venerdì 24 agosto 2012

Alla carlona

Per chi non conoscesse questa striscia, vi presento Get Fuzzy, storia di una convivenza tra un gatto, un cane e il loro padrone. Ho iniziato a leggere le storie di questo cinico gattino (pleonasmo) nel lontano 2002 su uno di quei giornali gratuiti che si trovano nelle grandi metropoli. Traggo ispirazione della striscia per giustificare il solito delirio pre-ricetta. Anche io, come Bucky, cerco di rendere il mondo un posto migliore. Oggi ho deciso di donare della sapienza saltando di palo in frasca. Innanzitutto il titolo: alla carlona. Ricordo di aver imparato questo modo di dire alle elementari. Perché si dice alla carlona? Perché la leggenda vuole che Carlo Magno fosse un re dalle maniere poco raffinate, un tipo pragmatico che poco badasse alle apparenze e che una volta abbia ricevuto qualcuno (non ricordo chi) in tenuta da caccia, dopo essere tornato dalla  sopracitata battuta. Da qui, alla carlona. Perché il numero 17 porta sfortuna? Perché se provate a scriverlo coi numeri romani e lo anagrammate otterrete il passato di vivere (XVII > VIXI). Altro giro, altro aneddoto. I denti della forchetta si chiamano rebbi, la parte bianca delle unghie si chiama lunula, abbiamo un muscolo nell'interno coscia che si chiama gracile e se la mattina vi svegliate con almeno una delle due braccia in preda al formicolio, sappiate che Casper ci ha mentito. Il formicolio si chiama parestesia e a quanto pare stavolta non è causata dalle posizioni strambe che assumo durante il sonno ma dagli antibiotici (a proposito, perché formicolio si scrive senza ì? A me piace usarla). Il bicchiere della staffa invece non viene servito in un bicchiere a forma di stivale, bensì nasce dall'usanza di bere il sorso del congedo quando si ha già un piede sulla staffa, pronti a tornare a casa. Secondo i dati in nostro possesso non sono solo i genovesi e gli ebrei i proverbiali risparmiatori, poiché se si riesce a usufruire di qualche servizio in maniera gratuita si può dire di aver fatto come i portoghesi (storia vera secondo la quale l'ambasciatore portoghese a Roma invitò i connazionali ad assistere a uno spettacolo e per entrare senza pagare bastava dichiarare di essere portoghesi e i romani, che arraffano dove possono dai tempi del ratto delle sabine, non hanno esitato un secondo sul da farsi), anche se alla luce dei fatti sarebbe più corretto dire fare come i romani che si sono spacciati come portoghesi, il detto è rimasto così com'è. Scoperte recenti: ultimamente ho visto l'Otello e l'Enrico V curati da Kenneth Branagh (che Dionisio, Talia, Melpomene e Polimnia ti abbiano sempre in grazia). Innanzitutto, il nome Otello deriva da una delle rune, Odal, Othila, Othala, il cuo significato è proprietà, possesso. Non mi stupisco del perché Guglielmino abbia scelto proprio quel nome per il protagonista della tragedia che narra della bestia dagli occhi verdi che vilipende la carne di cui nutre. Nell'Enrico V invece c'è un giovanissimo Christian Bale nel ruolo di scudiero (un po' come Semola ne La Spada nella Roccia). Trama dell'Enrico V: il re decide di iniziare una guerra per conquistare la Francia, solo che a me sembra una scusa per poter sposare la figlia dell'altro re. Il dubbio che mi pongo è: io ho sempre tifato Inghilterra, ma un francesista, in questi casi come fa? 

Zapiekanka 
Ingredienti:
- 1 baguette
- funghi
- 1 dado
- salame
- formaggio
- salsa all'aglio

Si dice che ogni popolo si riconosce dal tipo di cibo da strada che ha. Non ricordo dove l'ho sentita o dove l'ho letta, ma si dice così e vox populi, vox dei. Avete già avuto modo di leggere le lodi che ho tessuto per la cucina polacca in generale, quindi non mi dilungherò eccessivamente. La zapiekanka (zah-pieh-khan-kah - e questa parola si legge proprio come si scrive, deo gratias) è una validissima alternativa al kebab notturno. Stando alle fonti, la ricetta originale è la seguente: baguette, funghi trifolati, formaggio e ketchup, però ho visto molte varianti e visto che non sono membro del Ketchup Appreciation Society ho preferito basarmi sulla creatività.
Lavate i funghi, tagliateli a fettine e metteteli in padella con un filo d'olio, un dito d'acqua e copriteli. Rimestateli di tanto in tanto e, quando avranno sudato a sufficienza, aggiungete un dado. Mentre i funghi si cuociono tagliate la baguette in quattro parti uguali e adagiatevi le fette di salame (io non ho voluto strafare, per non lasciare che un sapore prevalesse sugli altri). I funghi a questo punto dovrebbero essere pronti, allora accendete il forno a 180°-200°, prendete la vostra teglia (non dimenticate la carta forno sul fondo) e ponete i vostri pezzi di baguette.
Aggiungete i funghi, vi consiglio di non strafare onde evitare cadute a cascata di funghi sui vostri vestiti, e il formaggio. Capitolo formaggio: per strada ho visto che usano una sorta di "mozzarella", io avevo del formaggio Morski (del mare, perché e come fanno il formaggio del mare?) e ho usato quello.
Infornate per circa 15 minuti, o perlomeno fin quando il formaggio non vi sembra sufficientemente sciolto e il pane sufficientemente croccante. Adesso tocca alla grande variante: in teoria, sulla vostra calda zapiekanka appena sfornata ci andrebbe il ketchup, io ho preparato per l'ennesima volta la salsa all'aglio e me la sono goduta fino all'ultimo morso. Ovviamente il piatto andrebbe accompagnato con una birra, ma io ero a casa e non avevo voglia di andare fino al supermercato, indi poscia per cui ho irrorato con acqua.

4 commenti:

  1. Mmmm devo provare!! Sopratt la salsina all aglio (amo anche quella greca stra pesante!) E trovare un sostituto agli onnipresenti funghi :(

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  2. beh usa altre verdure, la salsa all'aglio polacca è davvero molto più delicata di quella greca, te l'assicuro ;)

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  3. A proposito di curiosità, sapevi che la parola Vasistas è un francesismo? I francesi inventarono questo curioso tipo di finestra, e iniziarono a costruirlo a destra e a manca. I tedeschi di passaggio in Francia, ignari dell'esistenza di cotal artifizio, chiedevano ripetutamente: "Was ist das!?!?" e la vocabolarizzazione della suddetta esclamazione divenne il cacofonico nome del famoso infisso. Sembra una cazzata ma è così.

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