sabato 29 giugno 2013

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...was all the rage, never meant to say anything.
Smashing Pumpkins - Black Page - Adore (1998)


Insomma, avete presente quando avete troppe cose da fare e alla fine non fate nulla?
Io, in questo esatto momento. Ogni giorno succede qualcosa e dico sempre "ah bello questo spunto ora ci scrivo su un post". Puntualmente mi dimentico, sia di scrivere che lo spunto, quindi fuffa. Per di più, quando provo a pensare allo spunto mi si accavallano i discorsi, in barba alla coerenza e alla coesione del testo. Siccome sono pigra e non ho voglia di schematizzare tutti questi pensieri, lascio perdere.
Mi ricorda quella volta in cui avevo prestato alcuni volumi della mia antologia di letteratura italiana a una mia collega e lei si divertì a sottolineare (con la matita, per fortuna). Per chi è un feticista del libro - come me - questa violenza della sottolineatura altrui è peggio di uno stupro. Per cui mi sono messa di buzzo buono e, gomma alla mano, ho cancellato pagina dopo pagina. Ma qui arriva il fattore emozione: le pagine dell'antologia sono poco più spesse di quelle di una bibbia o di un vangelo, quindi a un certo punto, inevitabilmente, un colpo di gomma ha strappato - esattamente al centro di una poesia - il foglio. Per pochi secondi ho visto tutto bianco e le bestemmie mi si sono accavallate. Si sono accavallate talmente bene che sono rimasta in silenzio, chiusa nel mio dolore. Come quando risolvi le equazioni e cominci a depennare le x e gli elementi che si somigliano.
Credo che l'effetto sia come quello di un esperimento (esperimento di Newton, mi dicono dalla regia) che mi hanno mostrato alle elementari: prendete un disco di carta, dividetelo a spicchi e colorate ogni spicchio con i seguenti colori: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Fissate il disco al trapano e osservate cosa succede ai colori.

Crostata con budino al cioccolato e uvetta
Ingredienti:
- 250 grammi di farina
- 100 grammi di zucchero a velo
- 2 uova
- 125 grammi di burro
- 1 bustina di vanillina
- 1 pizzico di sale
- 1 litro di budino al cioccolato
- uvetta q.b

Prologo:
Cosa fai quando qualcuno dice "prepariamo i brownies!" e tu sei a casa senza macchina e senza la possibilità di reperire eventualmente gli ingredienti mancanti al supermercato più vicino?
Temporeggi? No. Usi quello che hai sperando in un risultato decente.
Prepariamo una crostata, tanto burro e farina non mancano mai e la crostata puoi farcirla con quello che ti pare. Apro il frigo, mi arrampico come King Kong su ogni ripiano e inizio a contare le possibilità.
Mele e marmellata? Pesche e marmellata? Le pere no, non mi piacciono, escluse per sempre ogni ricetta della mia vita. Il kiwi no, dovrei preparare la crema pasticcera e non ho voglia. Uh, guarda, due confezioni di budino pronte per essere usate!
Mele e budino? No è che sono allergica alle mele (risposta furba). Pesche e budino allora. Eh ma sono allergica anche alle pesche (ottimo tentativo per dirmi che non vuoi della frutta nella crostata). Va bene, facciamo budino e uvetta e non se ne parla più.
Ma quanta uvetta? No perché mi nausea.
Ho capito, non vuoi la frutta nella crostata ma non mi importa. 

Per preparare la pasta frolla ci sarebbe la ricetta classica e tradizionale ma io ero di fretta, quindi se avete fretta anche voi mettete la farina, un pizzico di sale, il burro, lo zucchero, la vanillina (o l'essenza di vaniglia, ma in questo caso usate la punta di un cucchiaino) e le uova in una ciotola e iniziate a impastare.
Dateci di olio di gomito finché non avrete creato un impasto omogeneo, compatto e abbastanza elastico (io ho dovuto aggiungere un paio di cucchiai di farina in più, non so perché. Forse il burro o forse la farina,  forse il procedimento eseguito alla carlona, fate voi).
Con l'impasto create una palletta, avvolgetela nella pellicola trasparente e mettete la palletta avvolta a sua volta (se non dico stupidaggini non mi diverto) in frigo per almeno 30 minuti. 

Passati i 30 minuti, la pasta frolla è pronta per essere stesa ed utilizzata. Per paura di crostate attaccate a teglie, io ho anche usato un foglio di carta forno e ho steso aiutandomi con un bicchiere, poi ho rimesso tutto in frigo. Siccome la pigrizia di un venerdì sera mi stava rodendo i muscoli, le ossa e i tendini, ho usato la stessa ciotola dove avevo impastato la pasta frolla per mescolare budino a uvetta. Io ho scritto "uvetta q.b." perché ne avrei usata molta di più, ma c'era qualcuno che controllava quanta ne mettessi, quindi fate voi.
Tirate fuori lo stampo e riempitelo di budino - ovviamente ne rimarrà un po', perché non ho usato uno stampo da 26 cm.
Secondo me potete anche solo infornare la pasta frolla (non dimenticate il fondo di legumi in questo caso) e aggiungere il budino in un secondo momento, ma si può infornare, quindi non vedo perché non cedere nuovamente alla pigrizia.
Accendete il forno e preriscaldatelo a 180°, infornate per 40-45 minuti o finché la pasta frolla non vi sembrerà cotta. Attenzione cari amici all'ascolto: il budino, per ovvi motivi (il calore) vi sembrerà molle, liquido, e penserete "ommioddio ora come faccio a tagliare le fette senza spargere e sprecare budino dappertutto". Tranquilli, è tutto normale; fate raffreddare per bene e vedrete che il budino tornerà nella sua forma originaria - sennò se proprio non ce la fate ad aspettare, infornate solo la pasta frolla e via.

Come potete notare, l'uva passa era veramente in quantità irrisoria.


sabato 22 giugno 2013

Oh! No: non c’era lì né pie né flavour né tutto il resto

Era il 1904 quando Giovanni Pascoli scrisse il poemetto intitolato Italy, frutto di un'esperienza reale, toccante, sono commossa, davvero. Il fenomeno dell'emigrazione: perdita d'identità da un lato e voglia di integrazione dall'altro. Insomma, le classiche cose all'italiana: mescoliamo due parole inglesi (americane) qua e là e siamo a posto.
Questa è la vera storia di Molly, esatto proprio quella delle pasticche per il mal di tutto. Molly è sempre stata cagionevole di salute, però se era una bambina malata di tisi nel 1904 e ora nel 2013 ce la ritroviamo nemmeno trentenne, devo dire che non è la sequela di malattie che mi crea preoccupazione, quanto piuttosto la lentissima crescita.
Sì insomma, tutta questa interessantissima introduzione solo per dire che Pascoli non mi piace, Pascoli è un segaiolo come Petrarca. Un matto, uno che ha passato la propria vita a correggere, rivedere, riscrivere ciclicamente i propri lavori e nel tempo libero, invece di importunare le bellezze in bicicletta, si lamentava in un angolo pensando al fanciullino e al nido. Ha continuato così finché non ha avuto la possibilità di arrabbiarsi tantissimo con la sorella perché lei aveva deciso di sposarsi e mandare a quel paese sia il fanciullino che il nido... a una certa età raccogliere piume per pulire il deretano del fratello piagnone non è certo il massimo.
Pascoli non importuna le signorine, Pascoli importuna le sorelle.
Ma perché, se non mi piace Pascoli, uso come spunto il poemetto Italy?


Presto detto: innanzitutto, in quanto emigrata, inizio a mescolare le parole e nessuna lingua ne è immune. In seconda battuta ho preparato il gateau di patate e mentre lo preparavo mi sentivo come gli italo-americani di terza generazione che sono convinti che mangiamo gli spaghetti con le polpette, che mangiamo la pizza con l'ananas e il pollo oppure che prepariamo la carbonara o il ragù alla bolognese aprendo una pratica busta di roba solubile (eccetera).

Leggevo la ricetta su internet e pensavo alle mille varianti che si trovano nella mia famiglia, ho chiesto consiglio tramite instagram e ho trovato altre varianti - sia chiaro, ognuna di queste dipende sia dai gusti personali che dalla ricetta di ogni famiglia.
Insomma, più andavo avanti e più modificavo, seguendo la ricetta ed evitando di fare di testa mia, usando gli ingredienti a mia disposizione senza farmi venire un infarto per la mancanza di quegli ingredienti che creano il gateau che ricordo. Un colpo al cerchio e uno alla botte.
Il colpo finale è stato dato da un cespo di broccolo che chiedeva aiuto e non me la sono sentita di abbandonarlo al suo destino.
Questa è la vera storia del mio primo gateau.

Gateau
Ingredienti:
- 1 chilo di patate
- 250 grammi di broccolo
- 1 cipolla media
- 2 dadi
- 80 grammi di grana
- 2 uova
- 200 grammi di formaggio
- prosciutto q.b.
- burro q.b.
- pepe nero q.b.
- noce moscata q.b.
- pangrattato q.b.


Prendete le patate, sbucciatele, tagliatele a tocchetti e mettetele in pentola, immerse in acqua fredda e con un dado, così non dimenticate di aggiungere il sale nell'impasto. Da quando l'acqua inizia a bollire fino alla cottura della patata passano dai 25 ai 40 minuti, quindi usate la vecchia tecnica della forchetta che infilza con furore. Poi scolatele e lasciatele da parte a raffreddare. Tagliate la cipolla più o meno grossolanamente e lasciatela soffriggere in padella mentre mondate il broccolo, dopodiché aggiungete il broccolo in padella e coprite il tutto con sufficiente acqua e un dado (sempre per evitare dimenticanze) e dall'ebollizione calcolate 15 minuti - secondo voi ho messo il timer nella foto tanto per fare la figa, vero? No, è che non voglio diventare pazza. Quando le patate si sono intiepidite potete iniziare a schiacciarle, non mi importa come, forchetta, mixer, schiacciapatate, fate voi. Nel gateau che ricordo, gli ingredienti fondamentali per la sua buona riuscita sono l'uovo sodo a fettine e la mortadella. La ricetta invece dice di mettere le uova nell'impasto (ed ecco perché è meglio lasciar raffreddare le patate: per evitare una frittata in pentola), così sia. Aggiungete un paio di pizzichi di sale per le uova, 50 grammi di grana, un po' di pepe nero e un pizzico abbondante di noce moscata.
Imburrate la teglia e cospargetela con il pangrattato (altro problema, non ho il pangrattato e ho usato la farina integrale, quindi se anche tu come me non hai il pangrattato, setaccia la farina sulla teglia come se fosse zucchero a velo). Dividete il composto in tre parti: a una parte aggiungete il broccolo e alle altre due no (per essere chiari 1/3 più broccolo per la base, 2/3 solo patate per lo strato superiore).
Mortadella, dicevo. Se ci penso mi commuovo. Mortadella mia, torna nella pancia mia, c'è ancora il languore come l'hai lasciato tu.
Non si trova la mortadella nemmeno a pagarla oro (e vi assicuro che me la farebbero pagare tanto), però poco male, la ricetta dice prosciutto cotto, quindi mi piego al volere del popolo di internet e creo uno strato generoso di prosciutto.
Ora toccherebbe alla mozzarella e alla scamorza (ecco un'altra variante nella mia famiglia: eventuale strato di melanzana fritta e provola affumicata al posto di quella dolce), ma a proposito di ingredienti che costano un sacco, qua in Norvegia la mozzarella - se si trova - costa veramente troppo e non è nemmeno della migliore qualità, quindi ne faccio volentieri a meno e decido di usare una busta di mix di formaggi che c'è in frigo. Mix così composto: mozzarella (o una roba che usano qua per coprire la pizza), maasdamer, red cheddar e samsø (il quale, a giudicare dalle foto su internet, sembra simile all'emmenthal).

A questo punto accendete il forno a 180° e coprite con l'ultimo strato di patate, qualche fiocco di burro (ma se possedete un pennello usatelo) e il resto del grana grattugiato. Infornate per 45 minuti e aspettate un 10-15 minuti prima di tagliare il gateau.

Mentre mangiavo la mia porzione, forchettata dopo forchettata, pensavo "beh dai, per essere un gateau preparato senza mortadella, senza provola affumicata e con i broccoli non è nemmeno tanto male".
Tutto ad un tratto mi sono sentita come quegli italo-americani di terza generazione e mi sono sentita male. Poco, perché alla fine il gateau è venuto buono, ma mi sono sentita un pochino morire dentro.

sabato 8 giugno 2013

Non voglio rovinare la nostra amicizia...

Io non sopporto i cani. Non è che non mi piacciano, per carità. Brave bestiuole, tanto carucce, però non reggo il loro atteggiamento da eterni contenti. Mi piacciono ma non li sopporto... Provano ed esternano sempre estremo entusiasmo verso qualsiasi cosa gli capiti. Sembrano degli scout. No, peggio. Sembrano dei coristi folli del campo estivo della parrocchia.
Cacchio che bella questa busta di carta! Adesso la sbrano. 
Ehi vedo che ti sei alzata per andare in bagno, quasi quasi metto le mie zampe sulle tue spalle e ti lecco un po' la faccia con la mia alitosi degna della fiatella mattutina umana. 
E non dico tanto per dire, non mi baso nemmeno su leggende metropolitane, sono cose che mi sono successe ultimamente...
L'altro pomeriggio, per andare nel particolare, leggevo beatamente al sole, seduta come una signorina non dovrebbe mai sedersi, con un gatto che usa il mio piede come cuscino per ronfare. Così, tanto per definire e sottolineare il mio ruolo subordinato nella sua vita: non solo sono quella che versa il cibo nella ciotola, non solo si dà al risparmio energetico usando i miei movimenti col mouse per accarezzarsi da solo, oggi sono anche un cuscino. Mi ripaga con tante fusa, è sufficiente.
Leggevo, dicevo. Beatamente. Felice della mia condizione di subordinata quando all'improvviso sul bracciolo della poltrona sento questa testa sbavante e ansimante.
Il cane, anzi, la cagna, reclama attenzioni - che poi, cagna mi sa tanto di discussione nello spogliatoio degli uomini.
E ti guarda con quegli occhi che ricordano tanto quel conoscente sfigato che ci provava. Quello che alle medie timidamente mette il suo braccio attorno alle tue spalle ma tu ti divincoli. Ma non perché non ti piacesse, è che hai 11/12 anni e vuoi solo giocare a calcio, i maschietti sono solo i compagni di squadra. Farai due più due anni dopo, ovviamente. Glielo leggi negli occhi con sottotitoli a pagina 777 di televideo, sono gli stessi occhi che cercano il momento adatto per provare a baciarti, per tentare l'approccio definitivo... Adesso, adesso, adesso siamo abbastanza vicini e... E tu, che "non vuoi rovinare l'amicizia", lo capisci e ti fai indietro. Porti indietro la testa, il corpo, tanto per essere chiari sposti anche la sedia. Non sai proprio come dirglielo che no, non deve baciarti, in fondo ti fa tenerezza, ma il sesso per tenerezza e pietà è ancora ben lontano.
Ora che ci penso, una volta un compagno di classe mi rispose con un "ah, pensavo tu fossi diversa dalle altre". Solo che io non stavo mentendo, ci tenevo davvero. Probabilmente quando ha smesso di parlarmi 10 anni dopo quell'episodio aveva solo messo in atto la famosa massima della vendetta che è come il gazpacho, un piatto che va servito freddo (no, non è mia, come potete vedere).
Ma non demordono, né i cani, né gli sfigati.
Sono riconoscente agli sfigati, mi hanno sempre dato ottimi spunti per usare e sviluppare la fantasia:
- Esci?
- No oggi no, è l'anniversario del lutto per le uova di chiocciola che le suore hanno lasciato morire in laboratorio in seconda media.
- Facciamo qualcosa?
- No guarda, ho fatto gli esami del sangue e sono in ansia di sapere se li ho passati, quindi non ho dormito molto...

Insomma, eggnnente, alla fine ho fatto "pat pat" sulla testolina del cane e gli ho detto di sedersi, là, a distanza tale da non sbavare su me stessa o sul libro e sono tornata nel mio paradiso cuscinesco. 

Merluzzo panato nel sesamo
Ingredienti:
- 6 tranci di merluzzo
- sesamo q.b.
- 1 busta di zuppa thai al cocco e limone
- 4 cucchiai di farina
- acqua q.b.

Perché preparare una semplice pastella con acqua e farina (2 cucchiai di farina e acqua finché non avete un composto melmoso) quando potete preparare una pastella simile alla quale puoi aggiungere 20 grammi di preparato per zuppa thai?

Appunto, perché?

Innanzitutto perché ho trovato questa zuppa solubile e mi sono domandata che sapore avesse e poi per dare giusto quel qualcosa in più al merluzzo, uno dei pesci meno saporiti del globo terracqueo - non me ne vogliano i banchi di merluzzo che nuotano allegramente qui attorno, non ce l'ho coi loro parenti.
Prendete una leccarda, copritela con la carta forno e tagliate a metà i vostri tranci di merluzzo ai quali avrete già eliminato ogni scaglia. Accendete il forno a 200° e preparate la pastella di cui sopra mescolando i due cucchiai di farina e l'acqua, quindi aggiungete 20 grammi di zuppa solubile (ma la prossima volta magari uso il latte di cocco al posto dell'acqua e niente preparato finto).
Rigirate i tranci nella pastella e poi ricopriteli di sesamo, lanciateli con ghigno beffardo sulla leccarda (il ghigno beffardo serve solo per esprimere la soddisfazione dell'esperimento alla Dr. Frankenstein. Io avrei concluso con un "si può fare", ma mi avrebbero presa per pazza).
Dopo aver impanato per bene infornate per 10 minuti, rigirate i tranci e infornate per altri 10 minuti.
Intanto cosa fate con la pastella rimasta? 
Preparate una salsa per accompagnare il pesce (consiglio anche di preparare del semplice riso in bianco come accompagnamento). Versate il contenuto della ciotola in un pentolino, aggiungete acqua e altri due cucchiai di farina e mescolate, mescolate, mescolate.
Visto che la zuppa sarà speziata e al sapor di limone, per spezzare quelle espressioni da "ho appena morso un limone" preparate anche un'insalata.
A questo punto sono passati i 20 minuti, il pesce è pronto e potete impiattare.
Uno dei migliori esperimenti di tutto il 2013, sentivo il sapore dei piatti thailandesi pur essendo consapevole di aver usato una finta zuppa...