venerdì 30 novembre 2012

Ed è finita a feticcio, una stagione dopo

Mi sembra d'uopo fornire una spiegazione sul titolo degli ultimi due post per i nondialettoparlanti. C'è un modo di dire delle mie parti  che viene utilizzato quando si vuole intendere che qualcosa è andato storto, o male. Tale modo di dire  è "è finita a feto". Il resto potete immaginarvelo. Tutta questa manfrina di due post sul feticismo che ho sviluppato verso determinate pellicole è solo un'abile mossa per fornirvi una ricetta. Ebbene, l'altra volta ho solo introdotto la questione, stavolta vengo coadiuvata da questo gioviale Babbo Natale che si chiede come mai, già alla fine di Ottobre, sia possibile trovare decorazioni decembrine. Io dico no alle stelline, al rosso, al dorato e al pungitopo prima dell'inizio di dicembre, anche perché mi fa un po' specie passare la festa di Ognissanti canticchiando "leeescrismas aigheiviu maihart". Da un lato si sa che dopo Ferragosto il Natale è alle porte, quindi perché iniziare qualsivoglia dieta, dall'altro mi sembra di vivere in un mondo di zombie dove io, appena tornata su dalla mia fossa, regalo il mio cuore a qualcheduno, al primo che passa. Torniamo ai film che devo vedere ogni anno. Vi chiederete perché mai non vi dono la lista dei libri che leggo ogni anno (sì, lo so, se non svio dall'argomento principe ogni due righe non sono contenta) e la risposta io ve la do: leggo un solo libro ogni anno ed è la mia unica tradizione natalizia (La freccia nera n.d.r.) e in un'ora e mezza riesco a rivedere un film, coi libri impiego più tempo. Per l'appunto, i film. Sono sul filo del rasoio sia per fornirvi la lista dei film che guardo ogni anno in preparazione ad Halloween (e no, non starò qui a spiegarvi perché la concezione di festa americana sia totalmente erronea) che per regalarvi l'esperienza dolciaria migliore della vostra vita - o, quantomeno, quella migliore da preparare a casa una volta l'anno. Sarò banale - sì - ma ogni anno guardo in fila per tre col resto di due: Beetlejuice (1988, con una giovanissima Winona Ryder), un inedito Tim Burton pre-era Johnny Depp, seguito dalla tripletta Edward mani di forbice (1990)Nightmare Before Christmas (1993) e Il mistero di Sleepy Hollow (1999). Per variare un po' torno indietro nel tempo e ripesco un film della Disney con una giovane e sconosciuta Sarah Jessica Parker e una altrettanto sconosciuta (e molto molto molto giovane) Thora Birch - avete strabuzzato gli occhi ed esclamato "chi?", dai su che la conoscete, è la figlia di Kevin Spacey in American Beauty - adesso avete detto "aaaaaah" annuendo -; il film in questione è Hocus Pocus (1993) e nemmeno io ricordo quante volte l'ho visto coi miei fratelli. Concludo in bellezza con La sposa cadavere (2005) e Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007) - ancora ricordo con stupore le ragazze al cinema che non avevano idea di cosa aspettarsi e che nemmeno a metà film si sono alzate e sono andate via, schifate. Troppo sangue. Sangue finto. Talmente finto che nemmeno era salsa di pomodoro, aveva la consistenza del Lacquer Rouge Carat della Chanel. Lista dei film per la festività in questione conclusa, torniamo all'argomento principe ovverosia l'incalzare delle festività che ci impedisce di godere appieno bla bla bla bla. Tutte palle. Tutte storie. Tutte manfrine. C'è una cosa che devo fare ovunque io mi trovi: mangiare le Rame di Napoli nel periodo compreso tra l'ultima settimana di ottobre e la prima di novembre. Questo perché è ancora l'unica cosa, assieme alle chiacchiere carnascialesche, che si trova in determinati periodi. Per cui non esiste festa dei morti senza le Rame di Napoli (per la cronaca non ho ancora capito perché si chiamino così, visto che a Napoli non hanno idea di cosa siano). La ricetta originale prevede un velo di marmellata di arance tra il biscotto e la glassa, quindi se avete voglia, usatela però, percaritàddiddio non sostituitela con la Nutella.

Rame di Napoli
Ingredienti:
- 1 kg di farina 
- 500 grammi di burro
- 500 grammi di zucchero
- 6 uova
- 8 cucchiai abbondanti di miele
- 250 grammi di cacao amaro
- 30 grammi di lievito
- 2 bustine di vanillina
- 2 bicchieri di latte
- 2 limoni
- 6/8 chiodi di garofano
- 2 cucchiaini di cannella
- 800 grammi di cioccolato fondente

Ammorbidire il burro e lavorarlo con lo zucchero (con un cucchiaio di legno, una frusta a mano oppure con le mani) fino a farlo diventare cremoso; aggiungere la farina e le uova. Impastare tutti gli ingredienti come per una normale frolla. Anche per questo motivo è bene impastare sin dall'inizio con le mani. Attenzione: sono previsti cirrostrati di farina sui vestiti, sul tavolo, sugli altri ingredienti. Non disperate, è normale.
Aggiungere il cacao setacciato e continuare ad amalgamare gli ingredienti (con un cucchiaio o le mani). Aggiungere il miele e la vanillina. Attenzione, se avete già notato una rivolta con nuvole di farina, il cacao farà la stessa cosa. Sono previsti quindi cumulonembi di cacao sui vostri vestiti. Il composto vi sembrerà piuttosto duro ma non disperate, non aggiungete altre uova o ulteriore burro. 
Intanto scaldate il latte con la buccia dei limoni, la cannella e i chiodi di garofano.
Quando si è intiepidito filtrate e aggiungete il lievito precedentemente setacciato (attenzione perché il lievito tende a reagire, aumentare e fare la schiuma). Attenzione di nuovo, dopo il cumulonembo di farina e il cirrostrato di cacao, anche il latte potrebbe pensare di creare una precipitazione. Continuate a non disperare e impastate. Il composto alla fine dovrebbe risultare cremoso.
Per fare la forma delle Rame basta prenderlo a poco a poco e lavorare le palline con due cucchiai a formare delle polpettine allungate (traduzione plebea della quenelle).
Distanziate le polpette, poiché in forno tendono a lievitare e se non c'è spazio a sufficienza si attaccheranno tra di loro. Vanno in forno preriscaldato a 180° per 10/12 minuti.
Come ultimo passo sciogliete a bagnomaria il cioccolato fondente precedentemente spezzettato e, per evitare che si addensi troppo, mettete un po' di burro. Bagnate le rame superiormente e guarnite con pistacchio in polvere (se ce l'avete, sennò fate senza come me, non muore nessuno). 
Lasciare addensare la glassa e servire. Con questa dose sono riuscita ad avere quasi 80 biscottoni.







sabato 3 novembre 2012

Ed è finita a feticcio


Una volta la vita era scandita dalla ciclicità di alcuni fenomeni come la presenza (o meno) di alcuni tipi di frutta e verdura. Tale reperibilità spesso influenzava anche la preparazione dei proverbiali piatti tipici. Il piatto tipico di solito veniva anche associato a una determinata festività. (certo, accadono cose strane come trovare tra le pietanze estive una focaccia rinforzata e ripiena di formaggio e salame, cotta in compagnia di strutto e pancetta solo perché i fiori di sambuco si trovano solo in estate, ma non sindachiamo le stranezze della natura sennò mi tocca chiamare nuovamente Superquark e sono in tanti e ho appena pulito, non ho le pattine per tutti). Poi è arrivata la televisione.E la pubblicità.E i film, sempre quelli, sempre negli stessi periodi. Era bello quando dopo ferragosto iniziavano a trasmettere la pubblicità degli zaini, degli astucci, dei diari (cito utilizzando il lessico imparato a memoria durante i duri anni della gioventù tra un cartone animato e un altro). No non era bello, perché ti ricordava che di lì a poco sarebbe ricominciata la scuola; col senno di poi (di adesso) mi permetto di dire che era meglio prima, perché adesso finisce la scuola e già a metà giugno ricominciano a bombardare i giovini virgulti con le réclame dei loro beniamini (da leggere con tono da vecchia nostalgica, sottotitolo "si stava meglio quando si stava peggio e potevamo anche lasciare le porte aperte"). Ma non divaghiamo, torniamo alla nuova ciclicità degli eventi scandita dalla televisione e come questa stia ancora influenzando in qualche maniera la mia vita. Non passava natale senza aver visto Il piccolo Lord (classe 1980)Mamma ho perso l'aereo (1990)Pomi d'ottone e manici di scopa (1971, con una rampante Signora in giallo). Menzione speciale per il 24 o il 25 dicembre, tanto per fare tardi al pranzo o alla cena: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (a scelta tra l'originale del 1971 oppure il remake del 2005). Qualcuno mi dice che ogni anno trasmettono Una poltrona per due, ma io non l'ho mai visto, quindi non posso garantire la veridicità dell'affermazione. Infine, visto che tra il piccolo Fauntleroy e il nuovo Willy Wonka ci troviamo nel regno del caschetto, mi permetto anche di scatenare i vostri incubi con Fantaghirò, una bellissima serie fantasy dagli effetti speciali strabilianti che, negli anni, è stata declassata dalla prima serata, al pomeriggio, per poi passare a serie notturna. Insomma tutta questa pappardella per dirvi due cose: io ogni anno devo guardare una determinata serie di film (non temete, ora li elenco) e che tutto il mondo è paese, quindi questa lista di film natalizi è uguale dappertutto.
Siccome non sono assolutamente un tipo abitudinario non ho idea di quali siano i film che ogni anno devo vedere e non ho sviluppato una tendenza al feticcio filmografico, pena il senso di colpa che va ad alimentare il reflusso gastroesofageo, con conseguenti bruciori di stomaco, tosse e quant'altro.
Quest'estate non ero in Italia, quindi non ho potuto godere della consueta programmazione televisiva. Un giorno di ottobre come un altro mi sono resa conto di aver saltato la visione di Dirty Dancing. In effetti mi mancava qualcosa, quel senso di soddisfazione nel vedere la bruttina seria di turno che riusciva a sopravvivere al villaggio vacanze pullulante di animatori, imparare a ballare e così ad attirare nella sua tela l'aipoche istruttore di ballo trasformandolo nel salvatore della patria con tanto di frase ad effetto 
"Nessuno può mettere Baby in un angolo" (respirate, non ho messo la punteggiatura apposta per alimentare la suspance). E non ho nemmeno visto Sapore di mare, filippica delle estati in Versilia, tra balli di gruppo e gruppi di giovani che cantano canzoni del tempo che fu, quando ancora il De Sica figlio non si era del tutto rimbambito. Spettacolare revival culminato dalla battuta di carattere dadaista-filosofico "Pizza fredda e birra calda, sempre tutto al contrario" messa in bocca alla Giorgi durante un simposio in compagnia di un Massimo Ciavarro che passava di là. Questo mi porta indietro nel tempo, alle mie vecchie estati passate rinchiusa nella casa di montagna e con una tv (non vi dico la cultura di commedia sexy all'italiana che mi sono fatta) e con i conseguenti film: Grease, la storia più vecchia del mondo (fai il bullo con gli amici, prendi una donna, trattala male, lei per il dolore si trasforma in un troione e tu torni da lei); Il tempo delle mele, ovvero come instillare l'odio verso la Francia con questa adolescente troppo figa che limona (mentre tu figa non sei); Laguna blu, perché se con Georgie non eravamo riusciti a capire bene l'incesto tra fratelli non consanguinei, qui stiamo proprio mettendo le cose in chiaro (punto di merito però perché solleva l'annosa questione del menarca). E a proposito di adolescenza, non poteva certamente mancare la doppietta Sixteen Candles e Pretty in Pink (rispettivamente 1984 e 1986): questi li trasmettevano a distanza così ravvicinata che li ho sempre confusi creando delle commistioni di trame e attori che non vi dico.
Per queste due stagioni è tutto, andate in pace. O in cucina.


Lasagne con salmone e porro
Ingredienti:
- 1 uovo
- 1 bicchiere di farina
- 1 bicchiere di latte
- aneto q.b.
- 1 confezione di salmone affumicato
- 1 porro
- 2 confezioni di panna
- pepe nero q.b.
- noce moscata q.b.
Mescolate l'uovo con il bicchiere di latte, quindi aggiungete la farina setacciata. Mescolate con cura e prestando attenzione: il grumo è sempre dietro l'angolo e non ci sono le Tartarughe Ninja a salvarvi. Aggiungete l'aneto all'impasto e un pizzico di sale (quanto aneto? Quanto vi pare). Lasciate il composto a riposare per un'ora, coperto e in frigo.
Perché vi faccio preparare il composto per le crêpes? Perché avevo voglia di lasagne e non avevo voglia di impastare o di andare a comprare le lasagne precotte. Scaldate un po' di burro e iniziate a preparare le vostre crêpes (io che non possiedo una padella antiaderente e il detto afferma che "chi nasce tondo non muore quadrato" e allora ho preferito farle direttamente a forma di teglia, un mestolo e mezzo di composto all'incirca).
Giratele da un lato, dall'altro, cuocetele per bene. Io le ho fatte un po' più spesse, voi potete usare meno impasto e creare più strati di lasagna.
Quando avete finito con le crêpes passate al porro: mondatelo, tagliatelo a fettine sottili, stufatelo in padella con un po' di dado finché non sarà morbido.
Composizione della lasagna con dovuta premessa: lo so che avrei dovuto preparare la besciamella ma non avendo gli strumenti adatti come una buona pentola e una bilancia, la prima volta che la preparo qua preferisco farla per bene e non quando non ho voglia di uscire a comprare ulteriori ingredienti. Prendete la panna e aggiungete della noce moscata tanto per illudervi come me di avere della besciamella. Quindi spalmatene un po' sul fondo della teglia, aggiungete una crêpe, il salmone, nuovamente la panna e il porro. Continuate così finché volete. Ultimo strato di panna con spruzzatina di pepe nero e infornate a 200° per 15 minuti.