lunedì 18 febbraio 2013

Symposium of sickness

La febbra, la febbra! Dottore, chiami un dottoreeeeeh!
Un virus a cui non puoi sfuggire ma neanche proprio guarda io ci ho p­rovato gnente!!!
La febbra, la febbra! Febbra...ia, ia, io.
Siamo a febbraio. Per una strana concomitanza di eventi che non riuscirò mai a spiegarmi, mancano dieci giorni alla fine del mese e già abbiamo esaurito tutto quello che c'era da fare in questo mese. Che è il mese di febbraio (bravi siete stati attenti).
Nell'ordine:
1. la festa in onore della patrona delle fighe di legno 
2. San Valentino, che volendo è anche un po' la festa delle fighe di legno
3. Carnevale, la festa durante la quale le fighe di legno hanno la scusa per travestirsi da non fighe di legno (peccato però che il detto latino "semel in anno licet insanire" non funzioni più, quindi alla fine se la tengono ben stretta)
4. Sanremo, la cui unica utilità negli anni era stata testimoniare la presenza del compleanno di mia madre durante uno dei giorni della messa in onda. Quest'anno me l'hanno anticipato e io come faccio? Porgo i miei auguri di compleanno alla genitrice da giorno 23 a giorno 28 sperando che non se ne renda conto? 
Se volete trovo una connessione sanremese con le fighe di legno ma mi devo impegnare troppo e non ho voglia. 
Carnevale, quindi, che si parli del carnevale! Sarebbe stato certamente più figo e più utile parlare dei Saturnali, ma a quanto pare parlare di riti orgiastici in questo mese di celebrazione della lignea vulva non si può, indi poscia per cui questo abbiamo e di questo parliamo. Qua in Norvegia non ho visto il carnevale. Niente costumi, niente dolci, niente di niente. La spiegazione è così semplice che nemmeno ve la fornisco. Però io ho sentito la necessità delle chiacchiere e mi sono detta "ohibò e cosa ci vorrà mai per preparare questa tipica prelibatezza carnacialesca?".

Storie di vita vissuta, episodio n+1.
Da brava appartenente alla generazione Web 2.0 ho cercato diverse ricette su internet, le ho confrontate e sono andata a fare la spesa.
Non trovo il burro, questo perché non ricordavo la parola "burro" in norvegese e perché qua la confezione del burro sembra quella della nostra margarina e viceversa. Ho anche preso in mano un paio di prodotti per leggere gli ingredienti ma niente. Ok, dico tra me e me, non disperiamo, userò la margarina, suvvia.
Lo zucchero a velo, dov'è lo zucchero a velo? Questo è zucchero normale, questo è zucchero di canna, queste sono palline di zucchero da decorazione, questo "Vaniljesukker" non fa proprio al caso mio, quanto aroma di vaniglia vogliamo mettere in queste chiacchiere? Dove diamine tengono lo zucchero a velo? Scoprirò un paio di giorni dopo che l'ultimo citato è proprio lo zucchero a velo e che di aroma di vaniglia non ce n'è poi così tanto. Peccato. 
Impasto, mi dimentico di grattugiare la scorza di limone (aroma da usare in alternativa alla vanillina che non ho) e penso "non è nulla, nell'impasto non c'è il burro, lo zucchero a velo non ce l'hai, la grappa nemmeno - e per fortuna che c'era della vodka sennò avrei usato il centerbe - e non sarebbe stata certamente la scorza di limone a farti rientrare nel club dei puristi della chiacchiera". Mentre l'impasto riposa inizio a preparare la cena e dico alla mia amica "adesso, non per fare la persona ancora più pigra ma... vogliamo metterci a friggere?". Morale della favola, all'urlo di "ricetta rutta, rumpila tutta" decidiamo di mandare ulteriormente a quel paese le chiacchiere ed ecco perché vi propongo questi...

Simposi
Ingredienti:
- 500 gr. di farina
- 100 gr. di margarina
- 6 gr. di lievito
- 70 gr. di zucchero
- 3 uova intere e 1 tuorlo
- 25 ml di vodka
- farina di cocco

Setacciate la farina assieme al lievito su una spianatoia (oppure fate come me e usate una ciotola) nella classica forma a fontana; ponete al centro la margarina, lo zucchero, le uova e mezzo bicchierino di vodka. Lavorate bene gli ingredienti fino a formare una bella palla di impasto liscio ed elastico. Siccome volevo fare le cose per bene ho anche impastato per una decina di minuti sul tavolo prendendo la palla di impasto a schiaffi (nota bene: se quando la schiaffeggiate fa rumore di chiappa allora siete sulla buona strada), dopo aver giocato a Hello Spank la lascerete riposare avvolta nella pellicola trasparente in luogo fresco per almeno 30 minuti. Sadomaso a go go. Dividete la pasta in quattro parti e iniziate spianarla con un mattarello in modo da ottenere una sfoglia dello spessore di 2 mm (ah non avete il mattarello? Usate una bottiglia di vino, no?).
Tagliate le vostre chiacchiere secondo l'antica e altamente rituale tecnica dei coltelli volanti. Se fossero state chiacchiere avrei tagliato tutto con molta cura, a striscioline dal bordo frivolo e smerigliato, ma questi sono simposi, sono seri e non si curano dell'aspetto esteriore. Non ho capito perché le ricette dicevano di praticare una o due incisioni ma non costava nulla farlo. Preriscaldate il forno a 180°, poggiate i simposi su una teglia rivestita di carta forno e infornate per 15 minuti o finché non vi sembrano cotte (ho l'impressione che dipenda dal forno, quindi regolatevi).
In mancanza dello zucchero a velo e anche in mancanza della frittura ho agito d'istinto, ho agguantato la  farina di cocco e ho deciso di usarla come decorazione. Tanto è bianca, no?
La mancanza di frittura inficia quest'operazione, allora prendo un po' di acqua, un po' di zucchero e creo una leggera bagna (non cauda) nella speranza che funzioni. Come vedete ha funzionato.
Per gustare correttamente i vostri simposi dovete indossare un monocolo e sorseggiare il the senza alzare il mignolino - ve lo taglio quel mignolino - ma con tanta arroganza.

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