domenica 14 ottobre 2012

Age of consent - Ho l'età o non ho l'età

So di non essere da sola, lo sento. So di non essere l'unica che si rende conto di pensare o agire in determinate maniere per poi sentire una vocina nel cervello esclamare "machedavero?". Sì cavoli, davvero. E adesso mi rendo conto che tutto inizia qualche anno fa quando decido che non potevo più fare la vita da universitaria dissoluta e che dovevo mettermi di buzzo buono per laurearmi: basta uscire ogni sera e tornare a orari improponibili, ci si alza la mattina a orari decenti e si va in emeroteca a studiare, niente uscite infrasettimanali, si esce il venerdì, o il sabato, una sola volta a settimana sennò "poi mi stanco troppo e la mattina chi si alza per studiare?". Primi segnali di anzianità rispetto al liceo, quando si andava a dormire quando albeggiava perché The Sims ti aveva tenuta sveglia tutta notte, e chi se ne frega se dormo solo 3-4 ore, sono giovane, ce la faccio. Segnali che avevo ignorato perché pensavo fossero una conseguenza della decisione di cui sopra. Adesso però sto facendo due più due e mi sto terrorizzando. Sto diventando grande, a tratti sto anche diventando vecchia...
Atto I: sono le sei e mezza del mattino e io sto camminando per raggiungere la fermata dell'autobus bardata di tutto punto perché ci sono 15 gradi e devo raggiungere le mie vacanze. Mentre cammino un pensiero si fa strada improvvisamente "ma non ho spazzolato la giacca". Problema I: quando mai prima ti è mai importato dei pelucchi sulla giacca o sui pantaloni? Ma tant'è, faccio outing: ho comprato la spazzola per i vestiti, una cosa che avevo sempre usato a casa ma che mai avrei pensato di comprare per me. La spazzola iniziamo a usarla perché si è grandi o perché si è vecchi?
Atto II: osservo le mie scarpe e penso che il loro colore sia un po' spento. Problema II: è una vita che quegli anfibi chiedono pietà e di essere lucidati e tu no, imperterrita. Altra confessione: ho comprato il lucido per scarpe. Non per gli anfibi, sia chiaro, ma per le scarpe che uso al lavoro, gli anfibi sono la mia comfort zone, la mia coperta di Linus, la certezza che ancora non sono troppo vecchia, quindi sporchi sono e sporchi rimangono. Il lucido da scarpe ci serve perché si è grandi o perché si è vecchi?
Atto III: classica unghia rotta, classica situazione in cui indossi i collant e temi di dilaniarli in una maniera che nemmeno i Sex Pistols avrebbero potuto. Epifania! Problema III: jeans strappati? Maglie bucate? Signori perdonatemi ma ho comprato un kit da rammendo. Il pensiero di un bottone mai più riattaccato o di una calza lievemente bucata mi ha donato brividi per tutto il corpo. La necessità del kit da cucito è sintomo di maturità o di anzianità?
Atto IV: sempre in tema di scarpe sto diventando sempre più Cenerentola. No, niente scenari romantici, semplicemente ogni 2 minuti rischio di cadere in ogni punto dell'ufficio perché, dopo anni di scarpe da tennis e anfibi, sono abituata a camminare non curandomi di poter perdere le scarpe e allora lancio il piede verso il suolo come capita prima. Problema IV: usare le ballerine e cadere davvero in ufficio oppure perdersi le scarpe sulle scale. Usare le ballerine fa di me una persona matura al lavoro oppure terribilmente anziana? In questo caso, credo, nessuna delle due, mi rende solo ridicola, soprattutto quando cado come se avessi 1 anno.
Atto V: mi alzo ogni mattina verso le 7:30, quindi massimo alle 23:00 cerco di essere sotto le coperte. Problema V: non riesco più a stare sveglia oltre determinati orari. Questo mi rende grande o vecchia? Solo vecchia, fidatevi, perché la conseguenza è che, assieme alla questione "non esco nei giorni feriali" si è aggiunta anche quella "qualsiasi cosa faccia, devo essere a casa massimo a quell'ora perché poi devo dormire, perché sennò l'indomani al lavoro non capisco niente". Tristezza? Non è finita qui. Ormai i bioritmi sono andati a quel paese, quindi anche il sabato e la domenica non riesco a stare troppo a letto oppure fare troppo tardi. 
Atto VI: mi trovo in un locale per vedere un concerto e mi chiedono se voglio una birra. Qualche anno fa non avrei potuto che dire sì. Invece stavolta ho detto di no. Problema VI: non bevo più tanto quando sono fuori perché il pensiero di dover cercare e poi usare un bagno pubblico non mi rende un belgioioso. Quindi basta anche ai fiumi di birra. Sono vecchia o sono matura?
Atto VII: ogni tanto, da qualche anno, mi concedo l'estremo lusso di comprare dei vestiti che non siano neri. Problema VII: non starò esagerando coi colori? Cos'è tutta coquetterie? L'unica ragione è che ormai sono sufficientemente grande per non dover dimostrare determinate cose e per non prendermi troppo sul serio. Quindi se voglio comprare vestiti color ottanio, viola, bordeaux oppure indossare una collana con un coniglietto (ahem, nero) che mi fa sentire tanto Alice nel Paese delle Merdaviglie, io lo faccio, ok? Sì, probabilmente questa cosa non mi rende vecchia, solo grande.
Atto VIII: cosa fai durante un sabato mattina di un weekend toccata e fuga a casa di amici che sono anziani quanto te? Siccome siamo cresciutelli per organizzare cose speciali da fare assieme e siccome non abbiamo bisogno di gesti plateali per dimostrare il valore del rapporto, anche se sono nove mesi che non ci si vede l'unica cosa da fare è mettersi sul divano a guardare programmi di cucina con una maschera all'argilla in faccia (questo, per la cronaca, ci rende grandi e maturi). Che poi a stessa sera dopo il concerto si torni a casa (verso le 23:00) a guardare cartoni animati e mangiare pizza e sandwich con nutella e burro d'arachidi, sorseggiando the da tazze nerd non è un altro paio di maniche, è lo stesso, solo che è un po' da anziani, dato l'orario, e un po' da grandi (ah, il lusso del cartone animato alle 23:00 mangiando quel che si vuole).
Atto IX: dormire con qualcuno. Se all'inizio è una cosa scomodissima ma che si vuole fare, costi quel che costi, pure se fa caldo; se dopo un po' ci si abitua del respiro dell'altro sulla faccia (e solo io so quanto la cosa mi infastidisca), si trova una posizione e si fa perché fa piacere, dopo un po' non si sente più il bisogno. Un po' perché non si deve più dimostrare niente, un po' perché scatta la tecnica del piedino appoggiato dove capita prima. Trovo che sia un segnale: non dormiamo appiccicati ma quel piede lì vuol dire che sono qua, che in caso, se ne avessi voglia, puoi anche abbracciarmi. Questo ti rende grande finché non decidi di dormire in stanze separate perché sei anziano e non vuoi che ti si disturbi mentre dormi (in pratica io mi prendo pause dalla mia condizione di anziana).

Per fortuna non smetto di fare cose stupide come entrare nel panico o fare figuracce imbarazzanti e per fortuna ancora non ho iniziato a stirare o a separare i bianchi dai colorati. Quest'ultima azione potrebbe significare l'inizio della fine. Per fortuna ancora mi diverto ad alzare polveroni per polemiche fini a se stesse e per fortuna non devo ancora prendere decisioni importanti, quello sì che sarebbe da persone grandi e mature.


Polpette di grano saraceno:
Ingredienti:

- 200 grammi grano saraceno
- 1 dado
- 1 scatoletta di tonno
- 3 uova
- mix di spezie: aglio, pepe nero, maggiorana, timo, salvia, coriandolo, timo, prezzemolo, rosmarino (insomma, quello che più vi piace)

Prendete una sera in cui siete annoiati e volete preparare qualcosa per il pranzo dell'indomani. Ponete il caso che non avete troppi ingredienti in casa. Ehi, ma ho delle granaglie in casa che non ricordo nemmeno cosa siano. Ta-dan! Google translator - tippitippitippi - ah, grano saraceno, pazzesco.
Prendete il grano saraceno e fatelo bollire in acqua salata con un dado (non vi dico la cottura perché suppongo che dipenda dal tipo di grano che comprate, il mio ci ha messo 20 minuti). Scolatelo e mentre si raffredda pensate a cosa potreste farci. Ma sì, ci metto una scatoletta di tonno, ma no, non elimino l'olio in eccesso. Mescolate bene e poi aggiungete le uova. Io ne avevo 3, all'inizio ne ho messe solo 2 anche perché non potevo sapere a priori della consistenza. Poi ho pensato "vabbè, povero uovo, rimane da solo".
Riscaldate il forno a 180°. Mettete la carta forno sulla teglia e con le mani create delle pallette che schiaccerete leggermente una volta adagiate.
Infornate per 15 minuti. A metà cottura però girate le polpette, io non sapevo come e se si sarebbero cotte da entrambi i  lati in quanto era la prima volta che mi cimentavo (ovviamente servitele con la salsa all'aglio di cui vi ho già parlato ). A me sono venute 17 polpette, il che è un problema per il mio cervello malato, perché 8 sulla teglia ci entravano perfettamente, ma non potevo infornare una terza volta per una sola polpetta, quindi ho dovuto fare spazio.