mercoledì 10 aprile 2013

Sospira dolcemente e si adira. Prima o poi...

Prima o poi siamo tutte Laura... Laura chi? Seguitemi e lo scoprirete.
Che Friends possa essere considerata LA serie per eccellenza è facile a dirsi. Il motivo è praticamente uno solo: ha toccato ogni tipo si situazione che tutte le altre serie televisive toccheranno negli anni a seguire. Potrei farvi innumerevoli esempi ma andare fuori tema già alla terza frase mi sembra eccessivo, quindi vi prometto che stilerò una lista di questi esempi quanto prima. Questa serie tv ci ha fatto compagnia durante gli anni 90 e posso affermare che, dopo averla rivista in lingua originale in questi ultimi mesi, ai tempi il lavoro di doppiaggio è stato fatto con riguardo. Ogni tanto però ero costretta a sollevare il sopracciglio... Quando Ross e Joey discutono, durante l'episodio The One with the Blackout trasmesso nel novembre del 1994 riguardo il rapporto tra Ross e Rachel, culminato nel dialogo geniale riportato qui accanto, hanno sdoganato l'espressione "friend-zone".  L'Italia, si sa, non è la regina indiscussa in campo di aggiornamenti e allineamenti col mondo - nonostante la spiccata esterofilia. - e mi sono chiesta: quando noi, nel giugno 1997, abbiamo visto la stessa puntata, intitolata A lume di candela, come abbiamo ricevuto l'informazione "friend-zone"? Bene, nel mondo di internet questo è considerato lo sdoganamento del never gonna happen, però ci terrei a dirvi che, molti molti molti anni fa c'era chi decideva e preferiva mettersi in questo limbo della relazione platonica che mai culmina nel sesso. Sì, gli stilnovisti. Passare una vita a scrivere sonetti per la donna adorata senza mai possederla... ma loro erano felici così, gli stimolava la vena creativa - e forse anche qualche altro vaso sanguigno - alcuni però preferivano immergersi nello status del morto di figa, quell'individuo che ti si appiccica senza se e senza ma, roba che ti fa rimpiangere il Superattak. Perché essere briosi come un qualsiasi stilnovista quando si può essere schizofrenici e ossessivo-compulsivi come Petrarca? Ecco in breve come andarono le cose: incontra Laura (sì, quella dai bei capei d'oro, sparsi), si innamora e:
- Laura ti va di uscire?
- No, grazie
- Dai, Laura, usciamo? 
- Francè ho detto no
- Laura, me la dai?
- Senti, sei davvero buono e caro, però no, davvero, non me la sento
- E che ti costa darmela? Mi piaci troppo Laura, sei troppobbella... Su che ti offro una tazza di brodo (scusate ma il caffè ai tempi non c'era)
- Il no proprio non lo capisci eh?
(gli storici della letteratura sono combattuti: non sanno se considerarlo il primo never gonna happen di cui abbiamo le fonti).
All'ennesimo picche inizia a scrivere sonetti, e quanto sei bella, e quanto sei brava. Poi Laura muore e lui passa l'intera vita oscillando tra "Laura, però avresti potuto darmela" e "Laura, hai fatto bene a non darmela, ci siamo mantenuti puri. Però già che sei là, potresti tenere un posticino accanto a te e vicino al padreterno?", poi "Laura sto soffrendo, sono solo, perché non me l'hai data?" e infine "Ah, santa donna la mia Laura".

A quanto pare, di sola patata vive l'uomo, non solo, lo nobilita anche. Quella che propongo oggi è una ricetta tipica svedese. Heja Sverige!

Ingredienti:
- 8 patate medie, o perlomeno della stessa misura
- 2 cucchiai di burro (o margarina), circa 30 ml
- sale q.b.
- semi di sesamo q.b.
- pepe q.b.
- 100 grammi di formaggio
- 6 cucchiaini di panna acida 
- erba cipollina q.b.

La ricetta originale la trovate nel link, cliccate sul nome del piatto se volete preparare queste patate seguendo il procedimento svedese per filo e per segno. Preriscaldate il forno a 225 gradi. Sbucciate le patate e incidetele come per avere delle fette sottili ma fate attenzione: non fino alla fine, sennò vi ritrovate con le fette e non con le patate. Potete provare a metterle nel cucchiaio di legno e usare l'incavo come binario da seguire (ma servono patate grandi e non medie, mi sa).




Prendete il panetto di burro e usatelo come un enorme pastello di cera sulla pirofila in modo da imburrare tutto per bene, quindi disponete le patate in pirofila. Anche qui, mi raccomando, dal lato dei tagli e infornate per 25 minuti. 





Nel frattempo sciogliete il burro a bagno maria (oppure, se avete il microonde, qualche secondo andrà anche bene, ma seguite attentamente il procedimento perché basta un attimo e inizia a friggere e non va bene).
Tirate fuori le patate dal forno e spennellatele col burro. Ah, non avete il pennello? Il cucchiaio andrà benissimo. Cospargete col sale, col pepe nero e coi semi di sesamo.


Rimettete le patate in forno per altri 15 minuti e nel frattempo grattugiate il formaggio (utilizzando la grattugia con cui tagliate le carote alla julienne). Io qua ho usato un formaggio che si chiama Gulost - letteralmente formaggio giallo -, il quale ha un sapore piuttosto delicato, però voi potete usare il formaggio che più vi aggrada, io ho le mie idiosincrasie casearie.



Preparate anche la panna acida con l'erba cipollina, se riuscite a trovarla, consiglio e appoggio vivamente la scelta di quella fresca, sennò fate come me e usate quella secca (la quantità di erba cipollina dipende solo da quanto vi piace). Riprendete le patate, cospargetele di formaggio e rimettetele in forno per altri 5 minuti, anche a forno spento, tanto serve solo a far sciogliere il formaggio e ormai dovrebbero essere cotte.

Fate attenzione quando trasportate le patate dalla pirofila al piatto, vi consiglio di usare una spatola per sorreggere questa vichinga bontade.
Una volta stesa sul piatto è pronta per essere ricoperta di panna acida.
Il lato positivo di questa ricetta è che potete avere le patate al forno senza dover mescolare nemmeno una volta.

4 commenti:

  1. XD favoloso!Il piatto ma soprattutto il preambolo :)

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  2. grazie grazie...
    come scrivere un intero post partendo da una stronzatina :D
    la mia laurea serve proprio a questo XD

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  3. Miglior caso documentato di friendzoning:

    http://www.lolbrary.com/content/869/legendary-friendzone-23869.jpg

    Altro fenomeno che mi ha sempre affascinato: l'hover hand, anche definito "so close, yet so far!"

    http://cache.ohinternet.com/images/1/11/Hover_hand_8.jpg

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