domenica 1 novembre 2015

La Repubblica delle Banane

Ho sognato di scrivere questo post mesi fa (e con sognato non intendo sogno premonitore, intendo proprio il "oh come vorrei poter scrivere ma ogni volta che premo cinque tasti il monitor si spegne"); ho sognato di scriverlo ogni volta in cui io abbia ricevuto input negativi dall'Italia e che mi abbiano fatto subito pensare a questo esatto titolo: dal collage di foto su facebook con la dicitura "è stato un anno meraviglioso, grazie per averlo reso tale" dopo avervi visto inveire contro chiunque; ogni volta che - nel 2014 - venissero compiuti passi verso un vero stato laico (l'infermiera che nega la pillola del giorno dopo e viene licenziata); ogni volta in cui credete, spinti dalla frustrazione, a qualsiasi cosa che vi piaccia credere, solo perché sui quotidiani - quando in realtà non credete mai ai quotidiani (Schettino docente, vi ricorda niente?); ogni volta che ve la prendete coi produttori di piumini ma quando avete freddo che fate? Chiedete alle oche se gentilmente vi cedono il piumaggio o chiedete il permesso alle pecore per farsi tosare oppure morite di freddo nei vostri vestiti sintetici?
E così via.
Ma non l'ho potuto fare, sapete perché?
Purtroppo sono circa tre anni che il cavetto tra il monitor e la tastiera non funziona bene, e la visuale passa da leggero sfarfallio a oscurità più buia, durante l'ultimo anno poi sono stata capace di utilizzarlo solo e solamente qualora il monitor fosse posizionato in una inclinazione di determinati gradi, rendendo così l'utilizzo stesso del laptop impossibile fuori casa o in qualunque altro posto che non fosse il tavolo e il poggia-laptop (che non funzionasse bene era solo un eufemismo, ogni tanto il monitor si spegneva nonostante l'inclinazione fosse corretta ma era sufficiente premere i tasti - e la p bisognava premerla con forza - per creare scompensi al cavo). 
In una situazione del genere capite bene che non avessi voglia di arrabbiarmi ogni due secondi col povero laptop.
Mi chiedevo quindi, come calcolare gli anni dei pc, perché mi sembra evidente che un anno umano non corrisponde assolutamente a un anno computatorio: ho comprato il laptop nel marzo/aprile 2009 ed è sopravvissuto senza intoppi - se ignoriamo ovviamente il cavetto di alimentazione - fino all'ottobre 2015. Forse si calcola l'età come coi cani? Oppure devo segarlo a metà e contare le smagliature della scheda madre per conoscerne l'età effettiva?
Per non farmi mancare nulla, ho cambiato cellulare a febbraio e le foto usate oggi erano rimaste intrappolate lì dentro. Cellulare malfunzionante più laptop malfunzionante rendono la sottoscritta  una ragazza noiosa (semicitazione da The Shining).
Avrò tempo di recuperare sulle mirabolanti avventure in terra scandinava, intanto vi beccate la ricetta senza filtro e senza inganno (perché se pensate che mi metta qua a inserire le foto nel nuovo cellulare per giocarci con gli effetti per poi riutilizzarle sul pc dopo averle passate dal vecchio cellulare, siete pazzi, più pazzi di me).

Banana Bread
Ingredienti:
- 3/4 banane
- 2 uova
- 120 grammi di burro
- 120 grammi di zucchero
- 200 grammi di farina
- cannella, q.b.
- 1 pizzico di sale
- 1 bustina di lievito
- succo di limone q.b. (facoltativo)


Avete delle banane molto mature, forse troppo mature, a tratti marroncine e nessuno vuole mangiarle?
Schiacciatene la polpa e annaffiatele con qualche goccia di succo di limone; questo serve a non farle ossidare, ma sono già marroni, non mi preoccuperei più di tanto dell'effetto che può avere l'ossigeno.
Io ho usato il comodissimo schiacciapatate ma una fochetta è sufficiente; se vi sentite particolarmente frustrati e siete arrabbiati potete anche schiacciarle a mani nude! Prendi questo, banana malefica!

Dopo esservi accaniti sul cadavere delle banane, passate agli altri ingredienti.
Che il burro non creda di essere esente dalla vostra furia vendicativa.
Innanzitutto lasciate il burro in un angolo e ignoratelo, questo lo farà impazzire, specialmente quando inizierà a sudare. 

Quando lo vedrete sufficientemente ammorbidito montatelo con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso (io ho usato zucchero di canna perché ero in possesso dello zucchero di canna, ma va bene anche lo zucchero bianco per torturare, solo che in quel caso eviterete le accuse di razzismo da KKK).  A questo punto il burro si sentirà sufficientemente al sicuro ma non è finita qui: rompete le uova e unite le loro interiora al composto con un pizzico di sale. Incorporate le banane schiacciate e amalgamate bene il tutto. Adesso cambiate strumento di tortura: afferrate il colino-vergine di ferro e setacciate gli ingredienti secchi nell'impasto, sempre mescolando. Insaporite infine con la cannella - la quantità di cannella è personale ma io consiglio almeno mezzo cucchiaino.

Accendete il forno - 180°C - e imburrate coi resti del panetto uno stampo da plumcake, infarinatelo e infornate il tutto per circa 60 minuti. Per controllare a che punto siete con la cottura infilzerete la vittima con uno stecchino da involtini.

Consiglio di servire il banana bread tiepido, ma potete anche scaldarlo nel tostapane.
Io ci ho messo su dei mirtilli che evidentemente si sentivano radioattivi, perché altrimenti non si spiegherebbe questo aspetto estremamente luminoso in foto.


Ps: io con l'impasto del banana bread ho anche preparato dei muffin e potete aggiungervi gocce di cioccolata o uvetta.

lunedì 9 febbraio 2015

Non esiste brutto tempo...


...ma solo vestiti inadeguati.























Questo, signori miei, è uno dei detti più importanti di tutto il reame norvegese.
Per loro non esistono mai condizioni avverse per godere di qualsiasi attività, interna o esterna, più o meno precedentemente organizzata. Loro sono stati cresciuti così, i loro figli crescono così, i loro genitori prima di loro e i nonni ancora prima.

Questo perché, da un lato qua a Bergen (e la Norvegia in generale non ha climi più amichevoli) piove spesso. 
Ok, piove sempre: l'anno in cui mi sono trasferita ha piovuto per tre mesi senza sosta, quindi che cosa fai per tre mesi? Smetti di vivere? Smetti di uscire? Smetti qualsiasi attività che imponga l'utilizzo del corpo umano al di fuori di quattro mura? No.
Provi un senso di abbandono da parte del sole e una voglia incommensurabile di andare in letargo, vivere perennemente sotto il piumone aspettando che qualcuno porti viveri e coccole? Sì.
Dall'altro lato c'è questa spinta interna, forte quanto lo spleen ma diametralmente opposta, tipica dei norvegesi: hanno sempre del buon umore di riserva. Forse lo tengono in tasca, forse lo tengono nel matpakke, ma se tu prendi un gruppo di norvegesi e li butti in mezzo a una bufera di neve, dopo poco li troverai  a giocare sulla neve, con le slitte, costruendo pupazzi di neve o palle di neve (il lato oscuro della storia è che anche i norvegesi soffrono di questa depressione stagionale, e la combattono assumendo vitamina D oppure, come dicono loro, con la SAS. No, non la compagnia aerea: SAS sta per Sesso, Alcohol e Sud - inteso come prendere aerei e andare verso le Canarie o la Grecia). 
La cosa evidente è che io, terrona, non sono capace. Non sono capace in generale né a camminare sulla neve o sul ghiaccio, né a usare la slitta (loro imparano probabilmente in un periodo compreso tra lo stadio fetale e il primo anno di vita) o ancora meno a maneggiare la neve.
Capite bene che di fronte a queste condizioni meteo sono abituati sin da piccoli a stare fuori, coperti adeguatamente, ma fuori. Iniziano già nel passeggino, lasciati fuori dalle vetrine di negozi o caffé; l'aria fresca fa bene e, per quanto questo possa sembrare strano per qualcuno cresciuto da mamme apprensive, immaginate il senso di pace che tu madre puoi riacquistare anche solo per 15 minuti quando lasci il passeggino fuori dal caffé.

Il segreto della sopravvivenza giace in due materiali: la lana e il goretex.
Con un primo strato di lana che comprende calzini, calzamaglie, maglie a maniche più o meno lunghe, sciarpe, guanti e berretti, e un secondo di goretex, norvegesi di ogni età vivono e procedono tranquillamente con le loro vite. Dove noi con due gocce di pioggia decidiamo di stare dentro casa per proteggere i bambini, loro tuffano i bambini nelle pozzanghere. Tanto hanno gli stivaloni di gomma. Tutta salute.
Capite bene che a causa di tutto ciò è necessario lasciare da parte la voglia di essere assolutamente alla moda e ripiegare su abbigliamento comodo e caldo. Ho visto stivali di gomma di ogni forma, lunghezza e fantasia. Ho visto calzettoni sopra jeans e calze di lana sotto jeans strappati. Più la scarpa di goretex è massiccia e meno ti bagni. Il dubbio si insinua: mi vesto in maniera carina e rischio la morta per ipotermia oppure mi vesto in maniera decente e proseguo le mie attività?
Parlavo di questo con una mia amica che, durante un weekend a Bruxelles, ha sofferto un po' il freddo e, dopo averle spiegato che il segreto giace tutto nel primo strato di lana e in successivi strati di goretex, pantaloni di gomma e altre amenità, mi ha chiesto "ma i norvegesi, si trovano attraenti?".
La domanda è obiettivamente ben posta e la risposta si trova sicuramente nell'imprinting, però ho sproloquiato sufficientemente, quindi approfondirò la questione nel prossimo post.

Polpettone al forno:
Ingredienti
- 600 grammi di macinato
- 100 grammi di creme fraiche
- 50 grammi di mozzarella
- 100 grammi di spinaci
- 2 uova
- 1/2 cipolla
- 2 spicchi di aglio
- jalapeño q.b.
- senape q.b.
- 2 fette di pane

Non ho mai preparato un polpettone in vita mia ma avevo proprio voglia di polpettone, quindi ho letto all'incirca 3540987985454 ricette differenti e poi ho fatto a occhio. Innanzitutto serve del macinato: maiale, vitello, misto, fate voi; mettete il macinato nella ciotola dell'impastatrice con le uova, il sale e un filo di olio; azionate il braccio e prendete le fette di pane - o pan carré - e tritatele nel mixer. Unitele al composto e, se volete, tritate un po' di pepe nero. Lasciate il composto a riposare mentre vi dedicate al ripieno.
La ricetta che ho trovato usava aglio e scalogno. Non avevo lo scalogno e ho usato mezza cipolla. La ricetta diceva anche di usare del jalapeño e io ero sicura di averne; invece no, me tapina, avevo solo dell'olio dove c'era stato precedentemente del jalapeño e allora ho deciso di mixare aglio, cipolla e un po' di quell'olio. Aprire il mixer è stato come scoperchiare il vaso di Pandora ma vi assicuro che non me ne sono pentita.
A questo punto accendete il forno a 180° e prendete gli spinaci. Io ho usato spinaci freschi e ho scelto di non saltarli precedentemente in padella ma, se l'avessi fatto, sono sicura che avrei potuto usare tutti e 150 i grammi che avevo comprato - poco male, li ho mangiati in insalata. Ho mescolato gli spinaci con questo mix di aglio/cipolla/olio piccante, la creme fraiche - perché la creme fraiche e non formaggio normale? Perché ne avevo un po' in frigo - e la mozzarella.
Prendete un foglio di carta forno e spalmatevi su il macinato, creando un quadrato - più o meno - dallo spessore di un cm e spennellatevi su della senape (se non vi piace potete evitarla e non muore nessuno, giuro). Infine tocca al composto di spinaci in creme fraiche e aromi. 
Mi raccomando, create un quadrato più piccolo con gli spinaci lasciando un bordo sufficiente per poter chiudere il polpettone ai lati, pena la fuoriuscita del ripieno. Come dicevo prima, non ho mai preparato un polpettone e avevo paura di rompere tutto nel tentativo di chiuderlo; poi però ho pensato: la tecnica è la stessa del maki. 
Quindi aiutandomi con la carta forno ho arrotolato e pressato, arrotolato e pressato. Alla fine ho chiuso la carta come una caramella e questa azione ha permesso di richiudere i lati del polpettone in sicurezza.
Ho infornato per 40 minuti, sfornato, lasciato intiepidire un minimo per poterlo affettare e servito con patate e verdure.




lunedì 26 gennaio 2015

Come essere norvegese in en, to, tre


Tentare di spiegare cosa voglia dire vivere in Norvegia o come siano i norvegesi è come invitare qualcuno a vedere con te una delle tue serie tv preferite ed iniziare dalla terza puntata della quarta serie, tentando di delucidare i rapporti tra personaggi ma anche cercando di interpretare i meccanismi e le situazioni pregresse proprio mentre guardi la puntata.
Quindi farò del mio meglio. I norvegesi sono strani, e sono strani come qualsiasi altro popolo appare agli occhi di un espatriato.
Quando mi sono trasferita una mia amica mi ha donato il link di questo video e devo dire che è molto realistico nonostante l'intento canzonatorio. Essendo in inglese, senza sottotitoli e con un buffo accento norvegese, so di non averlo reso fruibile a tutti. Me ne scuserei ma in fondo non mi dispiace.

Il norvegese nasce con gli sci ai piedi, viene cresciuto a patate bollite e pesce finché non va via da casa - di solito all'età di 18-19 anni per via dell'università. Ho visto bambini di due anni capaci appena di stare in piedi buttati sulla neve e con gli sci. Il norvegese viene sì cresciuto a patate bollite e pesce, però dentro casa, solo dentro casa. Qualsiasi altra attività esterna (scuola o passeggiate, per esempio) viene ritenuta degna dell'essere norvegese solo in presenza del matpakke. Il matpakke (mat = cibo, pakke = confezione, pacchetto, contenitore) è quella cosa che noi possiamo definire come la merenda che portavamo a scuola, ma non le merendine. Questo è un matpakke che ho preparato personalmente: fetta di pane imburrata, formaggio e fettina di cetriolo (in alternativa va bene del salume e del peperone crudo; sono stati osservati casi di accompagnamento come cremine spalmabili di dubbio contenuto. I norvegesi chiamano qualsiasi cosa che mettono sul pane "pålegg", tradotto letteralmente come "qualcosa messa/spalmata/stesa su". Il dubbio contenuto di queste cremine varia dal fegato allo sgombro, dal formaggio in tubetto al semplice formaggio spalmabile). Il burro è necessario. Una volta la Norvegia ha finito il burro, quindi ha ricominciato a seguire una delle sue vecchie tradizioni vichinghe: razziare i posti vicini. In quel caso i norvegesi hanno preso la macchina e sono andati fino in Svezia a far collezione di burro ma il piglio era lo stesso dei tempi andati, quando distruggevano villaggi in terra inglese. Una volta ho detto che stavo preparando una ciambella senza burro e mi hanno guardato come se fossi un'aliena chiedendo "ma perché no? Il burro è buono, fa bene, è naturale", in Italia mi avrebbero eretto una statua come eroina della patria. I norvegesi hanno anche un rifiuto psicologico verso il pane bianco, piuttosto che mangiare pane bianco si lasciano morire di fame e il formaggio deve essere affettato al momento.
I norvegesi sono orgogliosi in generale ma sono molto, molto orgogliosi di aver inventato il tagliaformaggio. Quello che vedete sotto il tagliaformaggionorvegese è un tipico prodotto, il brunost (tradotto letteralmente: formaggio marrone. Esiste solo in Norvegia, originariamente come formaggio di latte di capra ed il colore è il prodotto di non so esattamente quale processo che accade durante la preparazione: il calore rende lo zucchero del latte come caramello. A causa di ciò non si consuma con salumi ma con burro o marmellata). E' assolutamente socialmente accettato l'uso di consumare il matpakke della colazione sul bus (se potessero sono sicura che si porterebbero un matpakke pure alle feste). Di solito le fette di pane sono accompagnate da frutta o pomodorini. Non è inusuale vedere bambini imbacuccati - ma non troppo perché devono abituarsi al freddo - che mangiano sul bus verso l'asilo, seduti accanto ai genitori che consumano il loro matpakke. Ovviamente è necessaria una bottiglia riempita d'acqua o una tazza termica per il viaggio. Il matpakke e la tazza termica fanno parte del kit per il norvegese principiante assieme a un qualsiasi articolo con su la bandiera norvegese; non importa se sia uno zaino, un berretto di lana o una giacca, qualcosa deve avere la bandiera norvegese. 

Crostata di pistacchio:
- 100 grammi di pistacchio
- 250 grammi di farina
- 1 uovo
- 125 grammi di burro
- 100 grammi di zucchero a velo

Cosa fai quando hai in casa del pistacchio che sta per scadere e sei in preda alla sindrome premestruale?
Il mio primo pensiero è stato: preparo le lasagne con funghi, pistacchio e prosciutto. Oppure potrei preparare degli involtini di pollo con philadelphia e pistacchio. Ma è domenica, non ho in casa dei funghi, non ho sufficiente latte per preparare la besciamella, mi manca il pollo e pure il philadelhphia; soprattutto non ho voglia di uscire.
Mi ricordo improvvisamente di avere una mezza busta di budino al cioccolato che aspetta di essere preparata e mi metto subito all'opera.
Frullo i pistacchi, aggiungo lo zucchero a velo, il burro (burro appena preso dal frigo, non a temperatura ambiente né tanto meno sciolto, altrimenti diventa un vero inferno impastare), infine l'uovo e la farina.
Prendo la pasta dal cesto dell'impastatrice e le do un paio di colpetti a mano; la sculaccio per sentire l'effetto che fa.
Il rumore è lo stesso di una chiappa soda, sono soddisfatta.
La avvolgo nella pellicola per alimenti dopo averla appallottolata per bene e la lascio riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.

Intanto preparo il budino. Voi potete usare la vostra ricetta di budino al cioccolato, io possedevo quella mezza busta e volevo liberarmene.
Per di più non puoi tentare di convincere una femmina in preda alla sindrome premestruale e in piena voglia di cioccolata di lavorare su un budino per più di qualche minuto.
Mi sono permessa di aggiungere 100 grammi di salsa al caramello al budino. Anche la salsa al caramello (che forse in italiano suona meglio come sciroppo al caramello) era già pronta nella sua bottiglia - non so quanti di questi prodotti si trovino già confezionati e pronti all'uso in Italia ma qui in Norvegia è un fatto piuttosto comune. In ogni caso, volevo aggiungere un leggero sentore di caramello e 100 grammi di salsa/sciroppo hanno fatto al caso mio.
Intanto sono passati i 30 minuti e tocca stendere la pasta. Accendete il forno a 200 gradi e impugnate il mattarello. Le leggende narrano che si debba stendere per uno spessore di 4-5 mm, io credo di aver esagerato sulla base lasciando almeno 6-7 mm.
Stesa la pasta e adagiata quest'ultima nella tortiera - la mia è di 26 cm - mi rendo conto di avere troppo bordo, allora lo taglio, lo impasto velocemente (prima che il calore della cucina e delle mani renda impossibile ogni ulteriore operazione) e creo dei biscotti.
Dato che non avevo idea di cosa sarebbe potuto accadere in caso di budino su pasta frolla, ho preferito operare una cottura alla cieca. Ma non avevo nemmeno legumi quindi ho sperimentato.
Bucherellate la pasta, mi raccomando, sennò si gonfia e vi rovina la crostata.
Controllo varie ricette e tutte dicono di infornate per 15 minuti; lo faccio anche io. Passati i 15 minuti i biscotti sono ovviamente cotti a sufficienza e allora li tiro fuori e li lascio raffreddare. Da quel punto in poi controllo la base della crostata a intervalli regolari (ogni 5-10 minuti).
Morale della favola: se con la cottura alla cieca che coinvolge i legumi usiamo 15-20 minuti, con la cottura alla cieca senza i legumi io ho impiegato circa 30 minuti.
L'ho lasciata raffreddare leggermente, spalmato il budino e adagiati i biscotti su quest'ultimo.
Ho poi infilato la teglia in frigo per un paio di ore.
Come natura vuole, il giorno dopo era ancora più buona e più facile da tagliare.
Dato il pistacchio di buona qualità non c'è stato bisogno di aggiungere coloranti e, data la presenza del budino e del caramello avrei anche potuto evitare lo zucchero a velo nel'impasto.


sabato 17 gennaio 2015

E non me ne accorsi

Andiamo con ordine. Alfabetico.
Non so perché ma ho immaginato la voce narrante come quella del giovane Stefano Accorsi in Jack Frusciante è uscito dal gruppo.

Ti sei trasferita in Norvegia; parli quasi decentemente qualche lingua ma nonostante questo non sei proprio riuscita a imparare il polacco. Però tra te e te dici "vabbè ma il norvegese è una lingua a metà tra inglese e tedesco, basta una spintarella".
Ni.
Arrivi in Norvegia, leggi cose a caso e capisci. E' un enorme passo avanti rispetto al dover fare la spesa con google traduttore a portata di mano.
Arrivi in Norvegia, studi l'A1 da autodidatta in una settimana circa e ti butti nel corso A2. Dai, si può fare.
Dopo il corso A2 e qualche mese di permanenza, nonostante il non costante contatto con norvegicoparlanti - l'inglese lo parlano tutti - riesci a carpire i concetti importanti di frasi dette a voce o lette su libri.
Ma c'è un ma, un grosso ma, un faraonico ma. Più lo guardi e più cresce. E lui ti guarda eh, sornione.
Sembra un soufflé pronto a esploderti in faccia, oppure a sgonfiarsi del tutto. Ma ti guarda; sicuro, lui.
A prescindere dal problema comune di coloro i quali masticano almeno due lingue - ovvero le interferenze inaspettate e del fatto che il cervello si prende in giro da solo ripetendomi e rassicurandomi "dai, questa parola è tale e quale all'inglese (o al tedesco), mica vorrai trascriverla. Ma è ovvio che te la ricorderai nell'esatto momento del bisogno"; dopo due anni abbondanti di permanenza, corsi, contatti con norvegicoparlanti (i quali, nonostante parlino tutti inglese, ci tengono ovviamente a usare la loro lingua e allora per aiutarti minimizzano l'uso dell'inglese), giornali, televisione, sottotitoli, libri e quant'altro, ancora ho problemi con le vocali. Puoi leggere a voce alta ed esercitarti quanto vuoi, ma prima o poi la vocale la sbagli.
Eccolo il grosso ma, le vocali.
In italiano abbiamo cinque vocali (studiosi di linguistica, lo so che sono di più ma venitemi incontro per una volta): a, e, i, o, u. Va bene, abbiamo pure i dittonghi ma si leggono comunque in una sola maniera.
In spagnolo ci sono cinque vocali, le stesse delle italiane e, pure se le accenti non cambiano pronuncia.
In inglese le vocali sono solo cinque ma per ragioni che io e i linguisti di cui sopra conosciamo e non vogliamo dirvi per non tediarvi, la pronuncia dipende dalla posizione della vocale (o delle vocali). Ma il problema non si pone più di tanto, ho iniziato con l'inglese in prima elementare.
In tedesco le vocali sono otto: a, ä, e, i, o, ö, u, ü. La posizione non conta, si leggono sempre alla stessa maniera. La a è sempre a, la ä si legge sempre e, anche la e si legge sempre e, la i, la o e la u non cambiano mentre invece per la ö e la ü dovete immedesimarvi in Calderoli, in un leghista o in un bresciano qualsiasi. Vivete nella bassa, emanate suoni gutturali che nemmeno un Uruk-hai: chiudete quelle vocali.

E il gioco finisce qui.

No.
In Norvegia le vocali sono a, e, i, o, u e alla fine dell'alfabeto hanno aggiunto å, æ, ø. Perché alla fine non lo so, ma tant'è.
La a non si legge mica a, è una sorta di o ma dipende dov'è messa. Quindi a volte suona come una a. La e si legge e, la i si legge i, la o non si leggerà mica o, hanno la a per questo. La o si legge come una lunga u... e la u? La u si legge ü. La nostra o è rappresentata a vocali senza frontiere dalla å e la nostra a è prodotta con una lunga e aperta a da æ. Dulcis in fundo, la ø si legge come la ö.
Ora vorrei vedere voi, magari di fretta, con vocali ben fissate e radicate nel vostro cervello a non tentare di sillabare la o del vostro cognome come o e non con una lunga u.
E questo ma continua a fissarmi, lo saluto timidamente con la manina e con un sorriso imbarazzato stampato in faccia.

Muffin salati:
- 300 gr. di salmone fresco
- 1/2 cipolla
- 3 uova
- 2 funghi
- 1 carota
- 100 ml di panna acida
- 250 gr. di patate
- 1 bustina di lievito
- Aneto q.b.

Mi è stato fatto notare che dovrei usare più ingredienti del luogo perché cose come la bottarga in Norvegia non si trovano. Tanto di cappello, io la bottarga me la sono portata da casa da brava immigrata e non oso immaginare quanto possa costare nei negozi di importazione. Allora ho pensato: come crescono i norvegesi?
Patate e pesce. E allora via.
Mettete a bollire le patate, per fare prima sbucciatele e tagliatele a cubetti - invece di 30 minuti ne impiegheranno 20; non dimenticate di salare l'acqua di cottura. Tagliate la cipolla e fatela imbiondire a fuoco medio-basso, tagliate i funghi e aggiungeteli alla cipolla. Intanto tagliate a cubetti i tranci di salmone e, quando i funghi saranno sufficientemente appassiti, aggiungete pure i cubetti si salmone in padella; salate e pepate.
Mentre le patate si cuociono e la cipolla fa amicizia coi funghi e il salmone, sbucciate una carota e tagliatela alla julienne.
Scolate le patate e schiacciatele in una ciotola capiente, aspettate che si intiepidiscano e iniziate con l'impasto per i muffin: rompete le uova nel paniere, no, nella ciotola; aggiungete la carota e il composto di cipolla, funghi e salmone. Mescolate per bene e accendete il forno a 180°. 
Adesso aggiungete la panna acida. Perché la panna acida e non il latte? Perché avevo la panna acida in frigo, voi usate pure il latte o la panna normale. Mescolate e inserite la bustina di lievito. Prima apritela, vi serve solo la polverina. Per chi, come me, non possiede bustine, bastano 12 grammi di lievito - ma il lievito norvegese è un pochettino debole, quindi io devo sempre raddoppiare la dose.
Come tocco finale, annettete all'epico impasto dell'aneto e dividete il tutto nei pirottini. Ho scelto di decorare i muffin con dei semi di girasole e di zucca. Non aggiungono troppo al sapore finale ma è una decorazione e in quanto tale non deve avere molti altri sensi se non quello di essere carina e di sorridere agli astanti.Infornate per circa 20 minuti; per sincerarvi della compiuta cottura infilzate i muffin con uno stecchino e, se torna su asciutto vuol dire che sono pronti. 
Sfornateli e prima di servirli fateli raffreddare per qualche minuto.
A me sono venuti 14 muffin; ulteriore lato positivo della ricetta: potete congelarli e scongelarli all'occorrenza.

domenica 4 gennaio 2015

Scimmie di montagna

O almeno, è così che i danesi chiamano i loro vicini di casa - nonché ex sudditi.
Questa descrizione è dovuta al fatto che i norvegesi hanno delle montagne e su queste montagne crescono le foreste (e i danesi no)... E loro cosa fanno, soprattutto la domenica mattina quando tutti dovrebbero essere a casa a dormicchiare sul divano e smaltire la sbronza? Loro vanno in giro per foreste, zaino in spalla (e di solito nello zaino c'è un qualche infante) e con qualsiasi condizione meterologica!
Da sud-europea quale sono - o nordafricana, fate voi - trovo che la definizione migliore sia "caprette" e non "scimmie". Trovo veramente scioccante come riescano a mantenere l'equilibrio su qualsiasi tipo di roccia ricoperta più o meno di muschi, acqua, neve o ghiaccio e in qualsiasi pendenza appena compiono il secondo anno d'età.

Perché vi sto dicendo tutto questo? Perché spesso (e soprattutto all'inizio del trasferimento) ho ricevuto domande riguardo la Norvegia e i norvegesi; domande più o meno furbe, considerando che viviamo nel 2015 e molte risposte potrebbero essere soddisfatte semplicemente usando un qualsiasi motore di ricerca, ma tant'è.

Da siciliana totalmente disabituata alla vista della neve - ricordiamo alla gentile utenza che una volta, nel mantovano, ho provato a fare una palla di brina perché era la cosa più simile alla neve in quel momento - ammetto che, problemi di deambulazione a parte, sono sempre molto felice quando vedo nevicare.
Va bene, io non ho problemi collaterali a quello della mancanza di equilibrio perché non guido, però mi piace lo stesso; mi piace meno il giorno dopo quando è tutta schiacciata e prende forma di ghiaccio ma basta comprare degli spuntoni da attaccare alla scarpa oppure prenderla con filosofia e tentare di pattinare.
Domenica scorsa ha nevicato e mi sono detta "è proprio il caso di scattare una foto tentando di essere il più norvegese possibile, nei limiti della mia sicilianità", quindi eccomi qua nel mio tentativo di farvi da guida attraverso la Norvegia - attraverso il mio punto di vista.



Cupcake di carne
per le polpette:
- 400 grammi di macinato
- 1/2 cipolla
- 1 spicchio di aglio
- 2 uova
- 2 cucchiai di prezzemolo
- sale e pepe q.b.
per la salsa:
- 1 cucchiaio di senape
- 1 cucchiaino di peperoncino
per la glassa:
- 250 grammi di patate
- 100 ml di latte
- 100 grammi di burro
- noce moscata q.b
- sale q.b.

Preriscaldate il forno a 180° e preparate le polpette e il purè di patate.Tagliate le patate a tocchetti: questo vi consentirà di schiacciarle subito dopo averle cotte senza attendere che si raffreddino per poterle pelare - sempre se non abbiate voglia di perdere l'uso dei polpastrelli, delle impronte digitali e darvi così al crimine organizzato - e tagliarle a tocchetti. Copritele di acqua e salate l'acqua, così non dimenticherete di farlo in un momento successivo in preda all'euforia. Quando l'acqua inizia a bollire puntate il timer su 20 minuti (o quanto dice la confezione delle patate in vostro possesso)... Se avete voglia di fare i pigri, usate il purè in busta ma non venitevi a lamentare con me se il sapore non è buono come il buon purè di una volta.
Passiamo alle polpette: la ricetta è quella che uso di solito, modifica più, modifica meno; potete usare la vostra e vi assicuro che non mi offendo. Ad esempio stavolta non avevo della cipolla in casa, quindi ne ho fatto a meno e ho aggiunto del cumino, per esaltare un po' il gusto del macinato di bue. Mescolate tutti gli ingredienti in una ciotola e preparate sei polpette da adagiare in formine da muffin, pressando leggermente la polpetta sul fondo; lasciate riposare qualche minuto, non per qualche motivo particolare ma perché c'è da preparare la salsina con cui spennellare i muffin. 
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In una ciotola mescolate la senape e il peperoncino (la ricetta originale prevede salsa chili, zucchero di canna e senape; io però non avevo voglia del retrogusto dolce dello zucchero, quindi ho evitato) e spennellate i vostri muffin. 





Adesso è ora di infornare per circa 30 minuti e dedicarsi alla purea di patate. Se volete fare i raffinati vi consiglio di usare la ricetta delle patate duchessa (fondamentalmente è come il purè di patate ma si aggiungono un paio di tuorli per avere l'effetto decorazione sfiziosa dovuta alla crosticina) sennò, se avete poco tempo come la sottoscritta fate così: schiacciate le patate, aggiungete il latte e il burro, il pepe e la noce moscata. Prestate molta attenzione alla consistenza: se il purè dovesse risultare troppo sodo vi verrà difficile usare la tasca da pasticcere, se troppo liquido anche, perché vi ritroverete schizzi di purè dappertutto. 
Lasciate riposare il purè, ma solo perché la carne è ancora in forno. Tirate fuori le polpette dal forno e accendete il grill. Adesso è ora di glassare i muffin; usate qualsiasi bocchetta di vostro gusto - battute di cattivo gusto ben accette - e spremete sulle polpette dei ciuffi di purè dalla dimensione che più vi aggrada - battute di cattivo gusto nuovamente ben accette -, e infornate per qualche minuto finché il purè non vi sembra sufficientemente croccante. 
Ri-sfornate e servite.





domenica 21 dicembre 2014

Il peso degli anni in una cassetta

Ci sono poche cose che mi disturbano profondamente, tanto da provocare tettoniche a zolle nel mio ecosistema, universo,
cosmogonia tutta. Tra queste, e potrei azzardarei un "se dovessi creare una classifica con le peggiori tre direi...", trovano spazio:
- cambiare pc (e quello dal quale sto scrivendo non ha molta vita rimasta, opterei per un'eutanasia ma non ho davvero idea di cosa possa sostituirlo e sono troppo capra informatica, quindi qualsiasi parere per me è veritiero. Per la cronaca, ha impiegato 10 minuti per rendersi conto che avevo inserito il lettore mp3 per caricarne la batteria e mostrarmi la cartella coi file)
- cambiare cellulare (e quello col quale scatto le foto delle pappe non sta messo meglio del pc poiché, tralasciando lo schermo svaroschi, data la mia innata capacità di cui sopra, ovvero belare verso la tecnologia, ho cancellato diverse cose e per errore anche il market, quindi o lo formatto - lungi da me - o lo compro nuovo)
- cambiare lettore mp3 (il mio corrente funziona benissimo, grazie per averlo chiesto).

Riguardo l'ultimo punto, la cui fondata paura è la fonte dell'ispirazione per questo post, lo so che cambiando lettore mp3 ne avrei solo da guadagnare perché posseggo sempre lo stesso dal 2007 e 4 GB sono una quantità infima di spazio ma sono totalmente recalcitrante anche solo al pensiero perché fondamentalmente non sono una a cui piacciono troppo i cambiamenti.
Tra l'altro faccio parte di quella generazione cresciuta con le cassette, con il calcolare i minuti delle canzoni da mettere sul lato A e sul lato B così da non avere troppi silenzi alla fine del nastro, con la minaccia del "ti stacco la linguetta" che voleva dire "non puoi più riscrivere sulla cassetta e la compilation rimarrà per sempre così" - questo finché non ho imparato che bastava mettere dello scotch al posto della linguetta.
C'è un però, un enorme, fastidioso e ingombrante però: ultimamente uso il lettore giornalmente per due ore (tragitti in bus verso e da lavoro) e sto iniziando a imparare i giri di batteria di alcuni pezzi dei Cure, quindi è arrivato il momento di cambiare la lista di canzoni contenute nei miei 4 GB.
Questo non vuol dire assolutamente che io cancellerò i Cure dal lettore, non sia mai; questo vuol dire che devo trovare nuovi modi di catalogazione e creazione compilation - e qui torniamo a sentire l'odore degli anni 90 e delle cassette: all'inizio ho caricato interi album e la funzione shuffle non era assolutamente contemplata; poi ho iniziato ad aggiungere i pezzi che più mi piacevano da intere discografie (ed è stato il momento in cui la funzione random è diventata mia amica, perché non va bene ascoltare  pezzi provenienti dalla stessa band ma da diversi album senza un ordine cronologico), infine ho dovuto creare macrocartelle.
Quest'ultima operazione ha creato diversi scompensi: la cartella "relax" è composta da album interi e ho numerato le tracce in ordine cronologico, quindi niente shock anafilattici da sbalzi temporali; ma i Nine Inch Nails vanno o non vanno inseriti nella cartella "elettronica" assieme a Justice e Daft Punk? E i Depeche Mode? E i New Order?

Vi farò sapere come finisce, intanto vado a spulciare la cartella "lettore" contenuta nel mio pc, perché ovviamente dopo aver accuratamente selezionato i brani degni del mio lettore, quando ho voglia di cambiarli, mica li butto via - no, cazzate, ai tempi era difficile scaricare musica, ecco il perché della cartella.

Divertenti misteri cinesi
Ingredienti:

- 120 grammi di riso
- 400 grammi di macinato
- 1/2 cipolla
- 2 funghi
- 1 dado
- Curry q.b.
- Curcuma q.b.
- 100 grammi di formaggio
- burro e pangrattato per la teglia

Il riso abbonda sulla bocca dei cinesi, giusto? Il mistero è giallo non per motivi di copertina o di colore della pelle, quanto perché ho usato la curcuma e il curry. Dio, come sono spiritosa, cioè da morire dal ridere *sottofondo di grilli*. La speranza è sempre che io cucini meglio di come formuli battute, di cipolla *ba dum- tschh*

Innanzitutto preparate il battuto di cipolla e funghi (i funghi sono solo due perché nel frigo ne possedevo solodue, se volete, abbondate) e mettete a bollire il riso. Cuocete a fuoco lento, io che non ho il fuoco ma delle odiosissime piastre che se per caso appoggio un secondo un coperchio nell'angolino coi controlli mi si spegne tutto, ho usato metà potenza.
Usate un fondo di bicchiere di acqua e aggiungete il dado - di carne, pollo, verdure, fate voi - coprite fino a metà cottura dei funghi e aggiungete le spezie - personalmente userei poco curry se preferite sentire di più il sapore della carne.
A proposito della carne, è ora di aggiungere il macinato al soffritto! 
Aggiungetelo e porgete molta attenzione nel farlo cuocere uniformemente (chi vuole, può sfumare con un po' di vino, io non volevo aprire una bottiglia apposta e avrei potuto usare della vodka o del whisky, ma mi sono dimenticata).
Scolate il riso e aggiungetelo alla carne, lasciate riposare senza fuoco sotto la padella mentre procedete col resto.




Accendete il forno a 150°, imburrate la teglia, cospargetela di pangrattato e riversate sul fondo gli avanzi di formaggio - insomma, io avevo degli avanzi di formaggio e ho usato quelli, voi, se potete, usate della mozzarella.
Essendo questo il mio primo timballo non sapevo bene come comportarmi; avevo paura di romperlo tutto nell'operazione del rivoltare la teglia sul piatto quindi, nel dubbio, ho pressato per bene il riso. Per la cronaca, la teglia ha un diametro di 20 centimetri, quindi se avete teglie più grandi raddoppiate le proporzioni.
Infornate per una decina di minuti, sfornate e giacete la teglia con delicatezza sul piatto.

Data la paura di cui parlavo prima, ho dato dei colpettini sul culetto della teglia, non so se abbiano aiutato ma non ho rotto nulla.
Io ho deciso di servire il tutto con un mix di verdure bollite e leggermente salate, tanto per contrastare il sapore deciso del timballo.
Missione compiuta!
Un batticinque a me che sono quasi riuscita a scrivere un solo post in tutto il 2014 e anche a non rovinare il mio primo timballo.

mercoledì 22 gennaio 2014

Verso nuovi lidl

Sono in ritardo.
No, non come la suora, tranquilli.
Forse un po' come il Bianconiglio ma non come la suora.

Foto scattata a Sopot a pochi giorni dalla partenza.
Chiameremo la foto come "clairvoyance". Chiaro
segno di come si sarebbe sviluppata la mia vita da lì
a poco
Sono in ritardo perché è da fine ottobre che non scrivo nulla, ho un sacco di roba scritta mai più riletta e quindi mai pubblicata. E provo anche un po' di vergogna verso me stessa perché ai tempi avevo creato il blog per combattere la sindrome della "depressione da troppo tempo libero", solo che dato il lavoro che faccio (au pair), non appena metto i bambini a letto mi rendo conto che ho la forza di morire a letto io stessa ma solo per guardare qualche serie tv. 
Sono in ritardo anche perché questo avrebbe dovuto 
essere il titolo del primo post da quando mi sono trasferita in Norvegia - era un freddo gennaio polacco quando, mentre passeggiavo per Sopot con la mia amica, è nato, cazzeggiando il "verso nuovi lidl"... probabilmente stavamo tornando proprio da là (adesso non ricordo) - poi ho scoperto che qua la lidl non c'è e un po' ci sono rimasta male (e un po' m'è passata la voglia di usarlo, ecco, l'ho detto).
Parentesi: non avevo idea di come la Norvegia tenesse così tanto a mantenere il proprio mercato, pensate che ho visto la Nutella una volta sola su uno scaffale e un po' mi sono commossa.

Potrei riempire questo post con la classica lista di buoni propositi per l'anno nuovo, invece no, sticazzi, a me i buoni propositi non piacciono perché tanto poi li dimentico e il mio cervello crea storielle divertenti su come sia il pensiero quello che conta, quindi alla fine mi convince che non sia proprio necessario agire ma basta essere mandatari - un po' come per i reati di mafia.
Come ho già dichiarato in altri ameni loci non solo non ho nessun proposito per il nuovo anno ma mi impegnerò solo verso un fronte: spedire tutta la mia roba in un punto cosicché da poter smettere di perdere roba (più o meno volutamente) in tutta Europa. 
A questo punto potrei riempire il post con un bilancio dell'anno appena passato, delle mille cose accadute... non so se ho voglia di tediarvi, non oggi... però posso spiegarvi il perché di questa mia urgenza: l'unica nota stonata del 2013 è stato avere la certezza di aver perso per sempre dei libri - sì, a mente fredda lo so che li posso ricomprare eh, però mi rode il culo lo stesso soprattutto perché alcuni erano regali e alcuni li avevo con me dal 2006.

Pensate, è il 2014 e c'è ancora gente, là fuori, che compra le Hogan.
Non solo, è il 2014 è c'è ancora gente, la quale consuma il vostro ossigeno, che scrive "almeno che" invece di "a meno che".
Ma non disperate, c'è di peggio.
Siamo, invero, nel 2014 e c'è gente che riesce a iscriversi sui social network con "cognome e nome" nonostante sull'homepage sia scritto chiaramente dove inserire il nome e poi dove inserire il cognome - qua si supera ogni questione di cafonaggine, non sei cafone, proprio non sai leggere.
Dulcis in fundo, siamo nel 2014 e c'è gente che, non paga, non contenta di essersi macchiata del reato del vituperio della propria lingua madre, riesce anche a creare DIVERTENTISSIMI profili comuni col consorte/fidanzato/puccipucci. Ma non lo fanno per loro, no, lo fanno per noi, per donarci un po' di suspance, così non sappiamo mai con chi siamo parlando.
Ma soprattutto, e qui mi fermerei prima di avere un attacco alle coronarie tutte, c'è gente che ha il coraggio di definire il proprio bambino (poiché superati i 3 mesi direi che possiamo definirlo bambino), una roba che ti fa lievitare la pancia, quindi qualcosa di tangibile, come "nocciolino". Tu magari domani te lo scordi, ma te l'assicuro: questo è il motivo per cui tuo figlio già ti odia e non aspetta che l'adolescenza per vendicarsi.

Pasta con salmone e arancia
Ingredienti per 2 persone:
- 150 grammi di pasta
- 1/2 cipolla rossa
- 300 grammi di salmone
- il succo di un'arancia
- 2 cucchiai di farina
- 3 cucchiaini di patè

Ok in un certo senso sono recidiva (in un certo senso) ma ho portato la cosa su un altro livello.
Innanzitutto prima di partire ho comprato un patè di peperoncino e pomodori secchi (e questo si può fare in casa) e ho deciso di usarlo. Mi trovo in Norvegia, quindi salmone come se piovesse (o nevicasse, per essere più precisi). Ma non era sufficiente. Ancora sotto shock per aver lasciato la terra natìa mi chiedo: cosa posso fare per rendere questa pasta un attimo più particolare? Allora ho agguantato un'arancia e, scrutandola come la palla dell'indovino, ho deciso di usarla.
Prendete una padella. Fatto? Tagliate la cipolla più o meno grossolanamente e mettetela a soffriggere con un filo d'olio. Mentre la cipolla soffrigge tagliate il salmone a pezzetti (fresco o affumicato, fate voi). Intanto mettete su l'acqua per la pasta perché poi a sentire certi odori vi viene fame e non volete aspettare ulteriormente quando il condimento è pronto.
Fate rosolare il salmone e quando sarà cotto mettete tutto da parte e iniziate a lavorare alla riduzione di arancia. Se volete fare le cose fighe ammetto di aver letto mille differenti versioni: con o senza panna, con o senza limone, con o senza farina/fecola/amido. Io ho improvvisato quindi ho solo versato il succo di arancia in padella - se non avete lo spremiagrumi fate come ho fatto io: tagliate l'arancia a metà, infilate una forchetta in mezzo agli spicchi e iniziate a schiacciare (molto poco ortodosso ma è utile allo scopo) e ho setacciato sopra la farina, mescolato tutto e fatto rapprendere.
Poi ho riaggiunto il salmone e usato un paio di cucchiai di acqua di cottura perché queste cucine norvegesi non sono a gas (quindi niente arrotini sotto la finestra al sabato mattina) e la riduzione si stava rapprendendo troppo.
Come ultimo tocco ecco che arriva il patè di pomodorini secchi e peperoncino, proprio mentre la pasta salta in padella mentre tenta di imitare il salmone che risale su per la corrente.
Lo so cosa state pensando: dannato cetriolo. 
Avete ragione e come banale scusa aggiungo che "qua si usa così".