ti protesto!

Se il calvinismo professava la sovranità di dio, allora io professo la sovranità della voce.


Pensateci bene, sin da quando nasciamo è una delle caratteristiche tipiche dell'essere umano senziente della quale venga presa nota.
La famosa "prima parola", nessuno comunica ai parenti "il primo disegno" o "la prima o col bicchiere", e ancora nemmeno "la prima parola letta", ma la prima parola pronunciata, quella sì (e mi viene la curiosità di chiedervi quale sia stata la prima vostra - la mia è stato il nome di mio zio, in barba ai genitori).
Sempre rimanendo in tema di infanzia e di parole poi, ricordo un articolo apparso sul Corriere all'incirca un paio di anni fa (e cito prendendo pezzi a caso):
Leggere fiabe e filastrocche a un bambino, meglio se è ancora molto piccolo, fa bene a lui e ai genitori. Lo dimostrano studi scientifici e numerose esperienze in Italia e all’estero. La lettura ad alta voce è una delle strategie di dimostrata efficacia per prevenire i problemi dello sviluppo e dell’apprendimento nel bambino. Non importa se il bambino abbia appena iniziato a stare seduto senza sostegno, se non abbia ancora detto “mamma”. Anzi, prima si comincia, meglio è La “literacy” fa bene alla salute ed è un indicatore di benessere riconosciuto. Adolescenti con bassi livelli di literacy sono a rischio almeno doppio di andare incontro a comportamenti aggressivi e antisociali.
Vorrei dire a questi scienziati che non hanno scoperto l'acqua calda e che non servivano numerose esperienze e nemmeno studi scientifici, bastavano quelli umanistici: tutta la letteratura per come la conosciamo è nata da tradizioni orali. Ed è ovvio che prima si cominci meglio è: il rischio è di scivolare nell'infausto baby talk col rischio che i bambini ci prendano per scemi - nel migliore dei casi - o imparino parole che non esistono al posto di quelle esistenti solo perché abbiamo preferito delle varianti idiote.


Si dice che Omero abbia dettato Iliade e Odissea - quindi sì, formalmente sono sue, però dobbiamo sperare che lo scribacchino non abbia buggerato l'anziano ipovedente. La letteratura medievale veniva tramandata mnemonicamente tramite trucchetti con la scelta delle parole (si prediligeva una determinata consonante all'interno di ogni verso per aiutarsi nel processo di memorizzazione, un po' come si fa con le filastrocche) - ok, ammettiamolo pure, la carta costava, si conoscevano solo metodi dispendiosi per la produzione di quest'ultima e la gente non sapeva leggere. E poi vorrei proprio sapere come sarebbe stato possibile fare altrimenti, vi immaginate un'intera corte con una sola copia di un libro? Era molto più comodo lasciar fare ai bardi - i quali molto probabilmente avrebbero anche messo in musica le parole.
Riprendendo il fattore allitterante, come spieghiamo allora il parallelismo con la ripetizione di alcune sillabe all'interno dei processi curativi sciamanici? Anche qui, la voce ha una predominanza importantissima: seguire i suoni prodotti dal curatore, lasciarsi cullare dalle onde sonore, produrre immagini (chimere, citando il mio esame di antropologia) e raggiungere chissà quali luoghi mentre l'attore principale del processo - lo sciamano - elimina il male - o almeno così dicevano (azzarderei un altro parallelismo: mi ricorda le formule ripetitive dei vecchie coi rosari, senza fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi).


Ma ancora, voce come metro gradimento, come chiave per l'attrazione sessuale. Quante volte ci troviamo a descrivere qualcuno che potrebbe potenzialmente insinuarsi nelle nostre grazie e oltre alla caratteristiche fisiche aggiungiamo anche "ha una bella voce, molto bassa profonda". Andate pure a cercare in giro per la rete, troverete anche qui interi studi scientifici su come il tono di voce tenda ad abbassarsi rivelando attrazione ed eccitazione - e non voglio pensare alla vita solitaria che conducono gli striduli, che magari sono pure belli da vedere ma come dice Alfredo Kraus, che è tenore e queste cose le sa:
Un pianoforte può essere visto, la voce no: può essere ascoltata, ed è questo il suo mistero. è lo strumento più affascinante che esista, perché noi siamo lo strumento e noi lo maneggiamo per mezzo di sensazioni interne.
Anni fa, quando lavoravo in radio, avevo proposto una trasmissione di lettura. Non sulla lettura beninteso, l'intenzione di rispolverare i nostri grandi classici e leggerli per chi avesse voluto ascoltare. Non avrei certo toccato i livelli dei ben più famosi radiodrammi alla Stoppard (lo so, il nome non vi dice nulla, ma se vi dicessi sceneggiatura di Shakespeare in Love? Ecco, lui), oppure i ben più famosi e dimenticati radiodrammi del nostro più famoso network, ma secondo me anche l'Orlando Furioso avrebbe potuto rivivere gioiosi momenti. L'idea, come potete ben immaginare fu uccisa sul nascere. Probabilmente l'avevo proposta perché mi piace molto leggere e mi piaceva un sacco quando, prima di dormire, i miei mi leggevano le fiabe. Trovo che sia una sorta di coccola che si ha nei confronti di chi si vuole bene.

Tornando all'occhiello iniziale, il Calvino a cui mi riferisco io è il nostro Italo, il quale dichiara, a mio avviso erroneamente che:


Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi. Quando è un altro che legge è difficile far coincidere la tua attenzione col tempo della sua lettura: la voce va o troppo svelta o troppo piano (Italo Calvino). 
Quindi, Italo ti ringrazio sempre per i bei libri che mi hai donato. Però stavolta mi tocca dissentire.

Linguine con cubetti di pesce spada
Ingredienti - 4 persone
- 360 grammi di linguine
- 350 grammi di pesce spada
- 100 grammi di pangrattato
- 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
- 60 grammi di capperi
- 1 limone
- zenzero in polvere q.b.
- prezzemolo q.b.
- peperoncino

Dopo aver messo a dissalare i capperi in una ciotolina d'acqua, passateli al mixer assieme al pangrattato, al parmigiano, a un po' di scorza di limone, allo zenzero e al prezzemolo (ho scritto zenzero e prezzemolo q.b. perché non a tutti piacciono quanto a me. Io ho usato un cucchiaio di zenzero e un cucchiaio di prezzemolo; lo zenzero non primeggiava sugli altri sapori, quindi la prossima volta ne metterò di più).
Private il pesce spada dalla pelle, tagliatelo a cubetti e impanatelo nel pangrattato.
Fate rosolare i cubetti per qualche minuto (ne basteranno 2-3) e metteteli da parte in un piatto. Prendete il pelapatate e create 4 strisce di scorza di limone, tagliatele a listarelle e rosolate anche quelle, quindi riunite il pesce. Scolate la pasta al dente, finirà la cottura in padella assieme alla megaspruzzata di prezzemolo. Ah sì, lo so che io non ho usato le linguine, ma quanto siete pignoli?

venerdì 18 maggio 2012

Al largo dei bastioni di Orione - che fa rima con...

Cose che non dovrebbero esistere (e che invece le nostre fosche pupille sono costrette a scorgere); insensatezze del globo terracqueo che causano arsura delle fauci. Glom.


- Calze color carne. The Horror: sono brutte, non fanno donna di classe, soprattutto quelle con l'effetto lucido. Fanno tanto vacca al pascolo con tubino da sera. La variante che preferisco però è il gambaletto ammazza-istintosessuale, che in questo campo se la gioca con la mutandona a vita più che alta, così alta che copre persino lo sterno, dalla sgambatura degna dei migliori parigamba.

- Nel frigorifero c'è il classico porta formaggio, eppure è vuoto e i formaggi vengono sparsi per tutti i ripiani e i cassetti, alcuni su dei piattini, altri chiusi alla bene e meglio, altri ancora si nascondono, vili, in fondo (e non li trovi più e te ne dimentichi finché non avverti strani odori). Incomprensibile.

- Sempre nel frigorifero c'è una praticissima scatola piatta, adatta per la conservazione dei salumi e comprata appositamente per questo scopo. Sarebbe molto utile, poiché così eviti che prendano aria, che si ossidino ed eviti mille confezioni mezze aperte. Ovviamente anch'essa è vuota, riposta accuratamente su altre scatole (le stesse dove trovi salumi e formaggi, in un incastro degno del Tetris, che rende però impossibile l'approvvigionamento delle vettovaglie. Prima devi tirar fuori tutto).

- Motociclisti in pantaloni di lino e scarpe infradito. Un must. Sono la cartina al tornasole della bella stagione; dal momento che ne vedi più d'uno capisci che l'estate è davvero arrivata. Ma perché? Perché andare in giro con le infradito? A prescindere dal fatto che se cadi ti devasti il piede, ma perché tu, uomo, devi andare in giro come se fossi in spiaggia?

- I citazionisti indefessi, ma anche solo ed esclusivamente fessi. Quelli che non riescono a non imparare a memoria frasi ad effetto per poi sciorinarle alla prima occasione; quelli che hanno il potere di creare una magnetica aura di odio attorno ad alcuni autori, molti dei quali magari sono i tuoi preferiti (allora in quel caso più che odio provi pena, pena per le sofferenti spoglie che ballano la mazurca a ogni citazione sospinta). Che poi, loro saranno anche fessi ma lo sono molto di più coloro i quali li erigono a simulacro di sapienza.

- Leggings usati impunemente al posto dei pantaloni - E mi rivolgo sia a chi possiede un retro con una certa carenatura ergonomica, sia a chi possiede le fattezze aerodinamiche della proverbiale mongolfiera. Volevo dirvi che il tessuto in certe zone, se teso a dovere, si sgrana e che non ho proprio voglia di sapere che mutande indossate - a volte va anche peggio e siamo costretti anche alla visione della forma delle vostre parti basse. Ma ancora, i leggings portati con le ballerine. No, davvero, no (a parte che personalmente le ballerine dovrebbero essere dichiarate illegali).

- Dulcis in fundo: i Grammar Nazi. Attenzione, non sto dichiarando di non voler esistere, semplicemente credo fermamente che, nel momento in cui tutti fossero in grado di porre un minimo di attenzione al loro uso della lingua madre (ma anche delle altre, suvvia), io e tutti i miei compagni di merende perderemmo ogni raison d'être. Aiutateci ad aiutarvi. Oppure no, continuate così, fateci del male e dateci un tangibile segnale, così sappiamo quali persone scartare e quali no. Questo atteggiamento mi ha portata a diventare fan di alcuni gruppi su Facebook: L'italiano non è una cazzo di opinione. Imparalo./Scartare corteggiatori e potenziali amanti per gli errori grammaticali./Esame di grammatica italiana all'università./Casli - Comitato anti stupro della lingua italiana (tanto per citarne alcuni).


Tortelloni svuotafrigo
Ingredienti:
- 100 grammi di farina di semola
- 100 grammi di farina integrale
- 2 uova
- 80 grammi di formaggio spalmabile
- 1 porro
- prosciutto crudo
- granella di pistacchi
- olio d'oliva q.b.
- sale q.b.

C'era una volta del prosciutto crudo nel mio frigo. Quel tipo di prosciutto crudo un po' troppo salato e affettato un po' troppo spesso (e poco volentieri); povero prosciutto, denigrato dai commensali. 
Allora ho pensato: beh mi sa che l'unica via per consumarlo è tritarlo e usarlo per un qualche ripieno. Ed ecco come ho fatto: ho epurato le fette dal grasso in eccesso e le ho adagiate con grazia nel mixer, ho aggiunto un panetto di un formaggio spalmabile dal gusto neutro. 
A proposito di roba abbandonata nella mia cucina, c'era una volta un porro abbandonato al suo destino, vagava solitario nell'angolo delle verdure e cercava di fare amicizia con aglio e cipolla. Ma loro, marrani, si sono messi d'accordo per isolarlo. Allora l'ho pulito, l'ho tagliato in cinque pezzi e l'ho sbollentato per qualche minuto in acqua leggermente salata. Dopo averlo scolato gli ho proposto un sodalizio con altri due outsider: il prosciutto vituperato e il panetto highlander.
Ho frullato per qualche minuto aggiungendo l'olio poco a poco, se il vostro prosciutto non è particolarmente salato aggiungete anche del sale e, se vi piace, anche del pepe nero (per la cronaca, il ripieno l'avrei mangiato a cucchiaiate, spalmato sulle bruschette, utilizzato per condire delle tagliatelle).
Prendete la farina, setacciatela, create il proverbiale cratere e rompetevi dentro le uova, sbattetetele con cura con una forchetta e iniziate a impastare, aggiungete un pizzico di sale (se la pasta dovesse sembrarvi poco elastica, provate ad aggiungere un paio di cucchiai di acqua tiepida). Come ben sapete la pasta all'uovo deve essere trattata male, sbattetela ogni tanto sulla spianatoia con aria sprezzante e, quando avrete un bel panetto liscio, avvolgetelo in un panno e lasciatela riposare per 30 minuti in un luogo fresco e asciutto (non pensate minimamente di metterla in frigo).
Stendetela con cura, create i vostri ravioloni, o tortelloni, o quel che vi pare, la forma decidetela voi, quadrati, rontondi, a caramella, trapezoidali...
Cuoceteli in abbondante acqua salata (quando iniziano a tornare a galla sono pronti) e saltateli in padella con olio e granella di pistacchi (o burro e salvia, o erba cipollina).



mercoledì 9 maggio 2012

Questo è tutto.

Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto. Oscar Wilde (tanto per fugare ogni dubbio - sapete com'è di questi tempi, magari si corre il rischio di attribuirla a Jim Morrison, a Fabio Volo, a Paolo Coelho).

Oggi si parla di questo, libri. Come vi suggerisce l'e-card qua accanto, sì, vi giudicherò - anche malissimo e a spada tratta - dai libri che leggete. Perché per l'appunto non è difficile scegliere un buon libro eppure se guardate le "classifiche di vendita" mi viene solo da regalare quel che rimane del mio bolo digerito a questi sedicenti (sedicenni), famigerati, lettori - in questi casi mi torna in mente il buon Bradbury quando diceva "Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive.". Effettivamente è più semplice scegliere un libro senza contenuti che non faccia pensare, no? NO!
Si parla di libri, mi sembra essere stata chiara. 
Perché leggo da quando ho memoria; o meglio, il primo regalo ricevuto sono stati due enormi volumi di fiabe (libri che mi sono stati letti la sera prima di dormire, tanto per avallare un articolo letto al massimo un paio di anni fa su una delle testate nazionali che consigliava di leggere ai bambini, perché gli avrebbe fatto bene...).
Leggo da sempre, dicevo, molto spesso passavo i pomeriggi leggendo e ignorando i bambini che continuavano a chiamarmi dal cortile, ehi, io stavo leggendo Alice nel Paese delle Meraviglie o Il Mago di Oz, Pattini d'Argento o Piccole Donne, non avevo tempo per giocare (stizzita, snob, tsk).
Non riesco nemmeno a quantificare il numero esatto di libri letti, molti li ho anche riletti e non saprei nemmeno se considerarli come uno o mettere una tacca ogni volta che li rileggo (e va bene, ce l'ho più lungo, ok).
Insomma, sono sempre stata una divoratrice di libri, prima magari mi limitavo a prendere quelli che c'erano in casa, a caso (la qual cosa probabilmente non era del tutto negativa, in quanto ho evitato a lungo una patologia di cui vi parlerò dopo). Ora che ci penso, prenderli a caso mi ha evitato per lungo tempo anche il meccanismo tipico del librofago: occhi spiritati, tremori vari, stato confusionale. E ora, che cosa leggo?
Negli ultimi anni mi è capitato fin troppo spesso, dopo aver finito il Signore degli Anelli, o dopo L'insostenibile Leggerezza dell'Essere, dopo Baudolino (eccetera): compro un sacco di libri, ne inizio uno, lo finisco, magari lo finisco anche in pochissimo tempo, entro nella trama, divento uno dei personaggi (a turno), letteralmente. E poi? E poi finisce... Hai altri libri impilati in attesa di essere letti ma tu ne vuoi un altro come quello...
Qui scatta un atteggiamento masochista, chiedere consiglio, magari sui social network: ho appena finito di leggere questo, adesso cosa mi consigliate? Perché masochista? Perché la gente non è del tutto cosciente di una certa, rara patologia di cui soffro; patologia meglio conosciuta come "razzismo sulla scelta dei libri" e allora inizia a consigliare ogni tipo di volume possibile e (in)immaginabile - razzismo che è stato ben nutrito dal corso di studi che ho scelto, mi piace dare la colpa alla facoltà di Lingue per avermi dato gli strumenti per poter giudicare bene, benissimo, male, malissimo un libro.
Leggo preferibilmente libri di autori italiani, inglesi e tedeschi, preferibilmente libri scritti entro il 1800 (ci sono le dovute eccezioni e le trovate come esempio nei libri citati più sopra), leggo con piacere i classici romanzi strappalacrime, libri medievali, libri di poesia. No, non leggo fantasy (a meno che non sia Tolkien - e non vi sto vedendo fare un inchino, fatelo), no per favore, non leggo roba contemporanea, a meno che non siano saggi - oh sì, ditelo pure, leggo cose noiose e le leggo anche di gusto.
Giro per le librerie e inorridisco, davvero, pensare che nell'ultima settimana di questo aprile 2012, tra i libri più venduti ci sia quello di Luciano Ligabue, che non è uno scrittore, quello di Alessandro Baricco, del quale basta leggerne due a caso per averli letti tutti, quello di Carlo Verdone, il quale, a costo di ripetermi, non è uno scrittore, mi fa stare male... Crampi, fortissimi. Gente che si illude di leggere perché Coelho è profondo, e Volo è uno di noi (e no, non ditemi che state pensando all'ottimo Orwell quando sostiene che "I libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già sappiamo")
Ammazzatemi, no meglio, ammazzatevi. 
Che poi io il nemico lo conosco, non è che sparo a caso: mi hanno regalato L'Alchimista quando andavo ancora al liceo, ma, male per lui, avevo già letto Siddartha di Hesse. Nel complesso ai tempi non giudicai malissimo il libro, eppure mi puzzava già di copia riveduta e alleggerita. Volo? E che ci vuole: vai in libreria, prendi un libro a caso e non c'è nemmeno bisogno di sfogliarlo, basta aprire a caso e PEM una bella frase fatta, riscritta in modo profondo (profondo quanto una pozzanghera). Ho anche letto Moccia eh, mi incuriosiva un sacco il perché di questo fenomeno scoppiato anni or sono. Era la versione Treccani del Cioè. 
Italiani, già leggete poco, i dati sono sconfortanti e le scuse che adottate sono patetiche (noia? Poco tempo? Il costo dei volumi? Ma la migliore per me rimane sempre "è scritto troppo difficile"), ma quel poco che leggete, volete almeno sceglierlo con cognizione? 
Disgustorama...

Lasagne al prosciutto cotto e porri.
                                    

Ingredienti:
- lasagne
- 200 grammi di prosciutto cotto da tagliare a cubetti
- 2 porri
1/2 bicchiere di vino rosayto 
- 400 grammi di besciamella
- 4 sottilette
- grana grattugiato q.b. 
- prezzemolo q.b.
- latte q.b.
Pulite i porri eliminando la parte verde, divideteli in tre parti e poi per il lungo, quindi tagliate ogni pezzo a stricioline di 3 mm circa di spessore. Scaldate un po' d'olio in una wok e fate appassire rosolate i porri per qualche minuto. Siccome io non uso molto olio per cucinare (stavolta a occhio direi un 4 cucchiaini), ho aggiunto un dito di acqua. Per aggiustare di sale ho usato mezzo dado. A questo punto tagliate il prosciutto a cubetti di circa mezzo centimetro di lato, se non avete tempo usate pure il prosciutto già tagliato a cubetti. 
Unite i dadini ai porri e fate soffriggere per 3-5 minuti, mescolando, quindi il mezzo bicchiere di vino (la ricetta che ho trovato diceva bianco, io avevo il rosato e ho usato quello). 
Mentre la mistura di sughetto di porri e di vino evapora (mescolate spesso) a fiamma bassa, preparate la besciamella. Io ho usato quella pronta, alla quale ho unito del prezzemolo, un po' per il sapore, un po' per il colore. Per rendere la besciamella pronta un po' più cremosa e malleabile l'ho stemperata con un po' di latte. Non saprei dirvi quanto, ma il tutto deve risultare cremoso.
Prendete la vostra teglia, versate un primo strato di besciamella, uno di lasagna, poi i porri e il prosciutto, infine un po' di sottiletta (io avrei preferito usare dell'edamer o della mozzarella a panetto, hanno un sapore molto più delicato che secondo me si sposa certamente meglio col porro senza sovrastarlo, ma ho pensato a queste alternative sulla via del ritorno dal supermercato, indi per cui, questo c'era e questo ho usato).
Continuate a stratificare, con una teglia del genere non riuscirete a usare più di 4-5 fogli di lasagne (ah, le mie erano di quelle fresche, quindi non ho dovuto sbollentarle prima). Alla fine una bella spruzzata di grana e, se volete, qualche fiocchetto di burro (vi consiglio di non usare troppo grana, al solito non è nelle mie corde sentire un sapore più di un altro). Infornate a 200° per 15-20 minuti.

sabato 5 maggio 2012

Da dove è entrato, uscirà...

Attenzione il vostro software verrà aggiornato entro - tic, tac, tic, tac, tic, tac - procedere? Sì? No? Ritardiamo?
Ritardo?
Questa non ci voleva.
Ecco cosa succede nel cervello di una donna sin dalla nascita, aggiornamenti su aggiornamenti, alcuni sono obbligatori, non si scappa; altri sono opzionali, e bisogna essere bravi a non installare inutili ammennicoli dalla dubbia importanza.
Lancio Miss Dos 1.0 - Bambina > Adolescente
Questo aggiornamento è obbligatorio: il codice sorgente viene modificato, si passa a un sistema operativo completo e non c'è possibilità di recuperare i driver originali. Il rischio maggiore di questo aggiornamento è l'automatica installazione di una serie di gingilli inutili come il "riconoscimento abbinamento colori" o "ommioddio mi si è smagliata una calza", laddove prima i comandi erano "meh".
Versione 1.03 - Femmina (quasi) senziente > Fidanzata
Se, e sottolineo se, ci fossero ancora delle speranze per salvare questo essere dotato di entrate usb, ebbene, queste vengono tutte annullate nell'aggiornamento da semplice ragazza 1.02 a fidanzata.
Queste interfacce non sono sovrapponibili e, laddove si poteva avere tra le mani una apparecchiatura divertente con cui giocare a Prince of Persia, adesso abbiamo ottenuto l'equivalente di un pc da lavoro: niente giochi, niente passatempi (anche se ogni tanto, riavviando, si riesce a giocare per un po'), il rumore che la Fidanzata emetterà più spesso sarà quello dell'errore. E vediamo cadere questi poveri maschi, uno dopo l'altro, soccombere sotto gli aggiornamenti e ai plug-in che non riescono a disinstallare.
Versione 1.05 - Fidanzata > Moglie
Questa versione viene rilasciata solo per chi se la piglia, poiché, mentre è possibile sostituire una Fidanzata 1.03 con un'altra (e ognuna ha le proprie caratteristiche tecniche), questa è personalizzata: vengono aggiunte  delle migliorie a quelle già introdotte nella versione 1.03. Il problema è che le ultime applicazioni funzionanti nella precedente versione, adesso non si possono più eseguire, pena il messaggio di errore, perentorio. La versione 1.05 sviluppa un multitasking di tipologia preemptive, ossia, con prelazione (interrompe qualsiasi tipo di programma a prescindere da qualsivoglia condizione generale esterna).
Versione 2.0 - Mamma
Con il lancio della versione definitiva si passa a una RAM più potente, tale da permettere sia l'esecuzione di due o più processi che l'interazione con diversi utenti, contemporaneamente. Questo aggiornamento non può essere mai e poi mai disinstallato, al massimo aggiornato in Suocera 2.01 o Nonna 2.03.
Tra gli aggiornamenti del 2.0 ci preme sottolineare il megaudito (attivabile su richiesta della 2.0), ovvero: la macchina non risponde se interpellata da una stanza a un'altra ma sarà ipersensibile a bisbiglii di varia natura, soprattutto se emessi dai piccoli hard disk esterni.
Altro aggiornamento di rilevante importanza è la trasformazione in tutte e tre le sorelle di Occhi di Gatto quando viene sguinzagliata dal figlio Lupin: la capacità di far sparire le cose e di ritrovarle. In effetti questo più che un aggiornamento è un bug, perché la macchina Mamma decide arbitrariamente dove sarebbe meglio riporre quella determinata cosa e la ripone (questo bug si verifica anche se gli hard disk vengono spostati in altri appartamenti, lontani dalla giurisdizione 2.0).
Lo sviluppo della supervista, attivato soprattutto quando un dito del piede si intravede da una soglia. Il comando automatico dirà "hai spento la luce?", poco importa se tornerai in quella stanza dopo 3 secondi netti, devi spegnere la luce.
Altri bug segnalati sono il "mormorio" continuo e la "lamentela", vecchi retaggi del multitasking senza prelazione: la macchina va in automatico fino al termine del programma "lamentela" convinta però di ricevere qualche feedback dalle altre interfacce.
Tra le versioni internazionali abbiamo la 2.0 italiana, maggiore causa mondiale di figli poco autosufficienti - con le figlie femmine è diverso, si impegnano per creare delle Fidanzate e delle Mogli instillando l'ansia da ordine e pulizia, ma soprattutto la volontà di controllo. Questo tipo di software spesso non viene disinstallato da una nuova versione di Moglie 1.05, anzi, andrà a creare diversi errori di sistema, spesso dall'utente stesso, lasciato da solo e senza manuale, impotente di fronte a domande come "Ti vedo sciupato, non mangi? Nessuno ti prepara da mangiare? Cosa hai mangiato oggi?".

[post scriptum: il titolo del post si potrebbe definire come "l'educazione sessuale nel secondo dopoguerra", cioè come una vicina di casa ha spiegato a mia nonna com'è che avrebbe ottenuto l'aggiornamento da Moglie a Mamma]

Brutti ma buoni, ovvero Double Chocolate Chip Cookies
Ingredienti:
- 120 grammi di burro
- 230 grammi di cioccolato al latte
- 200 grammi di cioccolato bianco
- 140 grammi di farina
- 5 grammi di lievito
- 1 pizzico di sale
- 150 grammi di zucchero
- 2 uova più 1 tuorlo
- 1 bustina di vanillina

Sciogliete il cioccolato al latte a bagnomaria o al microonde e fatelo intiepidire (io ho fatto in microonde per fare prima). Nel frattempo tagliate il burro a pezzetti e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente (oppure, per fare prima, sciogliete anche quello in microonde. Ma state attenti che ci vuole un attimo per rovinarlo), poi unitelo allo zucchero e alla vanillina e sbattete con uno sbattitore fino ad ottenere un composto chiaro e cremoso (o usate un bel cucchiaio di legno, poiché l'olio di gomito non ha mai ucciso nessuno); unite una alla volta le uova, il sale e il cioccolato fuso ormai tiepido. A questo punto tocca alla farina e al lievito precedentemente setacciati.
Tagliate il cioccolato bianco in piccoli cubetti (sentitevi un po' killer anche voi, usate un coltellaccio come se il cioccolato bianco fosse il materiale più coriaceo della terra).
 Amalgamate i cubetti all'impasto...
Adesso viene la parte difficile: disponete il composto a cucchiaiate su di una teglia  foderata con carta da forno (io al posto del cucchiaio ho usato il cucchiaio da gelato, palline tutte uguali e il composto si stacca da solo senza insozzarvi le dita). Devo dirvi che questo impasto prende il premio come "impasto impossibile di tutto il 2012. Come potete notare dalla foto si espande da solo e arbitrariamente sulla leccarda e non c'è verso di farlo comportare diversamente (prossima volta aggiungo granella di nocciole).
Sulla leccarda limitatevi a 6 palline di composto, ben distanziate tra loro (cuocendo i biscotti si dilateranno e dismisura) e infornate in forno già caldo a 180° per 15 minuti e non in basso, vivaddio, il rischio è che dovrete buttare la prima infornata. Ecco cosa intendo con "si dilateranno": si uniranno tra di loro e non potrete dirgli di no.
Estraete i biscotti con una spatola e poggiateli su un piatto, su un tagliere o su una gratella per farli raffreddare. La ricetta originale diceva che i biscotti dovrebbero avere un diametro di 8-9 centimetri. Come da titolo sono brutti, davvero, ma l'odore e il sapore donano raison d'être all'impasto antipatico.